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Politiche fiscali, un antidoto contro la recessione

9/13/2019 | Daniele Riosa

“Le politiche monetarie delle banche centrali sono giunte al capolinea”. Leggi l’analisi di Maurizio Novelli di Lemanik


“Mentre si intensifica lo scontro commerciale tra Stati Uniti e Cina, l’economia internazionale scivola verso una recessione che potrebbe già concretizzarsi entro la fine di quest’anno. Perché si eviti questa situazione occorre guardare alle politiche fiscali, visto che quelle monetarie delle banche centrali non riusciranno più a rilanciare la crescita e a reflazionare l’economia”. È l’analisi di Maurizio Novelli, gestore del Lemanik global strategy fund. 

“Lo scontro geopolitico tra Cina e Stati Uniti, mascherato da un contenzioso commerciale – argomenta Novelli - ha cambiato passo. Le autorità cinesi si prefiggono ora l’obiettivo di creare un problema economico tale da fare in modo che Trump possa perdere le elezioni del prossimo anno. Comunque vada a finire, il ciclo dell’economia internazionale sembra destinato a subire danni strutturali, o dalla trade war o dal ciclo di maturazione del credito e del debito negli Stati Uniti e in Cina. Nel frattempo, il dipartimento del lavoro degli Stati Uniti ha pubblicato il rapporto sul mercato del lavoro, evidenziando che l’economia Usa ha creato in reatà 501mila posti di lavoro in meno di quanto riportato dai dati sui payrolls precedentemente pubblicati negli ultimi 12 mesi. E’ la più grande revisione mai fatta dal 2009 e non fa che confermare che le statistiche economiche del governo Usa vanno prese con le pinze tanto quanto quelle cinesi”.

“Siamo giunti al capolinea delle politiche monetarie - sottolinea Novelli – ma il problema è che non abbiamo al momento nessuna possibilità di modificarle. La Fed può solo far scendere i tassi e non può certo farli salire, la Bce è in trappola della liquidità, così come la Boj. Anche la Fed rischia di finire, nella prossima eventuale recessione, al Club Méditerranée delle Banche Centrali. A questo punto, visto che Bce e Boj sono senza munizioni tutti guardano alla Fed. Il problema è che la Fed sembra aver deciso di far scendere i tassi solo in caso di evidente pericolo e quindi rischia di aspettare che i dati macro peggiorino ancora prima di intervenire. Il rischio di questo approccio è che l’intervento possa arrivare quando l’economia ha già innescato una fase di deleverage e, in tal caso, l’avvitamento non potrebbe essere evitato”.

“E’ quindi evidente – prosegue -che se dobbiamo cercare ‘il cavaliere bianco’ per sperare nell’aiuto occorre guardare alle politiche fiscali. Le politiche fiscali però devono essere mirate a sostenere i redditi reali per far ripartire la domanda interna e per ridurre l’onere del debito del settore privato. Gli Stati Uniti possono implementare questo stimolo, in Europa alcuni stati possono farlo altri meno, in Giappone si parla di aumentare l’Iva, cioè esattamente il contrario”.

“In questo momento, un eventuale stimolo fiscale Usa sarebbe una garanzia per far vincere Trump alle prossime elezioni e non sappiamo se i democratici sarebbero d’accordo nel sostenerlo. Si rafforza dunque lo scenario di incertezza”, conclude Novelli.

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