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FED, verso la fine del ciclo dei tagli. I commenti dei gestori

9/19/2019 | Daniele Riosa

La Banca centrale Usa ha tagliato i tassi di interesse di 25 punti base per la seconda volta nel corso dell’anno. Le conseguenze su crescita e mercati


La Fed ha tagliato i tassi di interesse di 25 punti base per la seconda volta nel corso dell’anno, giustificando ancora una volta una riduzione di ‘metà ciclo’. Una decisione che, come sottolinea Florian Ielpo, head of macroeconomic research di Unigestion, conferma come la banca centrale americana “non si aspetti una recessione nel prossimo futuro, pur riconoscendo i maggiori rischi geopolitici. Per il momento l'inflazione non si trova da nessuna parte, ma la Fed rimane fiduciosa della futura normalizzazione dei tassi”.

Data l'importanza dei rischi esterni in questo scenario, “le dot projectios sono state riviste in linea con le aspettative dei mercati. La Fed prevede che il taglio di oggi possa essere seguito da un ulteriore abbassamento dei tassi entro la fine dell'anno, se necessario. L'affermazione è stata fortemente in linea con le proiezioni economiche, evidenziando la situazione interna ancora discreta e l'esistenza di rischi esterni. Vale inoltre la pena sottolineare il numero crescente di dissensi tra i membri del Comitato, analogamente a quanto avvenuto nella recente riunione della BCE. Per il momento, non c'è ancora accordo sulla necessità di un ulteriore allentamento per il prossimo anno”.

Durante la conferenza stampa, Powell “ha affermato che la situazione odierna è stata ‘di difficile giudizio’, con incertezze che in qualche misura compensano condizioni macroeconomiche dignitose. L'odierno taglio di metà ciclo potrebbe dare avvio ad ulteriori riduzioni, ma è necessario un significativo peggioramento della situazione statunitense. Per ora, la decisione odierna potrebbe essere un passo avanti verso la fine di questo ciclo di tagli”. 

Ronald Temple, managing director & head of US Equities di Lazard Asset Management, rileva che “il FOMC ha dato agli investitori quello che si aspettavano. In attesa del 30 ottobre, è bene ignorare il dot-plot. Ciò che conta di più per la politica monetaria è ciò che accade in termini di commercio USA/Cina, Brexit e resilienza dei consumatori americani sullo sfondo del rallentamento della crescita globale”.

Sandrine Perret, senior economist di Vontobel Asset Management si concentra sul futuro: “Le nostre previsioni economiche prevedono un graduale declino della crescita degli Stati Uniti fino alla fine dell'anno e un rimbalzo dal primo trimestre in poi, prospettive incerte sulla crescita globale e sul commercio, e un'inflazione inferiore all'obiettivo per i prossimi mesi. Manteniamo quindi invariate le nostre aspettative di un'ulteriore riduzione del tasso di 25 pb alla riunione di ottobre, e i tassi rimarranno in sospeso il prossimo anno".

Vi è il rischio che “la prossima riduzione delle tariffe possa essere rinviata a dicembre, in quanto il Comitato vorrà valutare la situazione economica con ulteriori dati a portata di mano e possibili ulteriori implementazioni tariffarie fino ad allora. Detto questo, il rischio di indurre una volatilità indesiderata dei mercati facendo una pausa per una riunione e la sfida di comunicazione che questa pausa potrebbe indurre, ci porta a mantenere il taglio dei tassi di ottobre come scenario di base”.

Antoine Lesné, responsabile strategia e ricerca EMEA di SPDR ETFs di State Street, sottolinea come “questo contesto meno accomodante potrebbe pesare sugli asset di rischio, mentre i rendimenti potrebbero aumentare leggermente, anche se non prevediamo che si verifichi un rialzo molto forte. Nel frattempo, la possibilità che il dollaro si rafforzi resta alta”.

Sophie Casanova, central bank economist di Edmond de Rothschild, evidenzia che “il peggioramento delle prospettive per l'economia statunitense non rappresenta più un rischio, ma è una realtà. Ciò significa che i tagli dei tassi non sono un ‘aggiustamento di metà ciclo’, come ha cercato di convincerci Powell lo scorso luglio. Contrariamente a quanto alcuni investitori potrebbero aver pensato, la Fed potrebbe essere già un po' indietro nel suo ciclo di allentamento monetario. Inoltre, abbiamo assistito a recenti tensioni sul mercato monetario, anche se gli aspetti tecnici giustificano l'aumento dei tassi a breve termine, ma sono in essere anche elementi più profondi, in particolare l'insufficiente livello delle riserve. Ciò potrebbe forzare la Fed a riprendere l'espansione del proprio bilancio nel prossimo futuro".

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