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Crescita globale, come disinnescare una recessione

10/16/2019

Secondo l'analisi di La Financière de l’Echiquier ci sono alcuni elementi che farebbero pensare al peggio, eppure...


Recessione globale all'orizzante? E' un rischio che tutti gli investitori hanno ben presente.

Secondo Olivier De Berranger, chief investment officer di La Financière de l’Echiquier gli elementi che potrebbero generare questo accadimento sono molti: "Uno stallo o un’escalation nel conflitto tra la Cina e gli Stati Uniti, una recessione dell’attività manifatturiera che impatterebbe anche i servizi, un rallentamento degli aumenti di produttività nonostante l'ondata di innovazioni tecnologiche o ancora le bolle dovute ai tassi negativi. Poiché il peggio non è mai certo - se lo fosse lo vedremmo già nelle quotazioni in borsa - stiamo esplorando l'ipotesi di un rimbalzo della crescita. Anziché vedere il bicchiere mezzo vuoto, cerchiamo di considerare i prerequisiti di una crescita globale che riparta rapidamente e relative ripercussioni sulle grandi asset class finanziarie". 

 

Va da sé che se alcuni dei fattori annoverati prima avessero un esito positivo, il destino dei prossimi trimestri potrebbe essere molto diverso. "In primo luogo, un esito positivo del conflitto commerciale tra la Cina e gli Stati Uniti potrebbe contribuire a ridare fiducia alle aziende. Se un accordo più o meno ampio venisse firmato, si sbloccherebbero non pochi investimenti: le imprese avrebbero maggior visibilità, necessaria per definire gli impegni di spesa a lungo termine. In secondo luogo, l'inflazione potrebbe iniziare a materializzarsi per via dell’abbondante liquidità iniettata dalle banche centrali. Le imprese dotate di pricing power avrebbero così la possibilità di aumentare i loro prezzi e quindi i loro profitti, rafforzando i loro margini" prosegue l'esperto di LFDE.

 

In questo scenario, "l'esposizione azionaria sarebbe probabilmente una mossa vincente: il premio di rischio si apprezzerebbe all’improvviso rispetto agli asset sensibili ai tassi governativi. Infatti, i titoli di Stato, considerati i più sicuri, hanno spesso un rendimento nullo o addirittura negativo. In tal caso, le imprese sensibili al ciclo sarebbero da preferire ai titoli "di qualità", alla luce della ripresa dell’economia ma anche della loro valorizzazione relativa ad oggi particolarmente deprezzata" commenta De Berranger.

 

Tutto si tiene su di un filo piuttosto sottile e queste sono tutte considerazioni ipotetiche. Molto si basa sui tweet dell'uomo più potente del mondo, Trump. Il Presidente si divide tra Cina, Turchia, impeachment e altri temi caldi che lo porteranno alle elezioni 2020.

 

 

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