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Black Friday, le tensioni commerciali non spaventano

11/29/2019 | Redazione Advisor

In Nord America, il primo “venerdì nero” apparve nel 1951: l’espressione indicava il giorno più “caldo” dello shopping di fine anno


"A trarre vantaggio dal Singles’ Day e dal Black Friday sono quasi tutti i settori legati ai consumi. Naturalmente il retail è il settore che ne beneficia più di tutti. Alla luce degli attuali cambiamenti nelle abitudini dei consumatori, il principale vincitore sembra essere l’e-commerce. Apprezziamo le aziende che possono offrire i prezzi migliori sfruttando le proprie dimensioni e che hanno piattaforme online all’avanguardia. Zalando, ad esempio, nel 2018 ha raddoppiato il numero degli ordini rispetto al 2017 e ha attirato sulla propria piattaforma 220mila nuovi clienti. Questo singolo evento ha permesso all’azienda di superare la propria guidance (previsione fornita dall’azienda) annuale" spiega Vincent Lemoine, fund manager – equities, La Française AM. 

 

Quest'anno però è alquanto particolare dato che da alcuni mesi sul commercio internazionale si stanno abbattendo tensioni commerciali proveniente dagli Stati Uniti. 

"Nel corso dei negoziati Trump ha revocato i nuovi dazi sui beni di consumo. Le aziende USA sono state in grado di fornire i propri prodotti senza maggiori costi fiscali. Ma l’aspetto più importante è stato il mancato impatto della guerra commerciale sulla fiducia dei consumatori europei o americani. La maggior parte delle rilevazioni condotte negli Stati Uniti indicano che i consumatori (adulti) spenderanno in media 397 dollari a testa per il Black Friday di quest’anno: una somma molto vicina a quella dell’anno scorso" prosegue l'esperto.

Secondo l'analisi di François Rimeu, senior strategist, La Française AM "negli USA, gli indicatori della fiducia dei consumatori sono più che confortanti; l’indice Conference Board di fiducia dei consumatori si attesta ora a 125,90 punti, un livello molto alto (fonte: The conference Board, novembre 2019). Negli ultimi tempi i dati americani sono stati molto buoni: i consumi hanno rappresentato la voce principale della crescita del Paese nel 2019".

Guardando invece all'Eurozona, la situazione è più o meno la stessa ma meno positiva. "La fiducia dei consumatori è ancora solida, ma in lenta decrescita, e anche le aspettative si sono notevolmente ridotte. Tuttavia, come negli Stati Uniti, i tassi di risparmio sono alti e l’inflazione dei salari reali positiva, così che fintanto che il tasso di disoccupazione continuerà a calare, i dati sui consumi dovrebbero mantenersi su livelli soddisfacenti. Volgendo l’attenzione agli aspetti meno positivi, potremmo ricordare come i principali indicatori in un certo numero di Paesi stiano cominciando a mostrare alcuni punti di inversione nell’andamento  della disoccupazione,. Se dovessimo assistere a un declino ulteriore sul mercato del lavoro, ciò potrebbe ovviamente avere un impatto anche molto significativo sui consumi" spiega Rimeu.

 

L'esperto si sofferma in conclusione sulla possibilità di una recessione negli Stati Uniti "guardando alle serie storiche si potrebbe notare come al momento alcuni indicatori specifici possano fare prevedere una recessione molto probabile nei prossimi 12-24 mesi (guardiamo ad esempio alla forma della curva dei rendimenti), ma questo non è il caso dei consumi".

 

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