Tempo di lettura: 3min

Le banche centrali al bivio: morire o reinventarsi

12/6/2019 | Daniele Riosa

Forest di Candriam: “L’attenzione nei prossimi anni non sarà sul livello generale dei tassi ma sull'evoluzione del loro mandato politico”


Nicolas Forest, global head of fixed income di Candriam, nel suo commento si chiede a quale scopo le banche centrali abbiamo immesso così tanta liquidità.

“Dagli anni 70 – spiega - l’obiettivo principale delle Banche Centrali è stato quello di controllare l'aumento dell'inflazione. Dal 2008 è anche una questione di monitorare la deflazione. Mentre i mercati finanziari hanno reagito bene a questo allentamento monetario, i tassi d'inflazione sono rimasti poco incoraggianti. Dal 2013 l'inflazione media dell’Eurozona non è riuscita a raggiungere il 2% ed in Giappone, il tasso di inflazione è prossimo allo zero. Per quanto riguarda le previsioni generali sull’inflazione, il quadro non è molto più roseo: le aspettative di inflazione a 5 anni hanno raggiunto i minimi nella zona euro con l'1,10% e l'1,80% negli Stati Uniti”.

Si dovrebbe concludere che le banche centrali sono inefficienti? “Questi risultati contrastanti - risponde l’esperto - hanno esposto le Banche Centrali a forti critiche. I tassi bassi sono diventati argomento di dibattito e le critiche più forti sono state riversate contro la Bce. L’Istituto di Francoforte infatti riducendo il tasso di deposito, ha causato un calo generale dei tassi di interesse in tutta Europa. Il 50% dell'indice Euro Aggregate Bond si trova in territorio negativo e questo ha creato una situazione problematica per gli investitori che, come le compagnie di assicurazione francesi o i fondi pensione olandesi, sono stati molto critici. Questa situazione potrebbe compromettere la capacità del sistema finanziario europeo di mantenere i livelli pensionistici”.

Anche le banche commerciali “stanno alzando la voce: intrappolate tra una regolamentazione sempre più elaborata e tassi negativi, la loro redditività è sotto pressione. Questi effetti sono tanto più preoccupanti in quanto, abbassando i tassi al di sotto della soglia psicologica dello 0%, i mercati hanno iniziato a chiedersi se la BCE possa mai tornare in un territorio positivo. Ulteriori critiche sono giunte dagli Stati Uniti riguardo la mancanza di coordinamento delle Banche Centrali. Nel 2018 la Fed è stata l'unica ad avviare un ciclo di irrigidimento. Tradizionalmente la Fed nelle sue decisioni era poi seguita dalle Banche Centrali dei Paesi sviluppati, ma la situazione è ormai cambiata. Poiché la BCE e la BOJ, tre le altre, hanno politiche estremamente accomodanti, il margine di manovra della Fed si è per forza ridotto”.

“La Federal Reserve - prosegue - non è più indipendente dal resto del mondo e tutto questo ha portato i leader mondiali a esprimere forti critiche nei confronti della politica monetaria, fatto che non si verificava da 20 anni. Di fronte alla bassa inflazione, critiche e vincoli, le Banche centrali devono reinventarsi. Alcune opzioni rimangono aperte: in primo luogo, potrebbero adeguare i propri mandati rendendo l'obiettivo di inflazione simmetrico o a lungo termine. Potrebbero anche integrare tra i loro obiettivi la gestione delle condizioni finanziarie, che fornirebbe un quadro giuridico per i vari programmi di quantitative easing garantendo maggiore flessibilità per le loro azioni. Un'altra opzione sarebbe quella di sostenere i governi utilizzando tassi negativi a fini di bilancio. Infine, l'integrazione del rischio climatico potrebbe cambiare la situazione. Facilitando il finanziamento di attività “virtuose”, le Banche Centrali cambierebbero il loro paradigma”. 

La Bce "potrebbe quindi definire criteri comuni per l'integrazione della gestione del rischio climatico in riferimento al settore finanziario. Potrebbe anche adattare il suo programma di acquisto di asset finanziari dedicati agli investimenti green, dando sostanza al nuovo piano dichiarato della Commissione. ‘Non mollare mai’ è stato l'ultimo messaggio di Mario Draghi prima di lasciare la BCE.

"Mentre le Banche Centrali sembrano aver raggiunto i loro limiti - conclude Forrest - la grande domanda del 2020 è se si riusciranno a reinventarsi con successo per poi affrontare le critiche diffuse. L’attenzione nei prossimi anni non sarà sul livello generale dei tassi ma sull'evoluzione del loro mandato politico

Condividi

Seguici sui social

Advisor è la prima piattaforma interamente dedicata alla consulenza patrimoniale e al risparmio gestito con oltre 38.000 professionisti già iscritti


Accedi a funzionalità esclusive e migliora la tua esperienza di navigazione


  • Leggi articoli esclusivi
  • Salva le tue news preferite
  • Partecipa ad eventi esclusivi
  • Sfoglia i magazine in anteprima

Iscriviti oggi!

Hai già un profilo? Accedi qui

Cerchi qualcosa in particolare?