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Gestore della settimana: "Puntare sul debito emergente"

12/23/2019 | Daniele Riosa

Per Arevalo di Jupiter AM sfruttare la diversificazione economica e politica di questa asset class sarà la chiave per affrontare il rallentamento economico nel 2020


Per Alejandro Arevalo, head of strategy emerging markets debt di Jupiter AM, sfruttare la diversificazione economica e politica nel debito emergente sarà la chiave per affrontare il rallentamento economico nel 2020.

“Ad un primo sguardo – argomenta l’esperto - le notizie degli ultimi 12 mesi sembrano rendere sgradevole la lettura per un investitore di mercati emergenti. Quelle relative alla guerra commerciale tra USA e Cina, le sanzioni, le proteste e il parlare di rallentamenti economici sono solo alcune delle storie che hanno preso le prime pagine nel 2019. Considerando ciò, si potrebbe pensare che il debito dei mercati emergenti abbia avuto un anno difficile, ma è avvenuto piuttosto il contrario. Al momento della stesura di questo outlook, i principali indici hard currency emergenti hanno tutti reso più dell’11% da inizio anno fino ad oggi . Nonostante il rendimento e le notizie negative possano sembrare in contrapposizione, la realtà è che i tassi di interesse attrattivi su gran parte dell’universo del debito emergente sono semplicemente troppo allettanti per rinunciarci, in un mondo dove gli investitori devono sempre più spesso pagare per il privilegio di detenere debito, con circa 17mila miliardi di bond investment grade ora a tassi negativi”.

Il 2020 sarà diverso? “Per quanto riguarda i fondamentali – risponde il gestore - molto probabilmente no. La crescita globale sta ancora mostrando segni di rallentamento ed è difficile immaginare cosa potrebbe invertire velocemente tale tendenza. I dati relativi all’indice PMI che registrano le attività manifatturiere su scala globale suggeriscono che potremmo trovarci sulla soglia di un rallentamento. Vediamo un numero crescente di paesi con un valore del PMI inferiore a 50, il che indica una contrazione del settore, o una recessione. Temiamo che ciò possa diffondersi anche al settore dei servizi".

Come stiamo gestendo il rischio del rallentamento della crescita? "Stiamo pianificando di essere più difensivi nel nostro approccio all’investimento, preferendo un mix diversificato di paesi e società che possono sovraperformare in uno scenario più sfidante. Infatti, il nostro universo di investimento comprende 83 paesi. Sebbene molti potrebbero essere colpiti da un rallentamento più ampio, tutti questi 83 paesi non si muovono nello stesso ciclo e così tanti si dimostreranno resistenti anche se la più ampia economia globale entrerà in recessione nel 2020 o 2021”.

"Per identificare tali Paesi – spiega l’economista - ci focalizziamo sulla definizione dei loro driver di crescita. Preferiamo i paesi che fanno affidamento sui consumi locali piuttosto che sul commercio, considerando l'attuale natura perturbata degli scambi a livello mondiale. Teniamo anche sott’occhio le banche centrali – ci sono vari stati come il Brasile, la Russia e l’India dove i tassi stanno subendo dei tagli e l’inflazione resta sotto controllo, il che dovrebbe supportare la crescita. PPP Tenendo ciò a mente, i paesi che ci piacciono per il 2020 sono in realtà quelli che spesso finiscono fuori dal radar. Quando si pensa ai mercati emergenti, i nomi che normalmente vengono in mente sono quelli che pesano maggiormente nei benchmark come Cina, Russia, Messico e così via. Questi mercati sono studiati in maniera approfondita ed è più difficile riuscire ad aggiungere valore”.

Arevalo sottolinea che “in quanto gestori attivi, crediamo di poter aggiungere un maggior valore investendo su emittenti di debito più piccoli con fondamentali molto forti. Ovviamente, è importante notare che quando diciamo più piccoli non intendiamo illiquidi. Per esempio, il Guatemala è spesso trascurato ma può vantare una stabilità politica, con le aziende che emettono debito in questo Paese che sono spesso leader di mercato. L'anno scorso, quando tutto il resto del mercato era oggetto di vendite, tali società hanno sovraperformato rispetto al mercato più ampio. Un altro esempio è il Kazakistan, che vediamo come una mossa per investire indirettamente sulla Russia senza i costosi spread e l'aumento del rischio di sanzioni legati a questo Paese". 

"Naturalmente - rileva - questo non significa che stiamo ignorando completamente le opportunità più grandi. I paesi giusti hanno ancora un posto nel nostro outlook, e attualmente ci piace il Brasile, che sta lavorando a diverse riforme strutturali a favore del mercato in settori come le pensioni e le tasse, che dovrebbero promuovere la crescita. È importante sottolineare che il Brasile ha anche un'economia relativamente chiusa, trainata dai consumi interni, che si adatta al nostro approccio per ridurre al minimo il rischio commerciale".

“In ultima analisi – conclude l’head of strategy emerging markets debt di Jupiter AM - l’universo degli investimenti emergenti è abbastanza diversificato da sopravvivere alle notizie negative, anche se questo non sembra il caso guardando al valore nominale. Rimaniamo cauti e cerchiamo di non farci distrarre dal carry. Invece, ci focalizziamo su casi con fondamentali attrattivi su cui vale la pena investire anche quando il quadro economico non è roseo. Con queste prospettive in mente, ci stiamo distogliendo dalle economie emergenti che dipendono in larga misura dal commercio, favorendo invece i paesi più piccoli che hanno storie macroeconomiche positive, consumi interni resilienti, e dove possiamo aggiungere valore ed essere remunerati per il rischio”.

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