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Bond emergenti, cauto ottimismo per il 2020

1/9/2020 | Redazione Advisor

Dopo un 2018 estremamente negativo, il 2019 si è rivelato un anno con rendimenti a doppia cifra per l’asset class obbligazionaria emergente. Cosa succederà nel 2020? La view di Lazard


Dopo un 2018 estremamente negativo, il 2019 si è rivelato un anno con rendimenti a doppia cifra per il debito dei mercati emergenti. Quali sono stati i driver che hanno guidato i rendimenti di questa asset class? Denise Simon, co-head of emerging market debt di Lazard Asset Management, evidenzia che “la performance è stata trainata soprattutto dalla duration, traendo beneficio dallo scenario inflazionistico favorevole e dalle politiche accomodanti adottate dalle banche centrali a livello globale”. Cosa aspettarsi per il 2020? “La questione principale per gli investitori è capire se l’asset class potrà continuare a offrire rendimenti ponderati per il rischio elevati” spiega ancora l’esperto di Lazard. “Noi ci attendiamo rendimenti positivi, ma più contenuti. Probabilmente gli investitori otterranno risultati commisurati al carry sull’asset class che, a nostro avviso, è interessante sia in termini assoluti che rispetto ad altri mercati obbligazionari”.

 

“Il nostro outlook positivo è supportato da una serie di fattori” continua la Simon. “In primo luogo, le prospettive di crescita globale si sono stabilizzate. Il rischio di una recessione imminente negli Stati Uniti si è attenuato e la politica di allentamento monetario adottata dalle banche centrali in tutto il mondo dovrebbe limitare i rischi al ribasso per la crescita globale nel 2020. Inoltre, difficilmente assisteremo a una stretta monetaria nei mercati principali e, di conseguenza, le condizioni di liquidità a livello globale dovrebbero rimanere favorevoli. Anche dal punto di vista dei fondamentali, i differenziali di crescita tra i mercati emergenti e quelli sviluppati dovrebbero ampliarsi a vantaggio dei primi. Mentre i paesi dei mercati sviluppati si trovano evidentemente nelle fasi finali del ciclo economico, molti paesi dei mercati emergenti presentano le caratteristiche tipiche delle fasi iniziali. In diverse aree,gli indicatori anticipatori hanno iniziato a stabilizzarsi, soprattutto nei paesi che hanno subito le battute d’arresto più pesanti negli ultimi anni, come Brasile e Turchia”. 

 

“Dal punto di vista delle valutazioni, gli spread del debito sovrano e corporate esterno, seppur meno interessanti rispetto a un anno fa, non sono ampi e offrono un premio per il rischio adeguato. I tassi di default dovrebbero rimanere bassi con alcune eccezioni, come Argentina, Venezuela e Libano, che sono già in default o sono scontati come tali dal mercato. In effetti, riteniamo che le ristrutturazioni in questi paesi potrebbero creare opportunità di generazione di alfa significative. Nello stesso tempo, le valutazioni delle valute dei mercati emergenti offrono un solido buffer. Le valute hanno subito un deprezzamento a pronti quasi del 40% dal 2013 e, come minimo, rappresentano una fonte di carry interessante. In uno scenario da stabile a più debole per il dollaro USA, ciò potrebbe fornire un forte impulso ai rendimenti”.

 

Anche i fondamentali tecnici dovrebbero rimanere favorevoli. “Secondo le previsioni” prosegue la Simon, “le emissioni nette resteranno ancora contenute, mentre la continua ricerca di rendimento e la presenza di un ampio universo di titoli con rendimenti negativi negli indici obbligazionari globali dovrebbero garantire ulteriori flussi d’investimento verso i mercati emergenti”. 

 

Nessun rischio all’orizzonte quindi? Non proprio. “Come sempre” puntualizza il gestore di Lazard “i motivi di preoccupazione non mancano. A nostro avviso, i rischi principali sono quelli che potrebbero costituire una minaccia per la crescita globale e causare una maggiore incertezza. La controversia commerciale tra Stati Uniti e Cina, in atto da quasi due anni, sta penalizzando gli investimenti e il sentiment delle imprese. Nonostante i recenti sviluppi più positivi su questo fronte, un accordo commerciale complessivo appare improbabile in questa fase. Le tensioni commerciali sembrano destinate a durare e resteranno una fonte di preoccupazione per imprese e investitori. Anche il periodo fino alle elezioni presidenziali statunitensi di novembre potrebbe alimentare il clima d’incertezza. Tuttavia” conclude, “riteniamo che i mercati emergenti siano ben posizionati per generare rendimenti ponderati per il rischio interessanti nell’anno appena iniziato”.

 

 

 

 

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