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Un futuro (ancora) roseo per l'azionario USA

1/16/2020 | Redazione Advisor

Nonostante nel breve termine ci si possa attendere una certa instabilità, l'S&P 500 potrebbe essere solo a metà di un ciclo secolare di rialzo. La view di Legg Mason


Nonostante nel breve termine ci si possa attendere una certa instabilità, il mercato azionario Usa potrebbe essere solo a metà di un ciclo secolare di rialzo. Inoltre statisticamente nei 12 mesi precedenti le elezioni presidenziali  l'S&P 500 ha quasi sempre registrato performance positive. E' la view di Jeffrey Schulze, director e investment strategist di ClearBridge Investments, affiliata Legg Mason.

 

"Che anno sarà per lo S&P 500? Pur essendo ottimisti sulle sorti del mercato azionario nel 2020, nel breve termine ci aspettiamo una certa instabilità. Questo perché riteniamo che nella prima metà dell’anno i mercati affronteranno lo spettro della recessione, a causa degli effetti ritardati della politica di restringimento della FED. Non saremmo sorpresi infatti se nel primo trimestre la crescita del PIL USA si attestasse appena sopra l’1%, se non addirittura sotto. Ma, come vedremo, questo scenario appare meno preoccupante se visto in un’ottica di lunghissimo periodo, ossia quella dei cicli secolari" spiega Schulze.

 

"Molti investitori ritengono che la re-inversione della curva dei rendimenti significhi che la recessione è stata scongiurata. La storia, d'altra parte, insegna che questo tipo di scenario non rappresenta necessariamente un segnale di scampato pericolo. In effetti, la curva dei rendimenti era in territorio positivo prima di ciascuna delle ultime tre recessioni, registrando in media una pendenza di 67 punti base all'inizio della crisi. Inoltre, le ultime tre inversioni della curva si sono verificate tra gli 8 e i 16 mesi prima dell’inizio della recessione, e al momento siamo solo a sei mesi dalla recente inversione. Ciò significa che potremmo non essere ancora fuori dal tunnel. L'attuale rally del mercato è infatti in linea con quanto successo in passato, poiché dopo le inversioni della curva dell’89 e del 2006 lo S&P 500 era cresciuto a doppia cifra per oltre un anno, prima di terminare la corsa in una recessione".

 

 

Sebbene dunque la curva dei rendimenti non possa dare indizi nel breve termine, un esame più attento della fiducia delle imprese e dei consumatori dovrebbe fornire alcune indicazioni importanti. "Se la fiducia dei consumatori continua a flirtare con i massimi del ciclo, la fiducia delle imprese sembra invece essersi stabilizzata ultimamente" spiega ancora Schulze. "Le pressioni sui margini rendono molto difficile una risalita degli investimenti e della fiducia delle aziende, ma potrebbe essere sufficiente, in una fase di debolezza dell’economia, incoraggiare le aziende a non effettuare tagli. I licenziamenti, in particolare, sono tradizionalmente l'ultimo pezzo del domino a cadere man mano che la recessione avanza".

 

Secondo l'esperto, la campagna elettorale per la Casa Bianca non dovrebbe rappresentare un fattore di preoccupazione. "Sebbene le elezioni presidenziali possano danneggiare la fiducia delle aziende generando incertezza, in questo momento gli investitori non dovrebbero preoccuparsi di chi vincerà la corsa alla Casa Bianca" sottolinea Schulze. "I mercati si focalizzano sull'economia, in genere ignorando la retorica politica fino a che non si è particolarmente a ridosso delle elezioni. Dal 1936, nei 12 mesi precedenti al ​​giorno delle elezioni il mercato ha registrato un rendimento positivo nel 90% dei casi. In media, i ritorni nell’anno antecedente le elezioni sono stati del 9,7%. Nel corso degli ultimi 80 anni, ci sono stati molti candidati mal visti dai mercati, ma in genere sono stati ignorati fino al giorno delle elezioni".

 

Se poi si allarga la visione ad un orizzonte temporale di lungo termine, in ottica secolare siamo solo a metà ciclo, per cui il futuro per l'equity USA si prospetta ancora ancora roseo. "Dopo la grande crisi finanziaria, pochi avrebbero previsto che questo decennio sarebbe stato il primo nella storia degli Stati Uniti senza una recessione. O che gli Stati Uniti sarebbero diventati i maggiori produttori di petrolio al mondo. Era difficile anche aspettarsi un decennio complicato per i titoli value, dopo 70 anni di sovraperformance. Inevitabilmente anche nella prossima decade assisteremo a diversi cambi di paradigma. Molti dubitano, ad esempio, che le performance dell’azionario USA possano continuare ad essere positive, dopo la lunga corsa di questi anni. Ci sentiamo di dissentire, sulla base dei nostri modelli di più lungo termine, che guardano ai mercati orso e toro a livello secolare".

 

 

"Dal 1930, ogni mercato orso secolare è stato seguito da un mercato toro secolare di 20 anni, il che suggerisce la possibilità ancora di una lunga salita per l’azionario. Questo non vuol dire che non ci saranno degli scossoni lungo la strada. Ad esempio, lo scorso mercato toro secolare (1980-2000) ha visto diverse fasi di forte ribasso, come la crisi del 1987 avvenuta circa a metà ciclo. Tuttavia, le flessioni verificatesi nei mercati toro secolari sono state meno profonde rispetto ai mercati orso secolari, con una media del -25% contro il -46%. Riteniamo che gli Stati Uniti siano solo a metà dell'attuale mercato toro secolare, il che significa che - nonostante i potenziali ostacoli - gli investitori azionari dovrebbero guardare con fiducia al prossimo decennio". In conclusione, "Anche se i venti contrari non mancheranno, i tassi di interesse così bassi e le politiche accomodanti delle banche centrali possono continuare a sospingere i mercati statunitensi".

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