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Le prossime sfide dell'Europa

1/29/2020 | Redazione Advisor

Unione dei mercati di capitali e regole di bilancio saranno gli ambiti in cui dovrà intervenire la nuova leadership europea. L'analisi di Amundi


Come si muoveranno le nuove autorità europee nei prossimi mesi? Secondo  Didier Borowski, head of global views di Amundi, "la nuova leadership europea ai vertici della Commissione e della BCE, che si trova a operare in un contesto caratterizzato da tassi di interesse reali storicamente bassi, rappresenta un’opportunità straordinaria di ripensare le priorità così da far fronte alle sfide correnti" che sono molteplici: sfide economiche, legate alla bassa crescita, sfide finanziarie, dovute ad un mercati dei capitali ancora troppo frammentato, sfide ambientale e sfide relative alla sicurezza mondiale. 

 

"Sul piano economico, per rafforzare l’Europa e migliorare la sua competitività è necessario affrontare tutte queste sfide contemporaneamente" sottolinea Borowski. "A livello di politica economica, andrà inevitabilmente ridefinito il legame tra politica monetaria e fiscale. Ma non basta. Il policy mix espansivo dovrà essere accompagnato da un miglioramento dell'architettura finanziaria. Spesso viene citata la necessità di un bilancio federale, necessità che va di pari passo con quella di creare un porto sicuro europeo. Questo progresso è fondamentale per la stabilità a lungo termine dell’Unione europea. Detto ciò, dobbiamo essere realisti; gli Stati europei non sono ancora pronti a un passo del genere, questo può essere solo il culmine di un processo di maggior integrazione finanziaria".

 

"Abbiamo individuato due elementi portanti sui quali le autorità europee dovranno intervenire in modo significativo nel 2020-2021: l’unione dei mercati di capitali e le regole di bilancioL’unione dei mercati dei capitali è un prerequisito: i dati empirici dimostrano come un sistema finanziario più integrato aumenti la resistenza del sistema agli shock.  Più i rischi sono distribuiti geograficamente, maggiore è la stabilità dell’Unione. 

Per quanto riguarda il ripensamento delle regole di bilancio si tratta di un argomento molto spinoso per la nuova Commissione europea, perché in realtà gli Stati europei non hanno mai rispettato le norme del Patto di stabilità e crescita. I Paesi core della zona euro sono stati addirittura i primi a dare il cattivo esempio.  Ora che sono trascorsi oltre vent’anni dall’introduzione dell’euro, c’è un nuovo consenso riguardo alla necessità di introdurre regole nuove e più credibili e ciò per diverse ragioni, tra le quali il fatto che le regole attuali sono diventate troppo complesse e di conseguenza meno efficaci, mentre ilquadro normativo è diventato più opaco nel corso del tempo;  inoltre le sanzioni non hanno funzionato, e un n sistema di bilancio senza meccanismi di correzione non è credibile".

 

"Il sistema attuale è il risultato di una serie di riforme che col passare degli anni hanno reso il quadro normativo più complesso.  Colpisce il fatto che esse siano diventate più pro-cicliche. L’introduzione dei primi elementi di flessibilità e delle correzioni cicliche risale al periodo antecedente la Grande crisi finanziaria, quando l'economia della zona Euro godeva ancora di buona salute, ma il sistema è poi stato rafforzato. Nuovi elementi di flessibilità sono stati introdotti dopo la crisi del debito sovrano e ciò ha portato a un allentamento degli obiettivi fiscali che deriva dalla pro-ciclicità sottostante delle politiche fiscali nella zona Euro; risulta quindi evidente la difficoltà di applicare un sistema fiscale sovranazionale. Il Patto di stabilità e di crescita è il risultato di un compromesso politico tra gli Stati Membri. Nel nuovo contesto macro-finanziario spetterà alla Commissione lavorare a un nuovo compromesso che migliori la governance dell’unione monetaria senza mettere in discussione l'esistenza delle norme. L’ aderenza democratica a tali norme deriverà dalla loro natura stabilizzante in caso di crisi".

"Nel complesso, l’Europa, e più in particolare la zona euro, sembra essere pronta ad affrontare una “piccola” recessione utilizzando un mix di politiche monetarie e fiscali accomodanti. Tuttavia, per evitare un persistente sforamento del bilancio è essenziale ancorare la credibilità delle azioni fiscali con chiare norme contro-cicliche.  Ciò significa che nei periodi di espansione la spesa dovrà essere sottoposta a maggiori vincoli. Per contro, la zona euro non è ancora dotata di un'architettura finanziaria sufficientemente consolidata da poter affrontare una “grande crisi” o una recessione molto grave. Questo è il compito che spetta ora alle autorità europee, non tanto perché all’orizzonte si sta profilando una crisi, ma perché la resilienza di una regione è il cardine sul quale si poggia la fiducia" conclude l'analista di Amundi.

 

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