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Coronavirus, calo drastico del PIL cinese nel 1° trimestre

2/3/2020 | Redazione Advisor

Immenkötter di Flossbach von Storch si concentra sulla narrativa sul virus che influenza i mercati. Jacob di JK Capital Management sulle ricadute relative alla crescita


Da metà gennaio, il coronavirus tiene il mondo in pugno. Una città con oltre un milione di abitanti è in quarantena, British Airways ha sospeso tutti i voli per la Cina e anche l'Alta Baviera non è immune al virus. In Cina, 6.000 persone sono già state infettate e sono stati segnalati oltre 350 decessi (il dato è in evoluzione). Philipp Immenkötter, senior research analyst del Flossbach von Storch Research Institute, sottolinea come “persino i mercati azionari sembrano non essere immuni al coronavirus. L'indice composito di Shanghai è sceso di oltre il 3% nell'arco di due settimane e anche i prezzi delle borse americane sono sotto pressione”.

L’esperto si “chiede ora per quanto tempo la narrativa continuerà ad avere un'influenza sui mercati azionari. L'ulteriore sviluppo della pandemia è decisivo a tal fine, in quanto fonte di notizie per i media. Per prevedere la diffusione di una malattia virale, si possono utilizzare i cosiddetti modelli SEIR, che possono essere stimati in base al tasso di infezione già osservato, al periodo di incubazione e al tasso di guarigione. Il modello prevede il picco della pandemia per la fine di febbraio. Dopodiché è possibile prevedere un rapido declino”.

“L'ipotesi che la narrativa sul coronavirus avrà anche solo un'influenza temporanea sui mercati azionari non sembra essere di vasta portata. In confronto, l'ondata di influenza del 2017/2018 è costata, solo in Germania, più di trenta volte più vite umane di quante ne sia costato a livello mondiale il virus della SARS.2 Tuttavia, non c'è stato alcun segno di impatto sui mercati azionari, in fin dei conti, mancava anche la narrativa corrispondente”, conclude Immenkötter.

Fabrice Jacob, ceo di JK Capital Management, affiliata di La Française, spiega che “purtroppo, l’impatto a breve termine sull’economia cinese potrebbe essere molto più severo del 2003, per il semplice fatto che l’intero Paese è oggi letteralmente paralizzato dalle misure adottate a tutti i livelli dal governo. Le vacanze per il Capodanno sono state estese di 10 giorni (per ora) in 14 province, che nell’insieme producono il 69% dell’intero PIL nazionale. Mai, ai tempi dalla SARS, furono adottati provvedimenti che impattarono l’economia dal lato dell’offerta a simili livelli”.

“In altre parole – continua l’economista - la crescita del PIL sarà colpita da un drastico calo non solo nei consumi, ma anche nella produzione, e questa è una novità. Se il prolungamento delle vacanze dovesse essere esteso, sarebbe ragionevole attendersi una reazione a catena in tutti i Paesi che contano significativamente sulle importazioni dalla Cina. Pertanto ci attendiamo un calo della crescita del PIL molto significativo nel primo trimestre del 2020. I dati ufficiali del PMI manifatturiero di febbraio saranno atroci (quelli di gennaio, 50,0 a gennaio per l’indice ufficiale e 51,1 per l’indice Caixin, erano stati calcolati prima del lockdown)”.

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