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Economia cinese verso una ripresa lenta

4/20/2020

Capital Group prevede che la seconda economia mondiale tornerà a crescere solo nella seconda metà del 2020


L’economia cinese, dopo il lockdown causato dall’epidemia di Covid-19, sta lentamente ripartendo. E’ lecito attendersi una rapida ripresa? Gli esperti di Capital Group ritengono di no. “Non crediamo che l'economia cinese si normalizzerà rapidamente” spiega Steven Watson, equity portfolio manager del colosso americano dell’asset management. A marzo l'indice dei direttori di acquisto (PMI) del settore manifatturiero ha raggiunto quota 52,0 dopo il minimo di febbraio, il che indica un'espansione e non una contrazione come ci si aspettava. Ma il Paese, che già cresceva al ritmo più lento degli ultimi 30 anni prima dell'epidemia di COVID-19, a nostro avviso registrerà una crescita economica negativa per un altro trimestre, per poi evidenziare una leggera ripresa solo nella seconda metà del 2020”.

 

“Anche le incertezze sulle prospettive dell'economia globale gettano ombre sulla speranza di un rapido rimbalzo in Cina” prosegue Watson. “Sebbene il Paese sia ora molto meno dipendente dalle esportazioni e quindi più isolato dagli shock esterni, il suo settore manifatturiero risentirà comunque dell'impatto della minore domanda globale a fronte di un rallentamento mondiale. Molto dipenderà dalla durata della pandemia in tutto il mondo, il che rimane una grande incognita”.

 

“Guardando oltre queste incertezze, il Paese ha molte risorse a disposizione per ripristinare la crescita economica” evidenzia il manager di Capital Group. “Va ricordato che, rispetto ad altre realtà, i leader cinesi vantano un arsenale più ampio di strumenti per stimolare l'economia, tra cui la spesa per infrastrutture, ossia il finanziamento di progetti infrastrutturali attraverso l'emissione di obbligazioni, l'allentamento delle restrizioni sui prestiti, l'incoraggiamento degli investimenti privati in proprietà e capacità produttiva, riduzioni e rimborsi fiscali, contributi pensionistici ridotti e sovvenzioni a fondo perduto per i consumatori”. Inoltre, è probabile che la People's Bank of China prenda in considerazione la possibilità di rispondere con tagli più consistenti del coefficiente di riserva obbligatoria e altre forme di allentamento, mentre anche il governo potrebbe fornire stimoli fiscali, dato che il deficit del Paese è inferiore al 5% del PIL.

 

“Il calo dei prezzi del petrolio potrebbe invece rappresentare un'arma a doppio taglio per la Cina” sottolinea Watson. “Il Paese ne beneficerà dato che circa il 60% del petrolio viene importato. Inoltre, se i prezzi si attesteranno sui livelli attuali, probabilmente il governo ne trarrà vantaggio aumentando le sue riserve. Tuttavia, le conseguenze negative dei bassi prezzi globali saranno quasi tutte a carico delle imprese di Stato fortemente incentrate sul petrolio; inoltre si registreranno battute di arresto nei settori delle energie rinnovabili come l'eolico e il solare, la cui crescita è stata favorita negli ultimi anni dai prezzi elevati delle altre fonti energetiche come, appunto, il petrolio”. In conclusione, secondo Watson, pur rimanendo ottimisti, è quindi troppo presto per affermare che la ripresa della Cina sarà rapida.

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