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Fed e controllo dei mercati finanziari

5/6/2020

Dall’annuncio del qe illimitato da parte della Fed i mercati statunitensi hanno messo a segno un recupero poderoso. L’analisi di Edmond de Rothschild


La grande incertezza intorno alle tempistiche e alle modalità con le quali si potrà uscire da questa emergenza sanitaria senza precedenti impone un approccio di grande cautela. E’ la view di Benjamin Melman, global CIO di Edmond de Rothschild Asset Management. “In questo momento siamo pertanto leggermente sottopesati in azioni e intendiamo restare prudenti, dato che l’attualità cambia rapidamente e che la crisi in corso è senza precedenti” spiega lo strategist.

 

“Non solo il virus che l’ha generata ma anche il senso di disorientamento rappresenta un elemento inedito: il crollo del PIL mai registrato prima, l’ampiezza degli incentivi per promuovere la ripresa, l’entità delle misure di stimolo monetario. Quando tutto avviene entro i limiti conosciuti è relativamente facile compiere parallelismi tra concetti che non sono esattamente paragonabili e stimarne gli impatti globali. Ma, viste le somme attualmente in gioco, la giustapposizione di queste forze straordinarie e contraddittorie ricorda che bisogna restare vigilanti, in quanto le conseguenze sono in gran parte sconosciute”.

 

Si pensi alla potenza di fuoco messa in capo dalle autorità monetarie. “A titolo di esempio, dal primo marzo il bilancio della Federal Reserve è salito di 2.410 miliardi di dollari, mentre era aumentato di 3.600 miliardi in sei anni in seguito alla grande crisi finanziaria e all’istituzione di quattro programmi di quantitative easing. In otto settimane pertanto, il bilancio della Fed ha registrato un incremento pari a due terzi del totale dell’importo della più grande e lunga operazione di stimolo monetario della storia! Appena un mese fa, anche il mercato dei titoli di Stato americani appariva fuori controllo. Il fatto che tutti questi problemi si siano risolti, porta a chiedersi attualmente, se la Fed non abbia ripreso, in qualche misura, il controllo di molti mercati”.

 

Se si osserva le performance dei mercati finanziari delle ultime settimane il dubbio è lecito. “L’indice NASDAQ 100 ad esempio subisce un calo pari solo all’1% da inizio anno, nonostante il crollo del 28% del 23 marzo… In linea generale, la data del 23 marzo è lungi dall’essere priva di significato. Corrisponde all’annuncio da parte della Fed di un quantitative easing illimitato, che prevede la possibilità inedita di acquistare obbligazioni corporate. Ricordiamo che il punto di minimo dei mercati, in seguito al crac del quarto trimestre 2018, corrisponde al giorno in cui il governatore della Fed ha annunciato una svolta della politica monetaria statunitense (il cui carattere restrittivo aveva avuto una grande responsabilità nel provocare il crac) e che il ritorno a un ampliamento del bilancio della Fed nel 2019 aveva favorito un’impennata di tutti gli attivi rischiosi durante l’intero anno”...

 

Stesse cause, stessi effetti? Assisteremo a una nuova bolla speculativa? “È possibile” sottolinea Melman, “dato il netto incremento del bilancio della banca centrale e la forte volontà delle autorità di sostenere i mercati per evitare che la crisi economica si trasformi in crisi finanziaria. È proprio tenendo conto di questa possibilità che manteniamo un’esposizione quasi normale agli attivi rischiosi. Tuttavia sarebbe ingiustificato puntare troppo su tale argomentazione di carattere monetario. Se esiste un legame tra il bilancio delle banche centrali e gli attivi finanziari, esso non è chiaramente percepito, anche dalle stesse banche centrali. Il ritorno alla normalità dei mercati potrebbe spingere la Fed a non forzare troppo una discrepanza tra il prezzo degli attivi e i fondamentali che potrebbe essere tanto benefica a breve termine quanto pericolosa a medio termine”.

 

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