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Mercati emergenti, un’asset class dimenticata?

5/26/2020

Le opportunità per gli investitori azionari non mancano, nonostante il contesto difficile. L’analisi di Jupiter AM


Le economie in via di sviluppo rappresentano oltre l'85% della popolazione mondiale, il 45% del PIL globale e l'11% dell'indice MSCI World. Storicamente, i rendimenti e la crescita sono stati superiori a quelli delle nazioni più sviluppate, spinti dalla competitività globale di queste economie nel produrre alcuni beni, servizi e risorse a basso costo. Nonostante ciò, gli ultimi tre anni sono stati piuttosto difficili per questa asset class e la pandemia globale ha ulteriormente aggravato la situazione: molti dei principali mercati azionari con i peggiori rendimenti nel 2020 sono proprio i mercati emergenti. Eppure, secondo gli esperti di Jupiter AM, con un’adeguata selezione, le opportunità non mancano.

 

Come spiega Charles Sunnucks, gestore del team global emerging markets, mentre molti associano gli investimenti nei mercati emergenti con le grandi fabbriche che producono beni a basso costo, l'opportunità per gli investitori azionari va ben oltre il settore manifatturiero. “Fra i trend che offrono opportunità alle aziende in questi mercati vi sono l'inclusione finanziaria, la penetrazione della sanità, lo sviluppo delle infrastrutture, l'aumento dei consumi e l'innovazione tecnologica. Queste tematiche mutevoli sono, per molte aziende, il motore dominante dei rendimenti a lungo termine, molto più degli eventi politici e ciclici che guidano il flusso delle notizie. In effetti, ci sono molti esempi a livello societario che dimostrano che la crescita aziendale fondamentale in questi mercati è rimasta forte, un fatto spesso dimenticato”.

 

Sunnucks porta numerosi esempi di società che potranno beneficiare di cambiamenti strutturali a lungo termine:  a partire da “IDC, una società di diagnostica egiziana che sfrutta le maggiori spese sanitarie; Netease, uno dei principali sviluppatori di videogiochi cinesi che si è dimostrato molto efficace nel competere all'estero; Purcari, un produttore di vino moldavo, che cresce grazie all'aumento del reddito disponibile e al cambiamento delle tendenze di consumo nell'Europa orientale; e Salmones Camanchaca, un operatore cileno di allevamenti di salmoni che sfrutta i maggiori consumi di proteine a base di pesce in Asia e in Nord America”.

 

Guardando oltre i mercati emergenti, le opportunità nei mercati di frontiera possono promettere una crescita strutturale ancora maggiore: “per esempio la Kenya Commercial Bank, la più grande banca dell'economia keniota, che opera in un paese di oltre 50 milioni di persone con meno di 30 mila mutui ipotecari; o Vietnam dairy, posizionata per beneficiare del fatto che il consumo pro capite di prodotti lattiero-caseari sale da una base molto bassa. Nessuna di queste imprese è immune durante i periodi di debolezza macro, ma tutte hanno dimostrato una crescita pluriennale nel tempo, sono resistenti e rimangono ben posizionate per beneficiare dei cambiamenti nei rispettivi mercati”.

 

Sunnucks sottolinea che i mercati emergenti saranno sempre in qualche misura più "rumorosi" dei mercati sviluppati; non tutte le imprese valide saranno un buon investimento e rimane una reale gamma di rischi oltre alle opportunità strutturali. Tuttavia, conclude, "molte aziende in questi mercati hanno modelli di business e bilanci resilienti abbinati a valutazioni basse e prospettive interessanti, spinte dai cambiamenti strutturali, ed è questo lato dell'equazione che riteniamo sia stato trascurato negli ultimi anni”.

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