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Azionario, le idee controcorrente

6/8/2020

Settore bancario europeo, settore energetico Usa e azionario brasiliano in dollari sono le tre opportunità più contrarian nell’equity secondo Schroders


Dopo il rimbalzo delle ultime settimane le valutazioni azionarie sono diventate in generale costose, ma ci sono ancora opzioni interessanti in alcuni settori. Schroders individua tre aree del mercato che al momento presentano prezzi vantaggiosi e sentiment particolarmente negativo.

 

Innanzitutto il settore bancario europeo. Nei mercati sviluppati è stato il compaer4to meno favorito: da dicembre 2007 le banche incluse nell’indice Stoxx Europe 600 hanno sottoperformato del 120% su base total return.  “È indubbio che il coronavirus avrà un effetto disruptive su questo settore” spiega Kridtjan Mee, strategist, research and analytics di Schroders. “I dati sugli utili del primo trimestre mostrano che le banche hanno aumentato le riserve in vista di potenziali perdite future sui prestiti e hanno registrato un calo nei capitali azionari core. Il lato positivo è che il gap con le valutazioni nel mercato più in generale si è ampliato, arrivando a livelli estremi. Al momento il rapporto forward price-to-earnings delle banche (9,3x), è del 40% inferiore rispetto al mercato (15,5x)”. Nonostante due problemi strutturali, rappresentati dall’enorme mole di non-performing loan e dalla bassa profittabilità, il sistema bancario europeo è molto più sicuro oggi rispetto al 2008, e gli interventi di governi e banche centrali dovrebbero avere un impatto positivo sul settore.

 

La seconda idea d’investimento contrarian è il settore energetico statunitense, che è stato tra le principali vittime del coronavirus sui mercati. Le diffuse misure di lockdown hanno portato a un crollo del 25% ad aprile della domanda globale di petrolio. Dopo l’ultimo collasso, le azioni del settore rappresentano soltanto il 3% dell’Indice S&P500, rispetto al 16% del 2008.  “La buona notizia è che i tagli all’offerta stanno finalmente aumentando” prosegue Mee. “L’OPEC e i suoi principali partner hanno concordato di tagliare la produzione per quasi 10 milioni di barili al giorno a partire da maggio. Inoltre, il numero di impianti di estrazione negli Usa è sceso dai 700 di marzo a 237, aprendo la strada a un brusco calo nella produzione. Molti di questi tagli potrebbero essere permanenti, dato che la produzione non tornerà a crescere anche se i prezzi dovessero tornare sui livelli pre-crisi. Inoltre, con la fine dei lockdown, la domanda sta iniziando lentamente a crescere, con un rimbalzo nel prezzo del petrolio. I default nel settore sono in crescita, dato che i finanziamenti sono più difficili da ottenere. Il lato positivo è che le società che sopravviveranno ne godranno i benefici quando la situazione si normalizzerà”.

 

La terza area interessante è l’azionario brasiliano in dollari. L’equity emergente ha sottoperformato rispetto ai mercati sviluppati nel corso della crisi, e uno dei Paesi più colpiti è stato il Brasile, con l’Indice MSCI Brazil che ha perso il 49,3% in dollari quest’anno (al 20 maggio 2020), rendendo il Brasile il Paese con le peggiori performance all’interno dell’Indice MSCI EM. È importante notare che gran parte delle perdite riguardano il lato valutario - in valuta locale infatti l’indice ha perso il 28,4% nello stesso periodo.

 

Guardando alle valutazioni Mee fa notare che l’azionario brasiliano non è così conveniente come ci si potrebbe aspettare, con indicatori forward price-to-earnings in linea con quelli l’indice dei mercati emergenti. “Tuttavia, c’è un’ampia dispersione nelle valutazioni dei singoli titoli, dato che sono inclusi settori della “new economy” come IT ed e-commerce che non si sono svalutati significativamente. Di conseguenza, al momento l’area di maggiore valore in Brasile è la valuta. Anche se aggiustato per l’inflazione, il real brasiliano si è deprezzato di oltre il 60% dal 2011, tornando sui livelli dei primi anni 2000”.

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