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I gestori temono una bolla sul tech USA

7/15/2020

Secondo l’ultimo sondaggio di BofA Merrill Lynch le posizioni long sull’azionario tecnologico statunitense sono il trade più affollato


I gestori di fondi lanciano l’allarme riguardo ai rischi di eccessiva concentrazione degli acquisti sui titoli del comparto tecnologico americano, dove le posizioni long hanno raggiunto livelli preoccupanti. E’ quanto emerge dall’ultima edizione della Global Fund Manager Survey condotta ogni mese da Bank of America Merrill Lynch.

 

In particolare, secondo il sondaggio che rileva il sentiment degli investitori professionali nel mese di luglio, il 71% dei gestori ritiene ancora che il mercato azionario sia sopravvalutato, mentre una percentuale record, pari al 74%, praticamente tre su quattro, ritiene che le posizioni lunghe sull’azionario tech USA siano “il trade più affollato”, la lettura più elevata nella storia della survey.

 

Tra le altre evidenze, il 72% degli intervistati dichiara di attendersi una crescita globale più robusta, il livello più alto dal 2014, ma la fiducia nella forza e nella durata della ripresa è invece ridotta: solo il 14% dei gestori prevede una ripresa a forma di “V”, contro un 44% che si aspetta una ripresa a “U” e un altro 30% a “W”.

Guardando alla modalità con la quale si svilupperà la ripresa per le imprese, circa i due terzi si auspicano che le aziende diano priorità alla solidità dei bilanci rispetto alle spese in conto capitale, mentre solo una piccola percentuale vorrebbe rivedere dividendi più elevati e buyback.

 

A luglio i gestori hanno nuovamente incrementato i livelli di liquidità, risaliti al 4,9% dal 4,7% del mese precedente. Nonostante le preoccupazioni riguardo all’affollamento, il tech rimane una delle aree di investimento preferite dai gestori, così come l’healthcare, il mercato azionario Usa in generale, la liquidità e i bond. Inizia a intravedersi anche un ritorno di interesse nei confronti delle commodity, con l’allocazione in questa asset class che è aumentata del 5% e ha raggiunto un sovrappeso netto del 12%, vicino a livelli che non si vedevano dal 2011.

In crescita anche il posizionamento sull’equity dell’eurozona, che segna il maggior aumento rispetto a qualunque altra regione, 9 punti percentuali, e si attesta al 16%.

 

Guardando al futuro, secondo gli intervistati i cambiamenti strutturali più importanti in un mondo post-Covid saranno la rilocalizzazione delle catene di approvvigionamento (67%), seguita dal protezionismo (46%) e dalla Teoria Monetaria Moderna (45%). Contestualmente, il 54% ritiene che gli Stati Uniti saranno i maggiori beneficiari di un ritorno alla produzione interna.

 

Per quanto riguarda i timori dei gestori riguardo ai rischi di coda, al primo posto, per il 52% degli intervistati, si colloca una seconda ondata di contagi, seguito dalle elezioni presidenziali americane (15%), un evento di credito (11%) e politiche populiste per porre fine alle disuguaglianze (8%).

 

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