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Azionario cinese, tre temi per il futuro

8/10/2020

Capital Group analizza i trend che guideranno lo sviluppo dell’economia del gigante asiatico nei prossimi anni


Finora, le azioni cinesi se la sono cavata abbastanza bene, misurate in base ai rendimenti del benchmark MSCI China Investable Market Index. Tuttavia, tra la tiepida ripresa dell’attività dei consumatori, le preoccupazioni legate alla catena di fornitura e le opinioni divergenti sulla forza dell’economia cinese è probabile che si verifichino periodi di volatilità. In questo contesto, Stephen Green, economista di Capital Group, individua tre temi da considerare per definire le prospettive dell’economia cinese.

 

Innanzitutto, secondo Green, la ripresa sarà probabilmente graduale e il governo cinese metterà in campo stimoli diversi rispetto alle precedenti recessioni. I profitti industriali restano deboli, le esportazioni cinesi potrebbero diminuire dal 20% al 30% su base annua, e la ripresa dei consumi è lenta a causa degli elevati livelli di disoccupazione. “La nostra ricerca suggerisce che nel primo trimestre l’economia cinese ha subito una contrazione molto maggiore rispetto ai dati ufficiali del governo del 6,8%. Prevediamo che una crescita negativa o leggermente negativa per tutto il 2020, in contrasto con il consensus sul lato vendita di una crescita modesta del PIL.

Non appena l’entità del prossimo collasso delle esportazioni si farà più chiara è probabile che Pechino lancerà un mini-stimolo fiscale. Non c’è però da aspettarsi che abbia la stessa rilevanza di quello varato con la crisi finanziaria globale: potrebbe ammontare a 5 punti percentuali del prodotto interno lordo, rispetto ai 10 punti percentuali successivi allo shock del credito globale del 2008-2009. Questo potrebbe essere sufficiente per stabilizzare l’economia cinese nella seconda metà del 2020 e fornire un sostegno alla crescita nel 2021; di solito ci vogliono dai 12 ai 18 mesi prima che il credito abbia effetto sull’economia.

 

Un altro cambiamento evidenziato da Green è il consolidamento di campioni locali nei campi della tecnologia e dell'assistenza sanitaria.  Ad esempio, la concentrazione sulla spesa per le nuove infrastrutture spianerebbe la strada allo sviluppo di data center e reti di telecomunicazione 5G, diversamente dalle storiche misure di stimolo indirizzate alla costruzione di nuove strade e case. “Le società nazionali più innovative dovrebbero continuare a beneficiare di una tendenza emergente alla localizzazione o dell’approvvigionamento di beni e servizi dall’interno, che è in parte dovuta alla dislocazione in alcune catene di fornitura e a problematiche commerciali strutturali. In qualche misura, lo si è iniziato a vedere nei settori del software aziendale e dei semiconduttori.

 

“Attraverso le loro piattaforme online, Tencent e Alibaba hanno visto un massiccio aumento dell’attività per i servizi nell’ambito dell’assistenza sanitaria, con la possibilità per le persone di collegarsi con i medici dai dispositivi mobili” spiega Green. “Ci sono anche società cinesi di biotecnologie in prima linea per lo sviluppo di vaccini contro il COVID-19. In generale, l’invecchiamento della popolazione cinese e la domanda di servizi di maggiore qualità da parte degli ospedali del settore privato potrebbero presentare interessanti opportunità di investimento nei prossimi anni”. Inoltre, con il lockdown ha subito una forte accelerazione la migrazione verso i servizi digitali.

 

Il terzo tema riguarda i consumatori e i cambiamenti nelle loro abitudini. “I consumatori benestanti nelle città di livello 1 e 2 sono ancora fiduciosi”, prosegue Green, “mentre i consumatori nelle città di livello 3 e 4 sono diventati sempre più sensibili ai prezzi a causa delle preoccupazioni legate all’occupazione. Sulla base della nostra ricerca, i brand premium e il trading up sono ancora temi rilevanti nelle città più ricche di livello 1 e 2. Nel frattempo, i brand nazionali a largo consumo hanno avuto difficoltà a mantenere il potere di fissazione dei prezzi. Invece, i beni di lusso, i cosmetici premium e i prodotti per la cura della pelle hanno registrato una forte ripresa dalla riapertura dell’economia cinese a marzo, permettendo alle multinazionali con una presenza significativa in Cina di beneficiare di portafogli di brand rinomati” conclude Green.

 

 

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