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Inflazione, nessun aumento in vista

8/27/2020 | Redazione Advisor

Il quadro potrebbe cambiare nel 2021 ma nonostante l’incertezza sul quadro macroeconomico al momento Amundi non intravede rischi al rialzo


Almeno nell’immediato futuro non ci sono rischi di aumento dell’inflazione, nell’eurozona e negli Stati Uniti, anche se il quadro potrebbe cambiare nel 2021 per via dell’interazione tra effetti di base multipli e gli shock nelle componenti sottostanti (alimentari, energetici esclusi, servizi). E’ la view di Monica Defend (nella foto), global head of research di Amundi.

 

Secondo l’analista uno dei rischi potenziali che potrebbe alterare lo scenario di bassa inflazione e causare un aumento destabilizzante dei rendimenti obbligazionari è rappresentato dal costo della manodopera. “Il quadro del mercato del lavoro è incerto; mentre secondo Eurostat il salario orario ha registrato un brusco aumento nel primo trimestre, la retribuzione per lavoratore della BCE si è abbassata. In futuro il costo salariale unitario potrebbe aumentare per via di un calo della produttività (misure di distanziamento sociale), anche se, nel caso di un aumento duraturo della disoccupazione, le pressioni sui salari potrebbero essere ribassiste. Anche le dinamiche valutarie avranno un ruolo importante e conterranno l’inflazione in caso di protratto vigore dell'euro”.

 

“Dato l’outlook ancora fluido e la scarsa visibilità sulle ripercussioni strutturali del Covid-19, è difficile fare previsioni sulle dinamiche macroeconomiche” prosegue l’analista. “Visti i pochi dati quantitativi a disposizione, abbiamo adottato tecniche di ricerca innovative sui big data.

 In particolare, abbiamo condotto un esercizio sull’inflazione finalizzato a prevedere una potenziale sorpresa al rialzo in cui sono state raccolte tramite Google Trends serie storiche settimanali di parole rilevanti riferite all’inflazione (ad es. IPC, oro&inflazione, petrolio&inflazione); in questo modo abbiamo creato il nostro Inflation Focus Track Index interno”. Quali risultati sono emersi da questa ricerca? “Le attuali rilevazioni dell’indice sull’inflazione sono strutturalmente più alte rispetto a cinque anni fa per via degli stimoli politici. Questo trend probabilmente continuerà in un quadro dominato dalle aspettative di un’inflazione elevata sul lungo termine, anche se sarà soggetto a preoccupazioni temporanee o cicliche riguardo alla crescita. Segnaliamo tuttavia una stabilizzazione temporanea della focalizzazione sull’inflazione per via della recessione in atto e dei timori di nuovi lockdown”.

 

“Per concludere, le aspettative d’inflazione negli USA sono state riviste, ma vi sono delle incongruenze se confrontiamo il tasso swap sull’inflazione a 5 anni in dollari e il NY Fed number” sottolinea l’analista di Amundi. “Da ultimo ci attendiamo una normalizzazione graduale dell’inflazione di pareggio. In Europa non vediamo pressioni sui prezzi tali da indurre la BCE a modificare la sua politica di allentamento, ma anche nel caso in cui esse dovessero materializzarsi, la nostra opinione positiva sull’oro e sui titoli ciclici fungerà da copertura”.

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