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Le preoccupazioni che spingono i mercati

9/2/2020 | Lorenza Roma

Ramenghi (UBS): "Le minacce per l’economia globale ed i mercati non vanno ignorate. Occorre detenere nei portafogli strumenti per arginare la volatilità"


Di ritorno dalle vacanze gli investitori si trovano ad affrontare un’apparente anomalia: il mercato azionario sta raggiungendo nuovi record, mentre le prospettive economiche restano cupe e si temono nuove restrizioni alla luce dell’aumento dei contagi da Covid-19. "In considerazione di politiche economiche espansive in tutte le principali economie, rimaniamo positivi sul mercato azionario", ha spiegato Matteo Ramenghi, chief investment officer UBS WM Italy, UBS Europe SE, Succursale Italia. Durante le presentazioni dei risultati del secondo trimestre, le società quotate hanno fornito qualche rassicurazione, ma in molti paesi i sussidi straordinari alle famiglie e alle imprese stanno per giungere a scadenza e ciò potrebbe rendere più ardua la ripresa nell’ultima parte dell’anno. "La speranza è che arrivi un vaccino in tempi rapidi, ma la diffusione di massa richiederà molti mesi e la competizione tra paesi potrebbe portare a una distribuzione subottimale. Paradossalmente, le ricadute di questi timori sui mercati finanziari non sono così negative. Si tratta infatti di rischi talmente significativi da condizionare sia la politica monetaria sia la politica fiscale, che rimarranno estremamente espansive", ha aggiunto il CIO.

 

"L’abbondante liquidità riduce i rischi di insolvenza per stati e imprese, inoltre i rendimenti bassi a lungo termine implicano che il tasso di sconto che il mercato implicitamente utilizza per attualizzare gli utili delle aziende sia estremamente contenuto e giustificano quindi valutazioni azionarie più elevate. Ne consegue che l’andamento delle borse sia determinato dalle misure di stimolo monetario varate dalla Federal Reserve, dalla BCE e dalle altre banche entrali più che dall’evoluzione della pandemia. È certamente una situazione anomala, ma con la quale dovremo probabilmente convivere ancora per un po’, dato che le banche centrali manterranno i tassi bassi a lungo, anche in presenza di un aumento dell’inflazione", ha precisato Ramenghi.

 

Nel precedente ciclo economico le immissioni di liquidità non hanno portato a un aumento dell’inflazione perché, con l’eccezione degli Stati Uniti, le politiche fiscali erano per lo più restrittive. Questa volta la situazione è diversa, in quanto le politiche fiscali sono allineate a quelle monetarie. "Per questo motivo molti investitori puntano su strumenti che possano proteggere da un futuro aumento dell’inflazione, come ad esempio l’oro, che si è apprezzato del 27% da inizio anno. I rendimenti sulla liquidità e sulle obbligazioni a basso rischio si sono portati intorno allo zero (talvolta sono addirittura negativi) nella maggior parte delle economie avanzate. Quando si tiene in considerazione l’inflazione, un posizionamento di questo tipo ha di fatto un costo vero e proprio", ha specificato il CIO.

 

"In conclusione, le minacce per l’economia globale ed i mercati non vanno ignorate, anzi occorre detenere nei portafogli strumenti che consentano di arginare la volatilità, come l’oro e le obbligazioni con un basso profilo di rischio. Bisogna tuttavia mantenere una sufficiente esposizione alla ripresa economica senza farsi spaventare troppo dalle valutazioni. In considerazione delle politiche economiche espansive in tutte le principali economie, rimaniamo positivi sul mercato azionario. In aggiunta a un’esposizione ben diversificata a molteplici classi d’investimento e aree geografiche, abbiamo alcune preferenze come l’azionario sostenibile (un tema che uscirà rafforzato proprio grazie agli stimoli fiscali dei governi che vanno in quella direzione), le società legate alla digitalizzazione dell’economia, i marchi globali e, nel campo del credito, i titoli di stato dei paesi emergenti in valuta forte", ha concluso Ramenghi.

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