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La BCE lascia i tassi invariati. I commenti dei gestori

9/10/2020 | Daniele Riosa

Per l’istituto di Francoforte l’economia è in miglioramento ma le prospettive di inflazione sono ancora modeste. Questo rende necessario un forte stimolo monetario anche in futuro


Tutto come previsto. La Banca Centrale Europea, a seguito della riunione di politica monetaria, lascia invariati i tassi d'interesse: il tasso principale rimane fermo a zero, il tasso sui depositi resta a meno 0,50% e il tasso sui prestiti marginali a 0,25%. Inoltre il Consiglio direttivo dell’istituto d Francoforte conferma a 1.350 miliardi di euro l'ammontare del Programma di acquisto di titoli per l'emergenza (Pepp) e conferma che "gli acquisti continueranno ad essere effettuati almeno fino a giugno 2021 e fino a quando non sarà giudicata conclusa la fase di crisi dell'emergenza Coronavirus ". A questo proposito la presidente della Bce, Christine Lagarde spiega che "l'Eurozona necessita ancora di un ampio stimolo monetario".

Kaspar Hense, senior portfolio manager di BlueBay Asset Management spiega che “come da attese, la BCE non ha ancora incluso riferimenti al rafforzamento dell’euro, il che dovrebbe essere visto come un segnale di acquisto, fatti salvi i timori per la Brexit, che pesano sull’Europa nel suo complesso. Il Consiglio direttivo ha anche accennato alla buona accoglienza ricevuta dalle ultime TLTRO3. A nostro avviso ciò significa che questo strumento diverrà sempre più importante andando avanti. Si tratta di uno strumento con un forte impatto, in quanto non prevede un limite inferiore, e sottolinea il successo delle azioni di politica monetaria dell’Eurotower. Abbiamo già assistito a un’asta ventennale molto solida in Italia due giorni fa, che ha raccolto richieste per 85 miliardi di euro, a dimostrazione del supporto da parte del mercato. In sintesi, oggi la BCE ha rafforzato il proprio sostegno, focalizzandosi sull’indebolimento dell’outlook dell’inflazione, piuttosto che menzionare la recente forza della ripresa della crescita”.

Secondo Pasquale Diana, senior macro economist di AcomeA SGR Milano, la BCE “ha fatto riferimento a un’economia in miglioramento, ma a prospettive di inflazione ancora modeste. Questo rende necessario un forte stimolo monetario per sostenere crescita e inflazione. Sostiene, inoltre, che terrà in considerazione ogni elemento aggiuntivo, includendo il tasso di cambio, nel decidere se ulteriore stimolo è necessario”.

L’esperto si “sarebbe aspettato al margine un tono un po’ più esplicito sulla forza dell’EUR, anche se sapevamo già che sarebbe stato difficile intervenire verbalmente sulla forza della valuta in maniera credibile senza però effettuare nessun cambio di politica monetaria. Nel Q&A, la Lagarde ha chiarito che la BCE ha discusso a lungo dell’euro, e non ha un FX target per sé, ma chiaramente guarda l’euro in virtù dell’impatto che può avere sull’inflazione”.

Konstantin Veit, senior portfolio manager european rates di PIMCO, rileva che “non c'è dubbio, che lo shock negativo sull'inflazione dovuto alla pandemia non sia stato ancora sufficientemente controbilanciato, dato che le proiezioni dello staff pre-pandemico del dicembre 2019 prevedevano un'inflazione di base IAPC dell'1,6% nel 2022, contro l'1,1% delle proiezioni di settembre di oggi. Continuiamo a credere che le prospettive di inflazione, storicamente deboli, costringeranno la BCE a prendere in mano la situazione relativamente presto, e ci aspettiamo che in dicembre la BCE aumenti e estenda nuovamente il PEPP, dagli attuali 1,35 trilioni di miliardi di euro di acquisti fino a fine giugno 2021, poiché le prospettive di inflazione non convergono sufficientemente verso la configurazione pre-pandemica nel corso del tempo".

Per Antonio Cesarano, chief global strategist di Intermonte SIM “Lagarde aveva di fatto le armi spuntate in assenza di uno scenario dello staff che corroborasse effettive preoccupazioni sullo scenario inflattivo alla luce della dinamica del cambio. Allo stesso tempo, però, le stime inserite sul cambio nello scenario fanno riferimento ad un livello di 1,18 che diventa pertanto il livello rispetto al quale monitorare il livello di guardia della BCE. Il capo economista Philip Lane è arrivato a dire "il cambio conta!" con un eur in prossimità di 1,20. In vista della prossima riunione Fed del 16 è possibile che gli operatori riprovino a testare se ancora l'area 1,20 è quella di guardia o se il livello si è leggermente innalzato".


"Ad ottobre - prevede l'economista - l'eventuale peggioramento del contesto macro nel caso di espansione della pandemia in area euro insieme alle possibili turbolenze causate dalla fase pre-elettorale Usa, potrebbero nuovamente riportare l'eur nella parte bassa del range atteso nei prossimi 30 giorni (1,17/1,21, salvo overshooting verso 1,23/1,25). La parte finale dell'anno potrebbe invece vedere la BCE pronta a fare di più in particolare nella riunione del 12 dicembre, quando verranno nuovamente aggiornate le stime su Pil ed inflazione e soprattutto sarà ricompreso nello scenario anche il 2023. In questo contesto l'euro potrebbe ritornare in area 1,15”.

Ulrike Kastens, economist Europe, di DWS mette in luce come  "la novità è rappresentata comunque dall'inclusione del tasso di cambio nella dichiarazione introduttiva, che è un chiaro segno della preoccupazione del consiglio della banca centrale. Sebbene il tasso di cambio non sia un obiettivo della BCE, come il presidente Lagarde ha sottolineato più volte, l'effetto di attenuazione dell'inflazione a medio termine sull'apprezzamento dell'euro viene attentamente monitorato. Poiché il mancato raggiungimento degli obiettivi di inflazione sono già previsti, un significativo apprezzamento dell'euro non sarebbe ovviamente gradito".

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