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Azioni growth, rischio bolla scongiurato

9/17/2020 | Redazione Advisor

David Eiswert (T. Rowe Price): “Stiamo assistendo invece a un ribilanciamento dell’’affollamento’ in alcuni dei titoli del settore che hanno performato meglio negli ultimi mesi”


“I mercati azionari USA hanno subito un brusco calo dopo aver raggiunto livelli da record, per via di una correzione nei titoli tecnologici large-cap. Dopo che l’azionario si era mostrato resiliente durante l’estate, gli investitori hanno sollevato preoccupazioni riguardo alle valutazioni e alcuni sono convinti che l’equity stia prezzando uno scenario in cui tutto andrà alla perfezione senza alcun intoppo. Dato che la debolezza si è concentrata sui FAANG (Facebook, Apple, Amazon, Netflix e Alphabet), ci si potrebbe chiedere se il crollo segnali la fine della leadership dei titoli growth. Secondo David Eiswert, gestore del fondo T. Rowe Price Funds SICAV - Global Focused Growth Equity di T. Rowe Price, “la recente volatilità non rappresenta lo scoppio di una bolla azionaria, o più precisamente, di una bolla delle azioni growth. Stiamo assistendo invece a un ribilanciamento dell’’affollamento’ in alcuni dei titoli growth che hanno performato meglio negli ultimi mesi, spingendo il rally del mercato”.

“A fine primavera e inizio estate – rileva il gestore - il mercato ha iniziato ad accorgersi di una realtà che noi avevamo già riconosciuto fin dall’inizio della pandemia: certe società, concentrate principalmente nell’area growth, avrebbero ricevuto una forte spinta dalla crisi. Ciò ha avuto come insolita conseguenza il fatto che questi titoli abbiano sovraperformato prima, durante e dopo la crisi, se pur con il supporto di risultati migliori a livello di vendite, utili e flussi di cassa. Questo netto divario nei rendimenti economici dipende da diversi fattori, ma un aspetto fondamentale sono le caratteristiche di questo periodo, nel quale viene continuamente sbloccata una maggiore capacità produttiva, grazie alla spinta degli stimoli monetari e delle nuove tecnologie. Anche il deterioramento del ciclo ‘normale’ di crescita e inflazione e le nuove possibilità di monetizzare l’innovazione tecnologica hanno contribuito a creare questo contesto inusuale. Gli enormi stimoli monetari e fiscali e il fatto che la situazione non stia più peggiorando hanno sicuramente incoraggiato i flussi verso gli asset rischiosi e in particolare verso i titoli growth. La direzione dei flussi è stata spinta anche dalla crescita degli investimenti passivi, sommata a una concentrazione nell’indice azionario USA che non si era mai vista dal 1999, e dall’investimento fattoriale che ha privilegiato caratteristiche ‘momentum’ e growth. Si tratta di un contesto poco favorevole, che però abbiamo già visto e attraversato in passato”. 

“In generale – prosegue l’economista - le valutazioni non sono estreme a nostro avviso, ma in certe aree hanno raggiunto livelli costosi. Sebbene vi siano buone ragioni dietro l’espansione dei multipli a partire dai minimi raggiunti a marzo, siamo consapevoli della necessità di gestire i rischi legati alle valutazioni. In effetti, ultimamente abbiamo ridotto le posizioni in alcuni dei vincitori più chiari della pandemia, in particolare laddove le valutazioni erano aumentate tanto da diventare un rischio, come nel caso di Netflix. Siamo comunque convinti che Amazon e Facebook stiano ancora monetizzando il proprio modello di business meno di quanto potrebbero, considerando i recenti investimenti, che dovrebbero portare ad un aumento dei margini nei prossimi anni. Manteniamo una view costruttiva anche su Apple, dato il solido ciclo di uscite di nuovi prodotti in arrivo. Crediamo che l’attuale sell-off del mercato sia ‘sano’ e in un certo senso normale vista la resilienza dei mercati azionari nelle settimane precedenti. In un mondo ideale, ora assisteremmo al ritorno di un certo grado di dispersione e di ampiezza sul mercato come conseguenza di questo ‘terremoto’, dato che i periodi di volatilità tendono ad allontanare parte del capitale investito secondo criteri fattoriali”.

“Restiamo convinti – conclude Eiswert - che i periodi di crisi possano dare una forte spinta al cambiamento e stiamo riflettendo attentamente sul mondo post-Covid e sulle possibili implicazioni per i mercati e gli investitori. In qualità di investitori growth dobbiamo prestare attenzione alle condizioni estreme, ma allo stesso tempo cercare sempre di posizionare i nostri investitori dal lato giusto del cambiamento”.

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