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Carbon impact, l’approccio vincente per ripartire

9/25/2020 | Daniele Riosa

Paul Gurzal (La Francaise): “Questa filosofia favorirà le fonti energetiche di transizione o quelle aziende che stanno diversificando in direzione di un modello multi-energy”


“Il fondo La Française Carbon Impact 2026 investe in obbligazioni con diversi rating creditizi. Si è così avvantaggiato delle misure di supporto delle Banche centrali sui comparti sia investment grade che crossover e anche dall’allentamento delle misure regolamentari per i capital ratio delle banche (strumenti Tier2)”. Come spiega Paul Gurzal, head of corporate debt di La Francaise, in esclusiva per advisoronline.it, “la strategia è inoltre esposta alla ciclicità dell’high yield, che hanno beneficiato della crescente propensione al rischio degli investitori”.

“I mesi estivi – ricorda il gestore - sono stati contraddistinti ancora dal supporto continuo delle banche centrali, dall’annuncio di diversi piani di rilancio e anche dai dati macro (piccole e medie imprese, occupazione) superiori alle attese. Nel corso dell’estate, tutti i mercati hanno visto il proprio premio al rischio sotto pressione (25 agosto rispetto agli. ultimi giorni di giugno): lo spread dell’investment grade europeo è a 115bp (contro 149bp), lo spread dell’investment grade USA è a 130bp (contro 150bp), lo spread complessivo dell’High Yield BB è a 384bp (contro 474bp) e lo spread complessivo dell’High Yield B è a 611bp (contro 722bp). A sorpresa, i risultati del secondo trimestre sono stati positivi. Negli USA, l’83% delle dichiarazioni delle aziende ha superato le aspettative, mentre in Europa il dato è stato del 57%. I risultati delle banche, ovviamente meno brillanti, hanno riflettuto la pressione sui fondamentali per gli aumenti negli NPL e gli accantonamenti per possibili perdite che hanno impattato sugli utili”.

“Tuttavia - spiega l’economista - la liquidità non ne è stata colpita negativamente. I coefficienti patrimoniali sono solidi e in aumento, supportati dall’allentamento delle misure regolamentari per incoraggiare il recupero del settore. L’approccio carbon impact ha, strutturalmente, scarse interazioni con il settore del petrolio. Il settore dell’energia rappresenta il 13% dell’universo high yield USA ed è stato largamente responsabile dell’aumento dei tassi di default nel segmento sin dall’inizio della crisi. Alla luce delle revisioni al ribasso del prezzo del petrolio in futuro da parte delle grandi aziende petrolifere, è probabile che il settore continui a soffrire. La filosofia di carbon impact, invece, favorirà le fonti energetiche di transizione o quelle aziende che stanno diversificando in direzione di un modello multi-energy”.

Guardando oltre l’estate e in vista della pubblicazione dei dati del terzo e del quarto trimestre, “ci aspettiamo un perdurare della volatilità, a seconda della ripresa macroeconomica, che è essa stessa legata alle incertezze sui vaccini e al modo in cui sarà gestita qualsiasi seconda ondata del virus durante l’autunno e l’inverno del 2020. Nel settore dei corporate non finanziari, preferiamo investire nei settori difensivi per i rating creditizi più bassi, favorendo la ciclicità nelle aziende dai bilanci più solidi: i fallen angels, i crossover BB. Restiamo alla ricerca di opportunità che possano sorgere nel mercato USA, in dollari, sfruttando il basso livello raggiunto di recente dal cambio”.

Nel settore finanziario, “restiamo fiduciosi sui subordinati bancari che abbiamo in portafoglio: i subordinati finanziari (Tier2) offrono ancora ‘valore’ rispetto al settore corporate non-finanziario. Questa fiducia è particolarmente rinforzata dalla solidità dei livelli di liquidità delle banche dopo gli accantonamenti per il primo semestre. Bisogna inoltre monitorare l’agenda climatica – e soprattutto la sua inclusione nei piani per la ripresa globale. Ad oggi, sono stati stanziati 783 miliardi di dollari direttamente in relazione alla transizione energetica. Gran parte di questa somma viene dal recovery plan europeo, che allinea parte dei fondi a progetti in linea con il Green Deal”.

“Questo – conclude Gurzal - sosterrà aziende e Paesi che investono nel rinnovamento immobiliare, nello sviluppo tecnologico e nella rete di veicoli elettrici, così come nello sviluppo di nuove capacità in termini di energia rinnovabile”.

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