Durante l’estate ci sono stati molti avvenimenti che hanno influenzato il mondo emergente. Tra questi, la ripresa delle tensioni commerciali tra Stati Uniti e Cina. Ne abbiamo parlato con Stefano Franchi (nella foto), head of business development Italy di Gemway Assets.

 

Quali eventi hanno condizionato l’andamento dei mercati emergenti negli ultimi mesi? Nell’ultimo periodo abbiamo assistito a una ripresa delle tensioni commerciali tra Stati Uniti e Cina, iniziate nel 2017 quando l'amministrazione Trump ha imposto dazi sulle importazioni cinesi. Il Covid-19 ha avuto come conseguenza una caduta degli scambi internazionali. In giugno, meno della metà (46%) degli acquisti attesi a questo stadio erano stati realizzati da Pechino. A pochi mesi dalle elezioni presidenziali del 3 novembre, per le quali il presidente Trump sembra in difficoltà, l'accordo commerciale è una sfida importante. All'inizio di agosto, il presidente degli Stati Uniti ha rivelato divieti radicali sulle transazioni americane con il cinese Bytedance, proprietario di Tiktok, e Tencent, proprietario di Wechat. Inoltre, durante l'estate, ha annunciato attraverso i social network che intende vietare le quotazioni delle imprese cinesi negli Stati Uniti. In tal caso la guerra commerciale si sposterebbe verso i mercati finanziari.

 

Cosa si aspetta dopo le elezioni presidenziali americane? La relazione Sino-Americana si è notevolmente deteriorata dopo l'elezione del presidente Trump. Oggi i repubblicani e i democratici condividono la stessa necessità di irrigidire il loro atteggiamento verso la Cina. Notiamo che negli ultimi mesi Joe Biden ha assunto una posizione più ferma nei confronti della Cina per quanto riguarda i diritti umani e la concorrenza strategica tra i due paesi. Se eletto, potrebbe anche condurre una politica estera più aggressiva nei confronti della Cina, per far eco al sentimento anti-cinese che cresce negli Stati Uniti. Nonostante ciò, abbiamo una preferenza per il candidato democratico perché i temi di avvicinamento ci sembrano più probabili con la sua amministrazione. Tuttavia, Kamala Harris, futuro vicepresidente degli Stati Uniti in caso di una possibile elezione di Biden, sembra più aperta alla discussione con i suoi omologhi cinesi. 

 

In futuro continuerete a puntare sui mercati emergenti? Quando si parla dei mercati emergenti l'attore principale è la Cina. Il suo peso nell'indice MSCI Emerging Markets rappresenta il 42%. Gli altri due attori sono: Taiwan (12%) e Corea del Sud (11%). L'Asia settentrionale svolge un ruolo essenziale nella crescita economica dei paesi emergenti e la Cina rimane un mercato sicuramente molto attraente per qualsiasi azienda che desideri vendere i suoi prodotti. Anche se la guerra commerciale e la pandemia di Covid-19 hanno puntato il dito sui rischi potenziali legati ad una catena di approvvigionamento 100% cinese, non prevediamo cambiamenti radicali nel prossimo futuro. La Cina dovrebbe rimanere una destinazione di sourcing privilegiata. Il paese si distingue per l'eccellente infrastruttura, un ecosistema di produttori ben organizzato, una forza lavoro altamente qualificata e un quadro politico stabile. Questo ecosistema commerciale non ha ancora equivalenti in Asia. Inoltre, la Cina beneficia comunque di un piano di ripresa, specificamente a livello di infrastrutture. In questo contesto, i mercati emergenti si stanno comportando molto bene. Il calo del dollaro unito alla stabilizzazione di un certo numero di valute emergenti ha avuto un effetto positivo su questi mercati.