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Investimenti: il futuro è settoriale

9/28/2020

La pandemia da Coronavirus ha rafforzato questa tendenza nel mercato europeo, ecco alcune evidenze riportate da Cerulli Associates


Se la caduta dei mercati degli scorsi mesi non ha fatto distinzioni non possiamo dire lo stesso per la ripresa.

Il sell-off di marzo innescato dal diffondersi della pandemia da Covid-19 è stato mondiale e non ha guardato in faccia ai vari settori. La più recente ripresa invece ha visto delle importanti differenze. 

Secondo un recente report di Cerulli Associates i settori più vulnerabili agli effetti della crisi sanitaria (viaggi, tempo libero, turismo), direttamente o indirettamente a causa dell'indebolimento delle condizioni economiche, hanno avuto una ripresa lenta.

Alla fine di luglio 2020, il patrimonio gestito (AUM) dei prodotti specifici del settore in Europa ammontava a 474,9 miliardi di euro (564,3 miliardi di dollari), con un aumento costante dai 176,9 miliardi di euro del 2013.

 

Fabrizio Zumbo, direttore associato, European asset management research presso Cerulli, sottolinea che la rotazione settoriale è stata parte di un cambiamento secolare negli investimenti nell'ultimo decennio. Nel 2013, i fondi del settore immobiliare, energetico e finanziario detenevano collettivamente il 35% della quota di mercato di AUM. Alla fine di luglio 2020, questa cifra era scesa al 17% poiché gli investitori sono passati a investimenti guidati dalla tecnologia e di nuova età.

"La prevalenza delle aziende FAANG - Facebook, Amazon, Apple, Netflix e Alphabet (ex Google) - nella nostra vita quotidiana ha giocato un ruolo importante in questo cambiamento", afferma Zumbo. Attualmente, il 27% delle attività nei fondi a tema settoriale si concentra sui settori della tecnologia, della tecnologia dell'informazione e della biotecnologia. I fondi sanitari, la seconda categoria più grande con 56,4 miliardi di euro di patrimonio gestito, beneficiano di forti venti favorevoli come l'invecchiamento della popolazione in molte parti del mondo e i progressi della medicina.

 

Il report prosegue spiegando che i fondi per materie prime ed energia hanno attraversato un periodo difficile negli ultimi anni, con il loro patrimonio gestito in calo da 21,5 miliardi di euro nel 2013 a 15,1 miliardi di euro alla fine di luglio 2020, in parte a causa del calo del prezzo del petrolio legato al Covid-19 a marzo e la guerra dei prezzi tra Arabia Saudita e Russia. Anche i titoli finanziari hanno sofferto in un contesto di bassi tassi di interesse.

 

Alla luce di questi risultati dunque che cos'è che blocca l'adozione dei prodotto settoriali? La costruzione dei portafogli tradizinali, verrebbe da dire.

Sempre secondo Cerulli infatti la selezione dall'alto verso il basso dà la priorità alla copertura delle principali aree geografiche e classi di attività: l'attenzione al settore è qualcosa di secondario, in atto solo per garantire un'adeguata diversificazione. Tuttavia, questa mentalità potrebbe cambiare lentamente. "Un numero crescente di gestori multi-asset sta riservando spazio per investimenti settoriali o addirittura li utilizza come elementi costitutivi per costruire portafogli dal basso verso l'alto", conclude Zumbo.

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