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Volatilità, nemica o alleata?

9/30/2020 | Redazione Advisor

Molti investitori la temono perchè causa oscillazioni dei prezzi azionari, ma offre opportunità a chi investe nel lungo termine


La volatilità fa parte della moderna teoria dei portafogli e negli ultimi anni è diventata un importante indicatore di rischio, ma presenta anche alcuni vantaggi significativi. Elmar Peters, gestore team multi-asset di Flossbach von Storch AG, ne spiega le ragioni.

 

"La volatilità risulta sempre particolarmente elevata quando i prezzi sono già scesi" spiega Peters. "Prima di un crollo delle quotazioni, cioè quando le azioni presentano ancora valutazioni elevate che tendono a calare durante la crisi, le fluttuazioni sono spesso molto contenute. Questo fenomeno è ben visibile nell’andamento del CBOE Volatility Index (VIX), che misura l’intensità di oscillazione dei prezzi prevista per le azioni incluse nell’indice statunitense S&P 500". Poco prima che scoppiasse la crisi del coronavirus, il 20 febbraio, il VIX ha toccato il minimo di 16 punti, salvo poi risalire a un massimo di 83 punti il 17 marzo e ridiscendere da allora a circa 23 punti (aggiornamento al 20 agosto). Osservando il grafico decennale, il tracciato appare molto simile a quello della crisi finanziaria del 2008/2009. 

 

"Utilizzando la volatilità come metro di misura del rischio d’investimento, gli investitori giungono spesso alle seguenti conclusioni: se i prezzi sono bassi a seguito di un crollo dei corsi, è meglio liquidare le posizioni, perché la maggiore volatilità indica che l’investimento è diventato più rischioso. Secondo questa logica, vale invece la pena entrare sul mercato una volta iniziata la ripresa, perché un calo della volatilità implica un minor rischio. Anche in questo caso però si consiglia prudenza, perché a nostro avviso questo approccio ha poco senso dal punto di vista economico: d’altro canto, perché l’acquisto di un’azione, ad esempio, a 50 euro dovrebbe essere più rischioso che a 100 euro, se nel periodo in esame i fondamentali dell’azienda restano invariati?" si chiede Peters.

 

"Noi siamo dell’idea che investire denaro significhi sempre soppesare opportunità e rischi con la prudenza di un buon imprenditore" prosegue Peters. "Consideriamo un investimento rischioso solo se può causare una perdita totale del capitale o se compromette in maniera permanente il raggiungimento dell’obiettivo prefissato. Ecco perché la volatilità non è un criterio adatto a valutare questo (vero) rischio". In sintesi, il rischio di perdita è più importante delle oscillazioni dei prezzi.

 

"Nella valutazione del rischio legato alla volatilità, l’orizzonte d’investimento svolge un ruolo cruciale: in sostanza, la volatilità è nemica degli investitori a breve termine, ma alleata di quelli con un orientamento di lungo periodo. A chi può permettersi di attendere qualche anno, le fluttuazioni temporanee dei prezzi offrono la possibilità di accedere al mercato a condizioni favorevoli – e persino di spuntare un buon prezzo di vendita. In altre parole, chi investe il proprio patrimonio a lungo termine può dimenticarsi della volatilità, che spesso non fa altro che esasperare l’effettivo rischio a breve termine".

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