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Mercati, tre possibili scenari economici

10/12/2020 | Lorenza Roma

Come si evolverà la situazione economica nel corso dei prossimi 5 anni? Le previsioni di Robeco


La domanda più gettonata tra gli investitori in questo periodo è "cosa succederà ai mercati nei prossimi mesi"? Peter van der Welle, strategist global macro team di Robeco, evidenzia tre possibili scenari macroeconomici che si potranno delineare nel corso dei prossimi 5 anni. Per farlo si basa su quattro elementi fondamentali: la risoluzione della crisi sanitaria, l’alleggerimento della crisi in corso, la gestione della domanda aggregata ed il superamento degli inevitabili fallimenti politici lungo il percorso. "L’efficacia con cui questi quattro elementi di base verranno effettivamente implementati determinerà in larga parte anche il tipo di ripresa economica per i paesi e le regioni, nonché il comportamento dei mercati", spiega lo strategist.

 

Nel primo scenario di base, "Finanziatori fiscali credibili", la ripresa post-pandemia inizia in maniera diseguale, dal momento in cui il divario esistente tra i settori tecnologici con un basso grado di servizi in presenza ed i settori che non possono far leva su un’ulteriore digitalizzazione si amplia ulteriormente. "Le piccole imprese, soprattutto quelle operanti nel settore del tempo libero e dell’ospitalità, riescono a recuperare solo in parte, lasciandosi dietro una lunga scia di ristrutturazioni ed insolvenze", precisa Peter van der Welle. "Tuttavia, prevediamo che i settori che offrono servizi in persona recupereranno in modo significativo dopo il 2022, poiché i vaccini anti Covid-19 saranno in grado di garantire l’immunità di gregge, consentendo una ripresa meno frammentata e asincrona. Alla fine del 2025, la crescita riuscirà a raggiungere il trend di lungo periodo, mentre l’inflazione nei mercati sviluppati aumenterà fino al 3% negli Stati Uniti entro il 2025", aggiunge lo strategist.

 

Nel secondo scenario ottimistico, "Una ripresa che riecheggia quella degli anni ’70", la crescita economica mantiene lo slancio dopo il rimbalzo iniziale del 2021. La prima fase, che risolve la crisi sanitaria, ha maggiore successo. Questa fase viene gestita meglio rispetto al caso base, poiché l’esempio europeo dell’adozione di misure preventive mirate a mantenere i lavoratori occupati più a lungo viene adottato su scala più larga. Diversamente dallo scenario di base, il paradosso della parsimonia, ovvero un risparmio eccessivo che inibisce la ripresa della domanda aggregata, non trova più applicazione. La ripresa del mercato del lavoro appare robusta ed i tassi reali molto bassi incoraggiano un risparmio negativo (“dissaving”) da parte di famiglie e imprese, mentre l’economia si rafforza.

 

Nel terzo scenario pessimista, "La grande stagnazione da Covid-19’", le crepe nell’economia globale diventano sempre più ampie. La pandemia è a malapena tenuta sotto controllo, con battute d’arresto nella ricerca di un vaccino a causa di mutazioni inaspettate del virus. La distribuzione di un vaccino efficace viene quindi ritardata fino al 2022. Gli attori economici rimangono in modalità di crisi, mentre nel tira e molla tra lockdown e riaperture il primo sembra essere favorito. Il kit degli strumenti di sostegno si esaurisce, e si prospetta un fiscal cliff prima che si possa avviare una ripresa autosufficiente. Con l'esaurimento dello spazio di politica fiscale e monetaria in alcune parti dell'economia globale, un'altra recessione prende piede. Questo percorso a forma di W è seguito da una stagnazione. Temi come l’eccesso di indebitamento da parte delle imprese, l’aumento delle disuguaglianze di reddito e l’erosione della fiducia nelle istituzioni e nella geopolitica sono fattori di rischio che avrebbero tipicamente causato una recessione classica, indipendentemente dalla crisi da Covid-19, ma tuttavia sono ancora presenti ed aggravati dalla pandemia. Il ruolo delle banche centrali come finanziatori fiscali fallisce, in un contesto di crescita dei consumi più bassa a causa di forti spinte disinflazioniste, di un deleveraging forzato e di un minore “effetto ricchezza”. Ne consegue un periodo prolungato di disinflazione ed una crescita reale molto bassa.

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