La nuova boutique finanziaria è il risultato del percorso...

16/10/2020
La Cina è la locomotiva del momento. L'analisi
di Daniele Riosa
Highlights- Secondo il wealth management di Banca del Piemonte “la domanda interna di Pechino si mostra in forma e questo rappresenta un buon segnale per l'economia”

Il report settimanale dei mercati proposto dal wealth management di Banca del Piemonte si concentra su alcuni aspetti dell’attualità economica, politica e finanziaria tra cui le elezioni USA e l’impatto sul dollaro, il piano di stimoli e i trend dei defaults negli Stati Uniti e sulla crescita cinese. Vediamoli punto per punto.
Elezioni USA e impatto sul dollaro
Si consolida il vantaggio di Biden nella corsa alla presidenza USA, superando i 10 punti, ed aumenta la probabilità di conquistare Camera e Senato dando luogo al cosiddetto "clear sweep" (o Blue wave). Il mercato, come ripetiamo da un po', vede in questo risultato un ridotto rischio di contestazioni, e la “garanzia” di un nuovo enorme pacchetto di stimolo fiscale in arrivo a gennaio, tale da ridare forza alla crescita economica e agli utili aziendali. Nel frattempo, la Fed potrà fare da ponte supportando il ciclo ed i mercati con eventuali ulteriori misure. L’aumentata probabilità di vittoria di Biden potrebbe portare in dote una debolezza del dollaro; i canali attraverso cui si manifesterebbe l’impatto del candidato sulla valuta sono diversi: 1) maggiore spesa pubblica ed incremento dei “twin deficits” (commerciale e di bilancio); 2) una Fed più accomodante per supportare il finanziamento dell’ingente spesa pubblica; 3) il rimbalzo economico che provoca una generale reflazione del sistema, con capitali in uscita dagli USA verso rendimenti più attraenti.
Cos’è successo poi nelle ultime ore? La situazione sul Coronavirus in Europa ha continuato a deteriorarsi con casi in rapida crescita quasi ovunque (con tassi spesso fuori controllo) insieme a ospedalizzazioni e decessi. Col deterioramento della situazione sono cambiate drasticamente le reazioni degli Stati: da misure specifiche di distanziamento sociale e lockdown parziali istituiti in Olanda, Catalonia e Irlanda del Nord, si è passati al coprifuoco in 9 città francesi dalle 21 alle 6 per 4 settimane (Francia in stato di emergenza nazionale da sabato) e chiusure di bar e ristoranti in altre zone. Difficile che si ritorni a situazioni di lockdown totale come quelle viste a marzo-aprile, ma tanto è bastato ai mercati per spaventarsi. Esiste però un aspetto positivo da considerare: in Spagna, dove la seconda ondata ha colpito con due settimane di anticipo, le misure stanno funzionando e la situazione sta tornando gradualmente sotto controllo (norme rigide di distanziamento) con i decessi assai lontani da quelli della primavera. Anche nel Regno Unito la situazione migliora. Per questo motivo al momento la reazione sui mercati si sta assorbendo senza grossi traumi.
Piano di stimoli e trend dei defaults negli USA
Negli USA, tuttavia, continua a tenere banco la discussione sul nuovo piano di stimoli all’economia. La situazione si può riassumere grosso modo così: Trump, assai indietro nei sondaggi, sta premendo per varare un pacchetto che vada addirittura oltre gli 1.8 trilioni $ presentati in precedenza ma incontra sia la resistenza interna dei Repubblicani stessi al Senato (che non vogliono votare un grosso pacchetto ma limitarsi ad aiuti per 500 mld senza fare regali ai Dem) sia quella dei Democratici, desiderosi di accollare agli avversari la responsabilità del mancato accordo e di non fare nulla entro novembre a meno di un piano talmente grande da configurarsi come assoluta vittoria per loro.
I Repubblicani al Senato, a questo punto, preferiscono tenere la maggioranza lì puntando sull’unica battaglia che potrebbero vincere e abbandonando Trump al suo destino (dando per scontata la sua sconfitta). La conseguenza è che quasi certamente (come ammesso da Mnuchin) non si avrà nessun piano di stimolo entro gennaio (insediamento del nuovo presidente) e questo stallo ha un po' pesato in settimana sui mercati. Un’altra fonte di preoccupazione è la costante crescita dei defaults negli USA: non sembra un trend altamente preoccupante, ma tenendo presente tutto il supporto messo in piedi dalla FED con i suoi schemi di finanziamento e di acquisto dei loans, pare trattarsi di aziende che non sono state travolte da crisi di liquidità ma di business che sono scomparsi a dispetto di tutta la liquidità iniettata nel sistema come conseguenza della pandemia.
Cina, la migliore locomotiva al momento
I mercati cinesi si confermano in un discreto momento, supportati da un paio di catalyst: 1) la PBoC ha eliminato la riserva obbligatoria del 20% per gli operatori che utilizzavano derivati di speculazione sul cambio; la norma aveva origine nella volontà di abbassare la pressione ribassista sullo yuan (si vendevano derivati di copertura) ed ora il dietrofront è interpretato come mossa tendente a frenarne l’apprezzamento (indice di buon stato di salute dell’economia e di allentamento delle condizioni finanziarie interne); 2) il presidente Xi potrebbe varare un piano di riforme e di apertura dell’economia, volto a trasformare il sud del paese in un gigantesco hub globale della tecnologia. Sul fronte macro, segnaliamo la bilancia commerciale cinese di settembre, che ha mostrato un discreto calo del surplus (257bln vs 419 attesi) grazie ad esportazioni cresciute in linea con le attese (+9.9% da prec +9.5%) a cui si è contrapposta un’esplosione delle importazioni (+13.2% vs stime per +0.4%). Il dato di import è stato gonfiato dalla tarda festività autunnale, che ha permesso più attività a settembre, e dall'incombente embargo di semiconduttori a Huawei, che ha portato ad anticipare gli acquisti. Ma comunque la domanda interna si mostra in forma, ed è un buon segnale per l'economia. In ambito europeo, grossa sorpresa da parte della produzione industriale italiana di agosto (+7.7% da prec +7% e vs attese per +1.4%). Il dato anno su anno è praticamente tornato in pari. Meno entusiasmante il dato francese (+1.3% da prec +3.8% e vs stime per +1.7%). Pessimo anche il dato di PIL mensile di Agosto UK, uscito meno della metà delle attese (+2.1% vs +4.6% stimato).
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