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Elezioni USA, le infrastrutture saranno le vere vincitrici

10/20/2020 | Daniele Riosa

Araujo (M&G Investments): “Qualunque sia l'esito del voto, il loro cattivo stato e il basso prezzo delle rinnovabili dovrebbero incoraggiare gli investimenti a lungo termine nell'asset class”


“L'aumento della spesa per le infrastrutture è stato un elemento chiave dei pacchetti di stimolo fiscale in Europa, Cina e Giappone, molto meno negli Stati Uniti, ironia della sorte, l’America è il Paese che ne ha probabilmente più bisogno”. Sotto questo aspetto, come spiega Alex Araujo, gestore del fondo M&G (Lux) Global Listed Infrastructure, M&G Investments, “la grande necessità di ripristinare, modernizzare ed espandere le malconce infrastrutture americane è uno dei pochi punti che accomuna Repubblicani e Democratici. Il fatto che Donald Trump non sia stato in grado di realizzare durante la sua presidenza il tanto auspicato piano infrastrutturale è stato fonte di frustrazione per entrambe le parti".

“Le infrastrutture – continua il manager - svolgono un ruolo cruciale in quanto costituiscono la spina dorsale dell'economia statunitense, eppure un prolungato periodo di sottoinvestimento nei servizi essenziali, dall'acqua e dall'elettricità alle autostrade e agli aeroporti, ha reso vulnerabili questi asset così strategici. Secondo l'American Society of Civil Engineers, nel 2019 gli Stati Uniti hanno speso solo il 2,5% del PIL nelle infrastrutture, in calo rispetto al 4,2% degli anni Trenta. Si stima che il deficit di investimenti in infrastrutture tra il 2016 e il 2025 raggiungerà i 2.000 miliardi di dollari. La spesa pubblica per le infrastrutture dei trasporti e dell'acqua è in calo da diversi decenni, e nel 2017 ha raggiunto il minimo storico, dopo 55 anni, come percentuale sul PIL. Non si tratta di un semplice inconveniente, ma di un problema di sicurezza pubblica. Casi di acqua potabile non sicura, congestione del traffico ad alto tasso di inquinamento e di infrastrutture stradali in decadimento evidenziano la necessità di investimenti tempestivi”.

Per l’esperto “c'è un'altra ragione chiave per cui le infrastrutture sono in cima all'agenda presidenziale: i lavoratori sono elettori. Le infrastrutture sono un settore d'impiego chiave nell'economia più grande del mondo. I 17,2 milioni di persone impiegate nel comparto rappresentano circa il 12% dell'intera forza lavoro statunitense, più che nei settori della vendita al dettaglio, dell'istruzione o dell'industria manifatturiera. Sostenere e creare posti di lavoro sarà fondamentale per la ripresa economica e le infrastrutture rivestono un ruolo centrale, un altro punto che mette d’accordo i due partiti politici contrapposti”.

“L'aumento della spesa per le infrastrutture negli Stati Uniti – sottolinea l’analista - fornisce un potenziale vento a favore per tutti i segmenti di questo mercato. Detto questo, le attrattive dell'asset class non dipendono dalla realizzazione concreta dei programmi infrastrutturali statunitensi. Energia rinnovabile, trasporti a zero emissioni, connettività digitale, gestione dell'acqua e dei rifiuti, cambiamenti sociali e demografici sono tutti trend strutturali duraturi. Prendiamo le infrastrutture digitali, ad esempio, la cui importanza critica è venuta alla ribalta durante l'isolamento, visto che milioni di persone sono state costrette a lavorare a distanza e a trascorrere il proprio tempo libero a casa. Che le infrastrutture digitali siano presenti o meno nei pacchetti di stimolo fiscale, la proliferazione di dati in un mondo sempre più digitale comporta la necessità crescente di torri per le telecomunicazioni e di data center”.
 

“Crediamo fermamente che le infrastrutture quotate possano beneficiare dei potenti trend strutturali che guideranno la crescita nei decenni a venire, indipendentemente dall'esito delle elezioni USA. A nostro avviso, questo significa opportunità a lungo termine per le società di infrastrutture e per ii loro investitori”, conclude Araujo.

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