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Elezioni USA, alleggerire l’esposizione sull’azionario

10/27/2020 | Daniele Riosa

Calef (Notz Stucki): “Abbiamo osservato che l’esito del voto non ha mai portato a prolungate fasi ribassiste sui mercati, ma nei prossimi due mesi ci potrebbe comunque essere volatilità”


“In tema di politica estera nel corso degli ultimi quattro anni, oltre ad aver visto una certa ostilità rispetto alle cooperazioni internazionali (si veda per esempio l’uscita dall’Accordo di Parigi sul clima oppure il recente dietrofront fatto nei confronti dell’OMS), Trump si è distinto per l’aver adottato una politica economica protezionistica, soprattutto nei confronti della Cina”. Tale politica, come spiega Giacomo Calef, country manager di Notz Stucki, “si è concretizzata con una battaglia a suon di dazi, che ha causato oltretutto ondate di volatilità sui mercati, poiché gli investitori temevano l’arrivo di una recessione”.

“Poi – rileva il manager - le tensioni con Pechino non si sono fermate neanche di fronte alla pandemia, dato che le autorità cinesi sono state accusate di una cattiva gestione della delicata situazione epidemiologica, e lo scorso agosto Trump ha emesso l’ordine esecutivo indirizzato a TikTok per la vendita delle proprie attività negli USA, con l’obiettivo di salvaguardare la supremazia tecnologica. Tuttavia, la crisi pandemica porterà ad un restringimento tra il divario economico delle due superpotenze, pertanto, in caso di vittoria alle presidenziali, il tycoon potrebbe esercitare meno potere nei confronti della Cina. E ciò non esclude che, come conseguenza, possa tornare a rivalersi sull’Europa, a cui tempo fa aveva minacciato di imporre dazi sulle importazioni provenienti dal settore automobilistico, che ricopre un ruolo cruciale per l’economia del Vecchio Continente”.

Ma oltre a Cina ed Europa, “un altro fronte su cui Trump si è battuto negli ultimi anni è quello del petrolio, la cui situazione è particolarmente delicata in questo periodo, poiché la crisi del settore petrolifero USA ha già portato a fallimenti e perdite di posti di lavoro. In questo caso il rivale principale è rappresentato dalla Russia, che nella scorsa primavera, nonostante l’abisso del Brent, aveva alzato i toni contro l’Arabia (si precisa che Arabia Saudita e Russia sono i membri principali dell’OPEC+) rifiutando di tagliare la produzione per favorire un rialzo dei prezzi del petrolio, che lo scorso Aprile erano completamente crollati”.

Quale poteva essere la ragione? “Si pensa che la Russia volesse approfittare della situazione per minare alla sostenibilità dello Shale Oil americano. Pertanto, l’ultima mossa di Trump è stata quella di avvicinarsi all’Arabia Saudita, spingendo per una pace strategica con Israele, in modo da avere un alleato influente sulla formazione dei prezzi del Brent”.

“In ogni caso, abbiamo osservato che l’esito delle elezioni USA non ha mai portato a prolungate fasi ribassiste sui mercati, ma nei prossimi due mesi ci potrebbe comunque essere volatilità, quindi si potrebbe alleggerire l’esposizione sul comparto azionario e portare a casa i guadagni ottenuti in questo movimentato 2020”, conclude Calef.

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