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State Street Global Advisors: è il momento per realizzare business model sostenibili

10/29/2020 | Marcella Persola

Rob Walker, Global Co-Head of Asset Stewardship, State Street Global Advisors racconta le attività di stewarship e di engagement del gruppo e come la pandemia sta cambiando..


State Street Global Advisors, ha pubblicato recentemente la sua Proxy Season Review 2020, che descrive in modo dettagliato la sua attività di stewardship e di engagement svolta dal gruppo. Durante la stagione di delega 2020, il team di State Street Global Advisors ha votato 113.595 proposte in 70 paesi per conto dei clienti e ha svolto attività di engagement con 409 società. Tra le principali aree di intervento vi sono state: la risposta e la resilienza delle aziende di fronte a COVID-19, l'integrazione del sistema di punteggio R-Factor TM ESG di State Street Global Advisors e l'espansione della campagna Fearless Girl per la diversità di genere. Inoltre il gruppo ha integrato il Proxy Season Review con un nuovo rapporto inaugurale sul clima, che sarà pubblicato annualmente e che fornisce un'ulteriore informazione sulle attività di voto e di coinvolgimento del team nelle attività di stewardship relative al clima.

 

Ma è cambiata l'attività di engagement e stewardship con la pandemia? Ne abbiamo parlato con Rob Walker, Global Co-Head of Asset Stewardship, State Street Global Advisors per fare il punto sull’attività del gruppo.

 

Ci può spiegare che cosa è l’R-Factor e come è utilizzato nell’attività di engagement e voting?

State Street Global Advisors ha lanciato R-Factor per fornire un sistema di scoring trasparente, che misura le performance delle attività operative e della governance di un’azienda in relazione alle sfide ESG finanziariamente rilevanti per il settore di appartenenza. Il sistema di scoring R-Factor genera punteggi ESG di sintesi per le società quotate utilizzando diverse fonti di dati e si fonda su criteri di rilevanza trasparenti e consolidati, definiti dal Sustainability Accounting Standards Board (SASB), e sui codici di corporate governance. A partire da quest’anno, abbiamo iniziato ad agire concretamente contro i membri del consiglio di amministrazione delle aziende quotate incluse negli indici S&P 500, FTSE 350, ASX 100, TOPIX 100, DAX 30 e CAC 40 che presentano punteggi R-Factor deludenti e che non sono riusciti a presentare una strategia articolata per migliorare il loro punteggio. Quando riscontriamo la mancanza di impegno dell’azienda nel migliorare le pratiche di disclosure o le performance relative alle questioni ESG rilevanti dal punto di vista finanziario, ci opponiamo alla rielezione del consigliere indipendente del consiglio di amministrazione. Nel secondo trimestre del 2020, 14 emittenti che presentavano punteggi R-Factor bassi hanno indetto le assemblee degli azionisti. Abbiamo chiesto un impegno da parte di queste aziende e abbiamo supportato quelle che hanno dimostrato la volontà di voler migliorare il proprio scoring. Successivamente ci siamo opposti all’elezione dei consiglieri di 9 delle 14 aziende (64%). Di queste, cinque società (55%) si trovavano negli Stati Uniti e quattro (45%) nel Regno Unito.

 

Quali sono i progressi ai quali avete assistito sul tema climate change grazie alla vostra attività di engagement con le società?

Nella prima metà del 2020 abbiamo continuato attivamente la nostra attività di engagement con le aziende in tema di cambiamento climatico, sottoscrivendo 72 impegni legati al clima. Abbiamo scoperto che la maggior parte delle aziende sta rispondendo alle raccomandazioni della TCFD (Task Force on Climate-related Financial Disclosure), che è diventata un quadro di riferimento ampiamente accettato dalle aziende per la valutazione e il reporting del rischio climatico. A nostro avviso si tratta di un positivo passo avanti che, nel tempo, contribuirà a mitigare il rischio climatico in una parte significativa dei nostri portafogli. Tuttavia, nonostante siano stati registrati dei progressi, riteniamo che la velocità con cui questi si verificano non sia commisurata alla gravità della sfida. Per questo motivo continuiamo a incoraggiare le aziende a condividere le strategie messe in atto per affrontare sia i rischi climatici sia le opportunità attraverso l’impegno e il voto sulle proposte degli azionisti.

 

Come è cambiata, se lo è, la vostra attività di engagement nel corso della pandemia?

Con l’intensificarsi dell’impatto sanitario, sociale ed economico della pandemia di COVID-19 nella prima metà del 2020, molti investitori hanno spostato la loro attenzione dalle questioni ESG a lungo termine legate alla sostenibilità e a questioni economiche più immediate. La pandemia ha evidenziato le conseguenze che i rischi sistemici possono avere sui mercati finanziari globali e riafferma l’importanza di dare priorità alle minacce sistemiche, come il cambiamento climatico, attraverso il nostro programma di stewardship. Dallo scoppio della pandemia ci siamo messi in contatto con 150 aziende a livello globale, in vari mercati e settori, per capire come hanno affrontato la crisi e posizionato il loro business per il futuro. La pandemia di COVID-19 ha dimostrato come una crisi sanitaria globale possa diventare una profonda questione sociale. Di conseguenza, abbiamo intensificato la nostra attenzione sul capitale umano, la salute dei dipendenti, la sicurezza, l’uguaglianza, la diversità e l’inclusione. Abbiamo incoraggiato le aziende in cui investiamo a esprimere in maniera esaustiva quali potrebbero essere gli impatti della pandemia sul loro approccio a questi temi così rilevanti nell’ambito della loro strategia di business di lungo periodo. Riteniamo che le aziende dovrebbero prendere in considerazione la possibilità di ridistribuire le competenze attraverso percorsi di “reskilling” e “upskilling” per i propri dipendenti. Le aziende potrebbero anche avere bisogno di rivalutare la propria missione, la propria cultura e i portafogli per realizzare business model più sostenibili nello scenario post-pandemico. Siamo fiduciosi che le aziende proiettate verso il futuro e con forti pratiche ESG sfrutteranno questa crisi come un’opportunità per reinventarsi.

 

Secondo alcuni la pandemia ha rallentato l’avanzamento di alcuni degli obiettivi per lo sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite. Cosa ne pensate?

Crediamo che gli investitori continueranno a dare priorità agli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’ONU sui quali possono agire direttamente attraverso i loro sforzi di stewardship, come la climate action e l’uguaglianza di genere. Inoltre, crediamo che l’aumento dell’importanza e della rilevanza delle questioni sociali registrato a seguito della pandemia si tradurrà anche in maggiori progressi degli SDG a loro connessi.

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