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Eurozona, la ripresa rallenterà quest'inverno

10/30/2020 | Lorenza Roma

T. Rowe Price analizza gli effetti della seconda ondata in Europa sulle relative economie


Con una seconda ondata di casi di Covid-19 in molti paesi, la ripresa dell’Eurozona resta incerta e sono diversi gli scenari possibili. Secondo Tomasz Wieladek, international economist e Ivan Morozov, sovereign credit analyst di T. Rowe Price, l’approccio dei lockdown mirati o intelligenti potrebbe portare a una crescita dello 0% nel quarto trimestre del 2020 e nel primo del 2021, ma la situazione è in continua evoluzione e le previsioni potrebbero cambiare. Se il virus si diffonderà a tassi molto elevati, l'approccio dei lockdown intelligenti sarà l’opzione più semplice per i governi. Imponendo restrizioni ad alcune attività, come bar e ristoranti, e agli incontri allargati, ma lasciando le aziende aperte, questo approccio dovrebbe permettere un certo controllo sul virus ma con un impatto economico minore. In Europa diversi paesi hanno adottato misure simili. Resta da vedere se questo approccio basterà a ridurre il numero di casi quando la diffusione sarà già su livelli esponenziali.

 

Se ci saranno deviazioni dalla previsione di una ripresa a ‘V’, la BCE probabilmente continuerà a optare per ciò che ha già funzionato: più misure di stimolo, probabilmente attraverso un’espansione del PEPP. Dopo l’esperienza di marzo, la BCE sa che agire rapidamente funziona e che la flessibilità intrinseca al PEPP è riuscita a stabilizzare i mercati finanziari. Tuttavia il recovery fund è stato reso possibile dalla portata dello shock inaspettato della pandemia, dalla presidenza di Angela Merkel all’UE, dalla necessità di dimostrare solidarietà verso i paesi più colpiti e dai ‘rebate’ concessi ai paesi nordici. Ad oggi, l’adozione della relativa legislazione nei 27 paesi è in corso. Secondo la view degli esperti di T. Rowe Price, a meno che i decessi in Europa non comincino ad aumentare allo stesso ritmo di marzo, un accordo politico per maggiori stimoli è improbabile per ora.

 

Il peggioramento delle stime economiche si tradurrà inevitabilmente in deficit più ampi, probabilmente superiori al 10% rispetto al Pil nei principali paesi dell’Eurozona, anche se le economie continuassero la ripresa senza interruzioni. "Ci aspettiamo che la Francia sarà l’economia più colpita dell’Eurozona quest’anno, con un deficit del 15% rispetto al Pil, seguita dalla Spagna. Italia e Germania dovrebbero cavarsela meglio, con deficit dell’11% circa rispetto al Pil, soprattutto grazie a un gettito fiscale finora migliore del previsto", spiegano gli esperti. "Se dovessimo vedere una seconda ondata di lockdown su scala nazionale, gran parte dei deficit resterà ugualmente elevato nel 2021, e potrebbe addirittura aumentare se saranno necessarie ulteriori forme di supporto. Finanziare disavanzi così ampi senza il supporto della banca centrale sarà molto difficile per gran parte dei paesi, ci aspettiamo che in tal caso la BCE estenderà il suo programma", aggiungono Wieladek e Morozov.

 

 

Le agenzie di rating probabilmente non ridurranno le stime sul debito sovrano dell’Eurozona almeno fino alla fine dell’anno, o all’inizio del 2021. Quando lo faranno, Francia e Spagna saranno soggette a un rischio di downgrade più elevato rispetto all’Italia. Il debito italiano ha già rating BBB e probabilmente non verrà ridotto ulteriormente, grazie al supporto della BCE e del recovery fund. Francia e Spagna hanno rating superiori rispetto all’Italia e ciò implica che le agenzie avranno modo di rivederli al ribasso se le due economie non riusciranno a offrire piani di consolidamento di medio termine. "È possibile che se ciò dovesse verificarsi i bond francesi e spagnoli sottoperformeranno, ma l’impatto generale non sarà probabilmente molto ampio. Probabilmente l’euro si manterrà stabile rispetto al dollaro nello scenario dei lockdown intelligenti, dato che l’Europa continua a gestire il virus meglio che gli USA e gode di una fiducia più solida da parte di imprese e consumatori. Mentre in caso di lockdown nazionali o comunque notevoli, l’euro potrebbe tornare su livelli di cambio di 1,10 o 1,15 rispetto al dollaro", concludono gli esperti.

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