Una percentuale sempre più ampia di investitori e asset allocator ritiene che la considerazione dei fattori ESG possa fornire migliori rendimenti aggiustati per il rischio nel lungo termine, non solo nel caso di asset manager che offrono specificatamente prodotti sostenibili. Lo rileva l’ultima ricerca di Cerulli Associates “US Environmental, Social and Governance Investing 2020: Shifting Environmental and Social Systems Push Asset Managers to get more Responsible”, secondo cui la stragrande maggioranza (88%) degli asset owner attribuisce almeno una moderata importanza agli asset manager con capacità ESG e il 77% dei consulenti in materia di investimenti lo considera almeno molto importante.

 

Nove dei primi 10 asset allocator utilizzano un processo di valutazione ESG formale o tengono conto di considerazioni ESG come parte della raccomandazione generale del gestore. Allo stesso modo, più di un terzo (39%) dei proprietari di asset istituzionali valuta i gestori degli investimenti in base al loro approccio di integrazione ESG. Più della metà (54%) degli asset owner intervistati incorpora considerazioni ESG nel processo decisionale di investimento per allineare gli obiettivi di investimento ai valori delle organizzazioni. Altri motivi citati includono l'attenuazione del rischio (45%), che riflette l'interesse delle parti interessate (44%) e il dovere fiduciario (43%).

 

Gli asset allocator danno la massima priorità ai gestori che hanno un processo di integrazione ESG. "Gli allocatori stanno valutando la capacità degli asset manager di valutare il rischio e le opportunità associati a considerazioni ESG rilevanti e di applicarle a un solido processo decisionale di investimento", osserva Michele Giuditta, cfa di Cerulli. Secondo la ricerca, esattamente due terzi degli asset owner intervistati hanno un processo di integrazione ESG e prendono in considerazione i fattori ESG nella selezione degli asset manager.

 

Gli asset owner danno la massima importanza agli asset manager che sono impegnati sul fronte della cultura e della diversità (34%). "Gli investitori stanno scavando più a fondo nelle politiche e pratiche di diversity e inclusione dei gestori patrimoniali, raccogliendo metriche sulla composizione razziale, etnica e della diversità di genere nelle aziende, in particolare tra i ruoli di leadership senior", secondo Giuditta. "Molte organizzazioni richiedono numeri e trasparenza sullo stato attuale e sullo stato futuro desiderato per poter monitorare i progressi", aggiunge. Altri criteri utilizzati per valutare i manager includono la qualità dell'approccio di integrazione ESG (29%), la responsabilità della leadership senior (28%), i set di dati per informare le decisioni (26%) e i registri di active ownership (25%).

 

Per aiutare a mantenere l'attività esistente e ottenere nuovi mandati, i manager devono dimostrare coerenza e impegno a livello aziendale. "Il numero di investitori che prendono in considerazione i criteri ESG come parte del processo di selezione (e deselezione) dei gestori è costantemente aumentato negli ultimi cinque anni", afferma Giuditta. "I manager che sponsorizzano le proprie capacità ESG devono dimostrare coerenza e impegno a livello di impresa, fornendo prove di come la loro azienda incorpori i criteri ESG e fornendo trasparenza nelle iniziative di active ownership - voto per delega, coinvolgimento e attività di risoluzione degli azionisti - per mostrare l'allineamento con le convinzioni e valutazioni dichiarate", conclude.