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Investitori e tech USA, la love story non è finita

11/4/2020

Con un rendimento dei free cash flow pari al 3,2% e tassi di crescita superiori alla media le azioni del Nasdaq 100 non sono sopravvalutate. L’analisi del Centro Studi BG Saxo


La relazione “amorosa” tra gli investitori e le azioni del comparto tecnologico dura da circa un decennio e negli ultimi anni si è intensificata, in particolar modo nell’ultimo periodo, grazie alla resilienza mostrata nei confronti della pandemia in corso. All’indomani delle trimestrali delle big tech USA, ovvero Apple, Amazon, Google e Facebook, che hanno comunicato risultati sostanzialmente positivi ma che il mercato non ha valutato abbastanza bene, ci si può chiedere se il feeling degli investitori verso questo segmento sia vicino alla fine.

 

Secondo il Centro Studi BG Saxo la risposta è negativa. “Nonostante la delusione iniziale per i risultati delle società tech, complessivamente l’EPS sull’indice S&P 500 del terzo trimestre è ora di 32,64 dollari, in aumento del 35% trimestre su trimestre, battendo qualsiasi stima” spiega Peter Ganry. “La stagione degli utili del terzo semestre è stata positiva e migliore di quanto ci si aspettava, ma i recenti dati sul PIL americano ed europeo hanno mostrato che il rimbalzo va bene ma che siamo ancora un po' lontani dal punto in cui eravamo prima della pandemia. Secondo le stime degli analisti, l’indice S&P 500 non raggiungerà il livello degli utili del quarto trimestre del 2019 fino al secondo trimestre del 2021, in allineamento con l’economia complessiva misurata dal PIL”.

 

“Quando la tensione derivante da questi risultati trimestrali si sarà calmata e i ribassisti avranno avuto la loro ribalta sui media, la realtà sarà svelata a molti investitori” prosegue Ganry. “E la realtà è che le società del Nasdaq 100 non sono così sopravvalutate se si pensa che hanno un rendimento del free cash flow del 3.2%, storicamente robusto anche in cicli economici difficili ed è uno dei pochi segmenti in grado di fornire un tasso di crescita superiore alla media per quanto riguarda i ricavi e i flussi di cassa. Inoltre, se si confronta questo 3,2% con il rendimento delle obbligazioni investment grade al momento disponibili sul mercato, sembra ragionevole rispetto agli standard storici”.

 

“Siamo abbastanza certi che gli investitori saranno nuovamente attratti da questi titoli e che il Nasdaq 100 non ha ancora esaurito il carburante, come invece sostiene David Einhorn. Rispetto alla sua idea sui titoli tech, ossia che si tratti di una bolla, diamo più peso agli effetti di combinazione, gli effetti di rete tra molte società del Nasdaq 100 e il continuo sostegno da parte dei governi e delle banche centrali, e crediamo che possano portare questo boom azionario ancora più in alto rispetto ai livelli attuali, prima che avvenga il reset. Ma come per qualsiasi altra cosa nella vita, è soltanto un’ipotesi. Ipotesi che sulla base della nostra esperienza è molto plausibile” conclude Ganry.

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