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Le società sono pronte alla vera svolta ESG

11/18/2020 | Redazione Advisor

Thévoux-Chabuel (Comgest): “Siamo di fronte a una nuova concezione della governance da parte delle aziende e a un cambio di paradigma”


Siamo di fronte a una nuova concezione della governance da parte delle aziende e a un vero e proprio cambio di paradigma. Fino a poco tempo fa, come ricorda Sébastien Thévoux-Chabuel, analista ESG e gestore di Comgest, “l’attenzione era esclusivamente sulla prosperità e sopravvivenza della società, mentre ora i consigli di amministrazione lavorano con un doppio focus, preoccupandosi maggiormente degli interessi dei propri stakeholder, e gli azionisti ne beneficiano direttamente”.

“Questa concezione – prosegue l’economista - si ritrova nella storia del capitalismo, in cui le società a responsabilità limitata hanno preso il posto delle società i cui proprietari erano responsabili dei loro beni. Le società a responsabilità limitata, nate in Gran Bretagna, soddisfacevano un'esigenza collettiva che è però gradualmente venuta meno, e da allora l'interesse sociale ha perso il suo vigore. Oggi, tuttavia, le società vengono valutate sulla base del loro impatto su tutti gli stakeholder. Questa considerazione delle interazioni dell'azienda con i suoi stakeholder e l’ambiente è alla base del nostro approccio alla governance sviluppato negli ultimi cinque-dieci anni. Ci sembra che oggi questa visione sia maggiormente condivisa anche da altri attori finanziari. Stiamo assistendo all'emergere di una forma di capitalismo socialmente responsabile, dove l'azienda deve tenere in considerazione sia gli aspetti legati alla sua sopravvivenza sia quelli che hanno a che fare con la sua ragion d’essere, per cui crescere ed innovarsi ma in modo responsabile”.

“Capire fino a che punto possano essere presi in considerazione gli interessi degli stakeholder – continua il manager - non è un aspetto banale. Se la ragion d’essere porta chiarezza sul campo d’azione del business, potenzialmente lo può anche limitare. Non è facile oggi far evolvere l'azienda verso questa nuova modalità di azione dopo essersi concentrati sulla massimizzazione degli interessi degli azionisti. Un'altra difficoltà è che le aspettative degli stakeholder sono diverse e difficili da conciliare, ed è illusorio pensare di poterle soddisfarle tutte. Improvvisamente, i dibattiti e le scelte sono molto più complicati per i consigli di amministrazione che devono scendere a compromessi rimanendo responsabili, ma responsabili verso chi e in che misura? Come stilare una lista, e quale l'elenco delle priorità?”.

“Spesso – risponde il gestore la considerazione degli interessi degli stakeholder, lo ‘stakeholderism’, soprattutto negli Stati Uniti, può sembrare una cortina di fumo innalzata dai dirigenti per mettere a tacere gli azionisti attivisti attenti all’ESG. Se l'azionista è corretto nei suoi progetti di risoluzioni ambientali e sociali, perché rendere il suo compito più difficile di prima? L'intensa attività di lobbying condotta presso la SEC da alcuni emittenti, parallelamente a belle dichiarazioni come quella della Business Round Table, sono abbastanza rivelatori. In Europa, l'argomento è diventato più serio quattro o cinque anni fa. In Gran Bretagna, il codice del commercio ha conferito all'azienda maggiori responsabilità nei confronti dei suoi partner. In Francia, è stato istituito il dovere di vigilanza per tenere conto di alcuni stakeholder, identificando i rischi sociali nei settori. Soprattutto, la legge Pacte (Piano d’Azione per la Crescita e la Trasformazione delle Imprese) segna una tappa importante per la creazione di società con una missione. Questa nozione va oltre alla ragion d’essere, che può essere più o meno chiara e lasciare spazio all'interpretazione del consiglio di amministrazione. La missione, invece, deve essere esplicita, scomposta in obiettivi e compiti, e così diventa più facile chiedere conto all'azienda delle ragioni per le quali non è stata in grado di raggiungere determinati obiettivi”.


Sébastien Thévoux-Chabuel conclude sottolineando che “non dobbiamo negare il rischio di paralisi di un'azienda di fronte a un modello con più stakeholder. Questo modello di governance emergente è particolarmente appropriato per risolvere problemi complessi come la ricerca di una soluzione globale per l'olio di palma e la deforestazione. D'altra parte, può essere più difficile da implementare nella gestione quotidiana di un'azienda. Per superare queste difficoltà e poter continuare ad evolversi, l'azienda deve ascoltare gli stakeholder ma anche dotarsi di una bussola per decidere e andare avanti da qui nasce la ragion d'essere. Questo concetto consente di risolvere la questione del conflitto tra interessi divergenti e di agire. L'azienda sarà quindi in grado di concentrarsi su una certa responsabilità piuttosto che un'altra”.

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