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L'oro continuerà a brillare anche nel 2021

12/3/2020 | Lorenza Roma

Dopo un 2020 in crescita, l'oro può vivere un rally in un contesto di maggior propensione al rischio. L'analisi di Jupiter Asset Management


Novembre ha portato notizie molto incoraggianti riguardo a diversi vaccini efficaci contro il Covid-19 che, si spera, preannuncino il ritorno a un modo di vivere più normale il più presto possibile. Il primo di questi annunci, fatto da Pfizer il 9 novembre, ha innescato un grande movimento "risk-on" sui mercati, con gli investitori che privilegiano gli asset più rischiosi come le azioni, nella convinzione che sia in vista quasi un ritorno alla normalità. Data la reputazione dell'oro come bene rifugio, alcuni potrebbero chiedersi come si comporterà in un periodo prolungato di propensione al rischio. Dopo tutto, nel 2020 è andato bene ed è attualmente in crescita di oltre il 17% rispetto all'anno precedente. Secondo Chris Mahoney, gestore gold & silver di Jupiter Asset Managementl'oro può vivere un rally in un contesto di maggior propensione al rischio.

 

Per la direzione del prezzo dell'oro è molto più importante il percorso dei tassi di interesse reali piuttosto che il sentiment verso il rischio. In periodi di tempo significativi il prezzo dell'oro ha una relazione inversa con i tassi d'interesse reali, per cui tassi d'interesse reali più bassi determinano un prezzo dell'oro più alto e tassi d'interesse reali più alti determinano un prezzo dell'oro più basso. Ciò è del tutto logico, dato che l'oro, che non produce alcun reddito, è in concorrenza con altre asset class per il capitale degli investitori.

 

Il danno economico che il Covid-19 ha portato implica che la "banca centrale del mondo", la Federal Reserve americana ("Fed"), che ha ridotto i tassi a zero, dovrà sostenere l'economia con tassi di interesse nulli per un bel po' di tempo. Secondo le sue stesse proiezioni, la Fed non aumenterà i tassi fino al 2023 e non mi sorprenderei se il suo primo aumento dei tassi non si concretizzasse prima del 2025. Vale la pena ricordare che dopo che la Fed ha ridotto i tassi a zero nel 2008, in risposta alla crisi finanziaria globale, li ha lasciati invariati per sette anni.

 

E' improbabile che i tassi nominali su entrambe le sponde dell'Atlantico si alzino a breve, ma che dire dell'altro lato dell'equazione dei tassi di interesse reali, l'inflazione? "Nell'ultimo decennio circa, l'inflazione in entrambi i paesi ha oscillato all'interno di un intervallo ristretto e si è mantenuta costantemente bassa", spiega il gestore. "Non ci sono segni che questo stia per cambiare, ma è ben chiaro che sia la Fed che la BoE sono ansiose di vedere un'inflazione più alta su base sostenuta, avendo visto l'inflazione nei loro rispettivi paesi al di sotto dei loro obiettivi per così tanto tempo. Ne consegue che, a meno che l'inflazione non si muova significativamente al di sopra dei loro obiettivi, o diventi problematica, entrambe le banche centrali saranno riluttanti ad agire per ridurla con tassi di interesse più elevati", aggiunge Mahoney. "Sembra probabile che i tassi di interesse reali sia negli Stati Uniti che nel Regno Unito si abbasseranno in virtù di tassi nominali più bassi e/o di un'inflazione più elevata prima di salire e quindi, che ci sia una situazione di risk- on o di risk-off, credo che l'oro continuerà a brillare", conclude il gestore.

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