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Titoli tech, nessuna bolla all’orizzonte

12/10/2020 | Redazione Advisor

Tedder(Schroders): “Il settore nel 2020 ha prodotto una crescita eccezionale dei ricavi e dei guadagni che, secondo noi, continuerà probabilmente anche nel 2021 e oltre”


L’azionario globale non è economico al momento, ma le valutazioni sono ragionevoli. Come rileva Alex Tedder, head of global and thematic equities di Schroders, “considerando la portata della pandemia, i titoli azionari hanno performato sorprendentemente bene nel 2020 e riteniamo che continueranno a farlo nel 2021. Tuttavia, prevediamo che la ripresa riguarderà una gamma di settori più vasta, rispetto agli ultimi 12 mesi”.

“Il rally nel 2020 – argomenta l’esperto - è stato guidato da un numero esiguo di titoli tech, i cosiddetti FAMAG, che sono diventati i ‘lockdown leader’. Le piattaforme tecnologiche delle mega-cap rappresentano ora un quarto dell'intera capitalizzazione di mercato dell'S&P 500 (questi titoli hanno eclissato il 25% dell'indice il 21 agosto 2020 e sono rimasti tali per il resto del mese). Questo livello di concentrazione ha inevitabilmente innescato il paragone con la ‘bolla internet’ del 1999. Tuttavia, riteniamo che tale parallelismo sia errato. In primo luogo, la bolla tech del 1999 è stata guidata dall'esuberanza degli investitori in riferimento a tutto ciò che aveva a che fare con la tecnologia, indipendentemente dai profitti o addirittura dalle entrate. Mentre il settore tecnologico nel 2020, e in particolare le piattaforme più grandi, hanno prodotto una crescita eccezionale dei ricavi e dei guadagni che, secondo noi, continuerà probabilmente anche nel 2021 e oltre”.

In secondo luogo, “l'attuale grado di concentrazione del mercato azionario non è insolito. Negli anni '60 e '70 l'S&P500 era dominato da un numero altrettanto ridotto di società molto grandi come AT&T, Exxon, GE e GM. Il Covid-19 ha chiaramente accelerato l'adozione di nuove tecnologie come l'e-commerce e il telelavoro. Questi cambiamenti nel comportamento delle aziende e dei consumatori continueranno probabilmente anche dopo la pandemia. Riteniamo quindi che la tecnologia continuerà a rappresentare un terreno fertile per gli investitori anche nei prossimi anni. Il rischio maggiore per il settore verrà probabilmente dalla regolamentazione, piuttosto che da una rapida diminuzione del tasso di crescita sottostante”.

"Nel corso del 2020 – ricorda l’economista - gli investitori hanno affollato i segmenti più sicuri a causa dell’incertezza, rifugiandosi su titoli growth e difensivi come quelli tecnologici. Tuttavia, gli annunci di novembre sullo sviluppo di diversi vaccini contro il Covid-19 hanno dato agli investitori un incentivo a pensare alla "normalizzazione" e alla ripresa economica nel 2021 e nel 2022. Gli investitori hanno iniziato a guardare al potenziale di crescita dei ricavi e dei guadagni in molte aree poco battute che hanno sofferto durante la pandemia. Le più evidenti sono quelle che sono state effettivamente chiuse, come alberghi, ristoranti, società nel comparto del tempo libero e compagnie di viaggi. Sembra altamente plausibile che, quando la ripresa prenderà piede, molte di queste imprese vedranno un forte rimbalzo".

"Inoltre – conclude Tedder - le aspettative in settori ciclici come energia, materiali o industria sono basse e meritano attenzione. È chiaro che ci sono grandi sfide strutturali (come la transizione energetica) che continueranno a influenzare in modo significativo molte aziende in questi settori anche in futuro. Ci aspettiamo di vedere un notevole ampliamento del mercato nel 2021. Il settore tech può ancora performare bene, ma alcune delle aree meno amate potrebbero fare ancora meglio. Non tutte le società petrolifere, di materie prime o industriali scambiate a livelli attraenti offrono un buon rapporto qualità-prezzo, e nemmeno tutte le banche o le compagnie assicurative. Ci sarà probabilmente una sostanziale dispersione in ogni settore e la selezione dei titoli resterà molto importante”.

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