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CoCo europei, ecco perché rappresentano un'opportunità

12/11/2020

“Le banche centrali e i regolatori continueranno ad essere accomodanti, e questo dovrebbe avvantaggiare questi strumenti" spiega Jérémie Boudinet, credit fund manager di La Française AM


Crisi senza precedenti e relativa caccia ai rendimenti. Il 2020 si sta per chiudere e vale la pena tirare le somme di un anno che ha messo a dura prova gli investitori e non solo. 

Confrontando le varie asset class soprattutto dopo la brusca correzione dei mercati a marzo è possibile constatare che gli indici del debito subordinato, e soprattutto dei CoCo, hanno recuperato velocemente rispetto ad altre asset class e offrono rendimenti molto attraenti. A spiergarlo in un incontro con la stampa specializzata è Jérémie Boudinet, credit fund manager di La Française AM.

 

“Le banche centrali e i regolatori continueranno ad essere accomodanti, e questo dovrebbe avvantaggiare i CoCo europei. In effetti, siamo ritornati a un approccio regolamentare pre-2008: le banche non devono fallire e dovrebbero essere too-big-too-fail”, riassume il gestore. Non è questa la sola ragione per cui l'esperto guarda con positività ai CoCo, un altro aspetto riguarda infatti le regolamentazioni. “Potrebbero essere approvate regole meno rigide per la distribuzione delle cedole se i capital ratio scendessero sotto i livelli richiesti. I regolatori britannici e statunitensi hanno già ammorbidito le regole sul pagamento delle cedole dei CoCo – i cosiddetti limiti MDA. Ci aspettiamo che la BCE ne segua l’esempio”.

 

Per quanto riguarda invece il tema rendimento Boudinet spiega che: “I CoCo e il debito subordinato nel complesso hanno registrato risultati notevoli. Alla luce delle politiche accomodanti, confermiamo la fiducia nei CoCo europei, mentre l’impatto macroeconomico del Covid permane e le banche centrali continueranno a contenere i rendimenti del mercato obbligazionario”. È bene però fare attenzione anche ai rischi che questo tipo di investimento porta con sé. Il gestore ne registra tre: il rischio di assorbimento delle perdite (“Bail-in”), il rischio di mancato pagamento delle cedole e il rischio di estensione. Alcuni di questi sono però mitigati: “Solitamente, quando non sono in grado di rispettare i coefficienti di liquidità, alle banche non è consentito il pagamento delle cedole sui CoCo AT1. Il pagamento dei dividendi, soprattutto in Europa, è stato sospeso ma non c’è stato alcun veto sui CoCo, poiché un divieto normativo sarebbe stato controproducente. Le nuove regole hanno garantito il pagamento delle cedole” osserva Boudinet. 

 

Le banche avranno più spazio per gli accantonamenti di quanto non ne avessero nel 2015. “Non abbiamo mai visto banche così solide. Esse hanno mezzi più che sufficienti per mantenere tassi di liquidità rassicuranti, aumentando al contempo gli accantonamenti per il rischio di credito”, afferma il gestore. Anche il rischio di estensione è trascurabile, poiché non effettuare la call di un CoCo AT1 non rappresenta più un tabù – e i mercati stanno già prezzando questa eventualità. “Ad esempio, nel 2019 Santander è stata la prima banca a non ‘callare’ il proprio bond CoCo. Ma questo non ha avuto alcun impatto sui mercati perché si trattava di uno scenario specifico”, conclude Boudinet.

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