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HSBC Global AM, mercati in fase di ricostruzione

12/11/2020 | Lorenza Roma

Joseph Little: "Ci troviamo nella fase della “economia della ricostruzione”. La cadenza precisa della ripresa dipende dalla nostra collocazione geografica, dal vaccino e dal sostegno politico"


Il ritmo del ciclo di mercato è stata la caratteristica più sorprendente dei mercati finanziari nel 2020. Una delle principali conseguenze della crisi e della rapida impennata del 2020 è che la linea del mercato dei capitali - la struttura dei rendimenti attesi dalle asset class e i relativi rischi – ha assunto un trend al ribasso e si è poi appiattita. "Nel 2021 ci troveremo di fronte a un regime caratterizzato da rendimenti attesi più bassi per un periodo di tempo prolungato, che richiede un’attenta gestione", spiega Joseph Little (nella foto), global chief strategist di HSBC Global Asset Management, durante la presentazione dell'outlook 2021. "La velocità della ripresa globale nel terzo trimestre del 2020 è stata sorprendente, ma adesso sta attraversando una fase di appiattimento. Ci troviamo nella fase della “economia della ricostruzione”. La cadenza precisa della ripresa - anche se possiamo aspettarci una reflazione più rapida nel 2021 - dipende dalla nostra collocazione geografica, dal vaccino e dal sostegno politico", aggiunge lo strategist.

 

"Negli Stati Uniti, un maggiore impulso economico, un intervento politico più marcato, la volontà di convivere con il virus e di essere in prima linea per il vaccino dovrebbero contribuire a sostenere un relativo vantaggio di crescita. In linea generale, i paesi asiatici hanno implementato una strategia più efficace per contenere la diffusione del virus e ci aspettiamo un miglioramento ciclico nel 2021. Tuttavia, come in altre parti del mondo, è previsto un affievolimento dello slancio della crescita", precisa Little.

 

"Un anno di costante ripresa economica dovrebbe sostenere gli utili e ci aspettiamo che le inadempienze creditizie raggiungano il loro picco nel primo trimestre del 2021. In termini di posizionamento del portafoglio, questo implica che è troppo rischioso vendere o essere sottopesati nella “economia della ricostruzione”, commenta l'esperto che aggiunge "più in là nello spettro del rischio, riteniamo che ci siano delle buone e chiare opportunità di valutazione nei mercati del credito asiatico e dei paesi emergenti, che aiuteranno a bilanciare i portafogli degli investitori dall’eccessiva propensione al rischio. In un contesto dove i rendimenti attesi sono più bassi per un periodo di tempo prolungato, l’integrazione di un’allocazione alternativa nei nostri portafogli deve diventare una costante.

 

L’incertezza politica si sta riducendo e ci aspettiamo un costante supporto politico nel 2021, ma ci sono già segnali che indicano che i policy maker dei paesi sviluppati non saranno in grado di fornire maggiori stimoli una volta che il rapporto tra debito e produzione sarà cresciuto di un quinto nel 2020. In Asia, è probabile che le misure politiche diventino sempre più mirate e differenziate. Le banche centrali di tutta la regione si stanno già preoccupando della stabilità finanziaria e i governi stanno spostando l’attenzione sulle riforme strutturali. A Pechino, rispetto al resto della regione, la politica monetaria ha assunto un tono relativamente più aggressivo. Ci aspettiamo anche che la Cina dia priorità alla sua strategia di sviluppo “a doppia circolazione”, basata su innovazione interna e maggiore liberalizzazione verso i mercati esteri. "Questo significa che una fase di “economia della ricostruzione” è uno scenario più realistico dell’ipotesi di una rapida reflazione", spiega Little che conclude dicendo "la prematura interruzione del sostegno politico resta il principale rischio per il ciclo economico. In ultima analisi, le banche centrali dalla rilevanza sistematica tornano a ricoprire di nuovo il ruolo di stabilizzatori macroeconomici, fattore che, a sua volta, rafforza l’attuale regime caratterizzato da tassi di interesse più bassi per un periodo ancora più prolungato".

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