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Azionario, la rivincita del value

12/15/2020 | Redazione Advisor

Dopo oltre un decennio di sottoperformance rispetto ai titoli growth, il vaccino potrebbe favorire una rotazone verso i settori ciclici. L’analisi di Robeco


Dopo l’annuncio dell’efficacia di alcuni vaccini i mercati azionari hanno stabilito nuovi record, e i titoli value hanno sovraperformato i titoli growth di quasi il 5%, dopo aver arrancato durante la fase di ripresa partita a marzo. E’ lecito allora chiedersi se, dopo oltre un decennio di sottoperformance, la tanto attesa rotazione dal growth al value sia finalmente iniziata, anche se  Peter van der Welle, strategist del team multi asset di Robeco  avverte che non c’è nulla di certo. A novembre i titoli value hanno guadagnato il 15%, ma anche i tecnologici hanno registrato un’impennata del 10,9%.

Tuttavia, considerato che con multipli relativi vicino a 2,la dispersione tra le valutazioni dei titoli value e growth è ormai a livelli altissimi, questo nel medio e lungo termine lascia presagire rendimenti superiori alla media storica per il fattore value, in sovraperformance rispetto ai titoli growth

 

Secondo lo strategist gli argomenti a sostegno del ritorno del value sono tre. “Innanzitutto, i titoli value tendono a sovraperformare all’inizio di un nuovo ciclo economico. Anche se il nostro modello di ciclo economico indica ancora un rallentamento, prevediamo l’imminente ingresso in una fase di ripresa ‘flash’. Al termine di una recessione, la curva dei rendimenti dei mercati obbligazionari si inclina, con gli investitori in cerca di maggiori compensazioni per il rischio di crescita sui mercati. In passato, i titoli value hanno mostrato una tendenza al recupero sui titoli growth, in concomitanza con l’ulteriore inclinazione della curva dei rendimenti all’inizio della fase di ripresa”.

 

Il secondo fattore favorevole è “l’assenza di “scarsa crescita economica” all’uscita del contesto dalla pandemia. “Negli ultimi anni, i titoli growth hanno evidenziato un forte allargamento dei multipli, con gli investitori disposti a pagare di più per società in grado di generare cashflow in un contesto di fine ciclo e di scarsa crescita. Questo fenomeno ha accelerato a marzo, con il picco della crisi da Covid-19”. E ora che la crescita è ripresa, i titoli value non sono più penalizzati” prosegue van der Welle.

 

Infine, i governi sono stati estremamente collaborativi dal punto di vista fiscale durante la pandemia, in netto contrasto con l’austerità imposta al termine dell’ultima crisi finanziaria mondiale. Le politiche fiscali accomodanti, favorite dalla credibilità delle banche centrali nel ruolo di finanziatori fiscali, hanno due principali conseguenze per il value: innanzitutto, l’aumento delle emissioni governative dovuto all’allentamento fiscale incrementa la pressione sui rendimenti dei titoli di stato, favorendo il segmento dell’universo azionario meno sensibile ai tassi di interesse, ovvero i titoli value; in secondo luogo, se la spesa pubblica è efficace, l'effetto moltiplicatore sull’economia reale è positivo e ad approfittarne sono i titoli più sensibili alla crescita, come i titoli value.

 

Lo strategist di Robeco ritiene tuttavia opportuno rimanere prudenti. “La recente sovraperformance dei titoli value potrebbe dipendere soprattutto dalla loro ripresa, anziché da una rotazione. Gli investitori, infatti, non hanno abbandonato completamente i titoli growth, quindi la reazione del mercato di novembre non va interpretata come un netto passaggio dal growth al value. I grandi vincitori del mese sono stati i titoli maggiormente penalizzati dalla pandemia e che più avevano deluso dalla fase rialzista di marzo”. E conclude: “La strada verso una nuova normalità post Covid-19 non sarà in discesa, il che implica un’esposizione selettiva verso il value in un contesto di rischi a breve termine. È vero che recentemente la tartaruga del value ha mosso i primi, promettenti passi, ma il percorso che dovrà affrontare non è privo di ostacoli”.

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