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I fattori che influenzano l'economia. La view di UBS

2/17/2021 | Lorenza Roma

Dall'analisi di UBS GWM sono emersi i principali rischi che potrebbero creare volatilità, ma le prospettive dei mercati per quanto riguarda l’investimento tattico sono comunque ottimistiche


Nell’ambito delle neuroscienze, il cervello interpreta il mondo circostante attraverso sequenze di impulsi, o picchi, neuronali. Nei prossimi mesi gli investitori dovranno seguire l’andamento di vari picchi nell’economia. La vera sfida sarà continuare a guardare al quadro generale senza andare fuori strada. L’analisi di UBS evidenzia come nei prossimi mesi gli investitori dovranno seguire l’andamento di diversi fattori che influenzano l’economia, come: i ricoveri, gli stimoli, l’inflazione, la volatilità. Quest’anno sia le autorità che i mercati finanziari hanno dovuto fare fronte a improvvisi picchi dei casi di coronavirus e dei tassi di ricovero. Inoltre, gli ulteriori stimoli fiscali prociclici potrebbero imprimere un’accelerazione alla crescita economica e alle stime di utile. Poiché la domanda arretrata si scontra con i livelli ridotti dell’offerta, l’inflazione potrebbe segnare un picco, almeno a breve termine. Questa impennata dell’inflazione sarà probabilmente di breve durata, ma gli investitori e le banche centrali dovranno mantenere i nervi saldi. Le variazioni di tutti questi importanti fattori produrranno picchi periodici della volatilità.

 

"Nel complesso, rimaniamo ottimisti circa le prospettive dei mercati nel nostro orizzonte d’investimento tattico", ha dichiarato Mark Haefele, chief investment officer di UBS GWM. "Alcuni picchi potrebbero creare volatilità, ma non dovrebbero far deragliare il rialzo azionario. L’incertezza che avvolge diversi importanti fattori potrebbe però spingere alcuni investitori ad abbandonare o rimandare i loro piani strategici. A chi vuole proteggere e far crescere il patrimonio consigliamo di tracciare un piano per impiegare la liquidità in eccesso e attuarlo indipendentemente dalle circostanze del momento, soprattutto se dovesse proseguire l’attuale contesto di bassi tassi d’interesse, aumento dell’inflazione e stimoli elevati", ha aggiunto il CIO.

 

"Per quanto riguarda il posizionamento sui mercati, per beneficiare del probabile recupero dell’attività economica globale puntiamo sulle piazze emergenti e preferiamo le small cap alle large cap. Continuiamo a cercare occasioni per sfruttare i picchi di volatilità in caso di turbolenze improvvise, in particolare nell’azionario americano. A seguito della contrazione degli spread, i rendimenti azionari sono ormai superiori a quelli dei titoli di credito al netto dei rischi. Riportiamo quindi a neutralità la preferenza per i titoli di Stato dei mercati emergenti denominati in dollari. Tuttavia, il contesto di bassi tassi d’interesse rimane favorevole per la caccia ai rendimenti e i segmenti più rischiosi del mercato del credito continuano a generare ritorni positivi", ha sottolineato Haefele.

 

"Gli stimoli fiscali e monetari, abbinati alla ripartenza della domanda, dovrebbero sostenere in modo particolare i settori e i mercati ciclici. In questo contesto ci aspettiamo una sovraperformance delle small cap globali rispetto alle large cap e continuiamo a cercare opportunità di recupero tra i titoli che l’anno scorso sono rimasti indietro. Ci attendiamo anche una sovraperformance delle piazze emergenti", ha precisato il CIO che ha aggiunto "Crediamo che l’attuale impennata dell’inflazione durerà poco. L’aumento dei prezzi atteso riflette in larga misura l’insolito squilibrio tra domanda e offerta registrato quest’anno, che dovrebbe correggersi con il ritorno dell’economia alla normalità. Poiché i mercati continueranno a reagire ad ogni cambiamento importante sul fronte della pandemia, degli stimoli governativi e dei dati sull’inflazione, andiamo incontro a fasi di elevata volatilità che a nostro avviso non rappresentano minacce, bensì opportunità d’investimento. Nell’attuale contesto, al netto dei rischi le azioni ci sembrano offrire ritorni superiori a quelli dei titoli di credito. In presenza di spread contenuti e di un’elevata volatilità azionaria, preferiamo le strategie di opzioni su azioni o le azioni a più alta qualità rispetto ai titoli di credito".

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