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Fondi azionari, raccolta record nell’anno della pandemia

3/1/2021

Secondo i dati di Efama, l’industria europea del risparmio gestito ha chiuso il 2020 con afflussi netti per 622 miliardi di euro, di cui ben 158 miliardi si sono riversati negli strumenti sull’equity


Il 2020 è stato un altro anno molto positivo per il risparmio gestito europeo, che ha visto investimenti robusti e un’importante crescita degli asset. Come emerge dai dati di Efama, nonostante i considerevoli deflussi netti registrati a marzo, a seguito dello scoppio della pandemia Covid-19, i risultati dell'intero 2020 hanno mostrato una performance solida su tutta la linea, con vendite nette di fondi aperti e alternativi ​​che nel periodo sono salite a 622 miliardi di euro, rispetto a 542 miliardi nel 2019. Il patrimonio netto dell’industria europea del risparmio gestito ​​è aumentato del 5,6% a 18.815 miliardi di euro, rispetto a 17.812 miliardi alla fine del 2019.

 

Secondo Efama il trend è legato al dispeigarsi di tre fattori principali. Innanzitutto i pacchetti fiscali e monetari su larga scala introdotti da governi e banche centrali a sostegno dell'economia, che hanno rassicurato gli investitori e portato a un forte rimbalzo dei mercati finanziari in aprile e maggio.

In secondo luogo, gli strumenti di gestione della liquidità a disposizione dei fund manager, che si sono rivelati utili per gestire le richieste di rimborso da parte dei clienti a marzo, nella fase acuta della crisi, e hanno consentito di evitare vendite forzate o sospensioni per la stragrande maggioranza dei fondi.

Infine il rapido sviluppo dei vaccini Covid-19, che ha alimentato la speranza di sconfiggere la pandemia nonostante la seconda ondata e l'emergere di varianti Covid-19.

 

Analizzando nel dettaglio l’andamento nel 2020 delle diverse tipologie di strumenti, spiccano i fondi aperti, per i quali la domanda è stata molto robusta: dopo aver subito deflussi netti per 314 miliardi di euro a marzo, gli oicvm hanno goduto di nove mesi consecutivi di flussi positivi, che hanno portato a una raccolta complessiva di 467 miliardi di euro sull’intero anno, in aumento rispetto ai 391 miliardi nel 2019, e che rappresenta un risultato decisamente superiore alla media degli ultimi dieci anni, che si attesta a 326 miliardi di euro.

 

A livello di singole asset class, nel 2020 la raccolta dei fondi azionari è rimbalzata a 158 miliardi di euro, con un andamento diametralmente opposto rispetto al 2019, che si era chiuso con un saldo negativo per 6 miliardi. Si tratta di un risultato record, se confrontato con una raccolta media annua di 66 miliardi nell’ultimo decennio. Nonostante l'enorme impatto della pandemia su molti settori economici, molti investitori hanno guardato al futuro con ottimismo, dimostrando un certo grado di fiducia nella ripresa dell’economia e degli utili aziendali.

 

Passando all’asset class obbligazionaria, lo stress registrato a marzo nei mercati del reddito fisso, a cui si è combinata la maggiore domanda di liquidità, hanno portato nel periodo a deflussi netti dai fondi obbligazionari per 156 miliardi di euro. Il conseguente rimbalzo non è stato abbastanza robusto da impedire un calo complessivo della raccolta, che nel 2020 si è fermata a 82 miliardi di euro, rispetto a 303 miliardi nel 2019 e ai 125 miliardi in media negli ultimi dieci anni. I bassi rendimenti dei titoli di Stato e l'incertezza riguardo alla futura evoluzione dell'inflazione e dei tassi di interesse a lungo termine potrebbero aver convinto gli investitori a mettere in discussione le ragioni per incrementare la loro esposizione ai fondi obbligazionari, almeno nel breve termine.

 

Venendo ai fondi multi-asset, dopo i disinvestimenti netti per 44 miliardi di euro nel mese di marzo, la raccolta ha registrato una ripresa nei mesi successivi, grazie alla quale il 2020 si è chiuso con un saldo positivo di 14 miliardi di euro, in netto calo rispetto ai 48 miliardi raccolti nel 2019 e soprattutto se confrontati con la media degli ultimi dieci anni, pari a 89 miliardi. Una possibile spiegazione della minore domanda per questi strumenti è legata all’aumento della correlazione tra mercati azionari e obbligazionari, che è tornata positiva, riducendo così i vantaggi di diversificazione offerti dai fondi multi-asset. 

 

Quanto ai fondi monetari, nonostante i deflussi netti di 45 miliardi a marzo, il bilancio complessivo della raccolta nel 2020 è positivo per 214 miliardi di euro. Questo risultato riflette la forte domanda durante il periodo aprile-luglio, quando gli investitori hanno assunto un atteggiamento di cautela in attesa di valutare l’ulteriore impatto della pandemia sui mercati finanziari.

 

Diversamente dai fondi aperti, nel 2020 la domanda di fondi alternativi è rimasta stabile: la pandemia ha infatti avuto un impatto molto limitato sulla raccolta, che si è attestata a 154 miliardi, non lontana dai 151 miliardi del 2019 e dalla media annua di 159 miliardi negli ultimi dieci anni. La raccolta netta è rimasta positiva a marzo ed è stata leggermente negativa solo ad aprile (12 miliardi di euro). Questo risultato conferma che i fondi alternativi tendono a beneficiare di afflussi netti regolari da parte degli investitori istituzionali, che hanno un orizzonte di investimento di lungo termine. Scendendo nel dettaglio del comparto, nel 2020 i fondi alternativi azionari hanno subito deflussi netti di 11 miliardi di euro, mentre i fondi sul real estate e gli altri alternativi hanno registrato rispettivamente investimenti netti per 36 e 86 miliardi di euro.

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