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Il Btp green diventa una pietra miliare. I commenti dei gestori

3/4/2021 | Daniele Riosa

Il mercato dei titoli di Stato è sempre più diversificato e continuerà a crescere, con Paesi come Spagna, Regno Unito e Singapore che dovrebbero emettere obbligazioni verdi inaugurali nel corso dell'anno


La più grande emissione governativa ‘verde’ della zona euro. Il Btp green va oltre le aspettative più rosee: con il collocamento di mercoledì il Tesoro ha venduto 8,5 miliardi di euro dell’obbligazione la cui scadenza è fissata per l’aprile del 2045. Inoltre il primo Btp green ha ricevuto offerte superiori agli 80 miliardi di euro dagli investitori.

Bram Bos, lead portfolio manager green bonds di NN Investment Partners, crede che “questa sia un'importante pietra miliare per il mercato dei green bond, dato che i portafogli sul tesoro fanno grandi allocazioni in titoli di Stato italiani. La crescita del mercato dei green bond continua ad accelerare e il forte aumento delle emissioni da parte dei governi dà la possibilità a più investitori di rendere più verdi i loro portafogli a reddito fisso. Stiamo raggiungendo una fase in cui la sostituzione di parte di un normale portafoglio di titoli di Stato con titoli di Stato verdi è un passo logico e fattibile. Il mercato dei titoli di Stato è diventato più diversificato e continuerà a crescere, con Paesi come Spagna, Regno Unito e Singapore che dovrebbero emettere obbligazioni verdi inaugurali nel corso dell'anno".

Isobel Edwards, green bond analyst di NN Investment Partners, rileva che “l'Italia ha fatto degli sforzi per allineare tutte le sue categorie green bond alla tassonomia dell'UE in termini di criteri di obiettivo di mitigazione. Mentre accogliamo ciò con favore, ci auguriamo che i criteri di DNSH (do no significant harm) siano considerati per ogni attività come stabilito nei criteri tecnici della tassonomia UE per ogni settore. Dal momento che purtroppo non è stato incluso nella fase di pre-emissione del green bond, ci auguriamo che venga esposto nella relazione sull'impatto, dato che la valutazione di ‘DNSH’ è uno dei pilastri chiave alla base della tassonomia dell'UE e dello standard dei green bond dell'UE".

Simon Bond, direttore investimento responsabile di Columbia Threadneedle e gestore del fondo Threadneedle (Lux) European Social Bond, prevede che "il successo del collocamento porterà altri emittenti a lanciare obbligazioni verdi. L’Italia Incoraggia gli altri Stati a seguire l'esempio". Simon Bond ha anche acquistato il bond verde del Btp per il portafoglio del fondo Threadneedle (Lux) European Social Bond perché è convinto che "aiuterà soprattutto a garantire la liquidità del portafoglio e, allo stesso tempo, a promuovere sviluppi positivi attraverso l'uso dei fondi".  

Secondo il manager di Columbia Threadneedle, “la crescita e l'accettazione dei Btp verdi sarà anche aiutata dal fatto che questi titoli probabilmente non scambieranno a premio rispetto ai tradizionali titoli di Stato italiani. Non ci aspettiamo che gli investitori debbano pagare un premio per le obbligazioni verdi".

Gli analisti di S&P Global Ratings evidenziano “che, seppur ancora limitato, il mercato dei green bond sovrani è cresciuto con rapidità negli ultimi anni. Solo nel 2020 è aumentato di oltre due volte rispetto al 2019, raggiungendo i 34 miliardi di dollari. Tra i governi che hanno emesso titoli di debito green per la prima volta l’anno scorso, ci sono Germania, Ungheria, Egitto, Lussemburgo, Messico e Svezia”.

A questo proposito Karen Vartapetov, credit analyst di S&P Global Ratings, prevede che “almeno sette Paesi sovrani faranno ricorso al mercato dei green bond nel 2021, con emissioni totali stimate a 31 miliardi di dollari, in parte grazie agli impegni politici previsti dall’Accordo di Parigi. Questo porterà lo stock globale di debito green dei 17 sovrani che hanno già emesso questi titoli a circa 114,5 di dollari miliardi nel 2021”.

Per Manuel Pozzi, direttore investimenti di M&G Investments, il collocamento di mercoledì costituisce un evento degno di nota per una serie di ragioni: “In primo luogo colpisce il significativo riscontro riservato al nuovo titolo. La domanda degli investitori ha superato di circa 10 volte l’emissione. Non male come debutto per l’Italia nel mondo della finanza sostenibile".

Pozzi mette in luce un altro aspetto interessante: il prezzo. "Comprare un titolo ‘green’ non significa compromettere il rendimento tipico dei buoni del Tesoro tradizionali. Si tratta di un punto importante che servirà a stimolare la crescita del mercato delle obbligazioni verdi in futuro. Se il rendimento assoluto del nuovo strumento, che si aggira intorno all’1,50%, non è di per sé così straordinario alla luce di un potenziale ritorno dell’inflazione alla fine dei periodi di lockdown in Europa, il rendimento relativo appare convincente. Anche la lunghezza dell’emissione, 24 anni, molto estesa rispetto ad altri bond, rappresenta un aspetto significativo, rendendo l’Italia capace di offrire una maggiore diversificazione sulla curva dei rendimenti con titoli dalle scadenze lunghe”.

“Guardando al futuro – conclude Pozzi - sarebbe interessante che le nuove emissioni verdi si arricchissero di caratteristiche ‘speciali’, ad esempio offrendo agli investitori un bonus cedola in caso di mancato rispetto dei parametri ambientali o di utilizzo dei fondi prestabiliti – come già accade per alcune obbligazioni societarie e/o sovrane. I green bond potrebbero poi anche diventare 'inflation linked', così da risultare attraenti anche per i risparmiatori privati in una fase in cui i tassi sono ancora molto bassi e i rischi inflattivi potenzialmente in agguato”.

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