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Il momento d’oro delle commodity

5/14/2021

Nonostante la corsa che le ha portate a guadagnare il 35% in euro negli ultimi 12 mesi le materie prime continueranno a brillare. L’analisi di Robeco


Nonostante la corsa che le ha portate a guadagnare il 35% (in euro) negli ultimi 12 mesi le commodity continueranno a brillare, giustificando un sovrappeso nel portafoglio sia a breve che medio termine. E’ questo in sintesi l’outlook di Peter van der Welle, strategist del team multi asset di Robeco. A supporto di questa view ci sono secondo lo strategist una serie di fattori positivi per le materie prime, che beneficeranno del ritorno alla normalità dopo la pandemia.

 

Innanzitutto l’effetto momentum, in cui i rendimenti di prezzo seguono la performance precedente, peraltro visibile ovunque nello spazio multi-asset. Non fanno eccezione le commodity, con un robusto momentum a breve termine che caratterizza metalli come rame e alluminio, chesegnala probabilmente ulteriori aumenti di prezzo nel prossimo futuro.

 

L’esperto evidenzia poi che anche le valutazioni delle materie prime sono diventate più favorevoli, come si evince da una metrica comunemente usata per valutarle: il roll yield, che è una delle tre componenti dei rendimenti delle materie prime, accanto alle variazioni dei prezzi spot e al costo di mantenimento (“cost of carry”). “Tecnicamente, il roll yield è definito come la variazione del prezzo dei futures meno la variazione del prezzo spot. Il roll yield deriva dalla forma della curva dei futures sulle materie prime. È positivo se la curva dei futures di una commodity è in backwardation, cioè se un contratto futures a lungo termine converge verso un prezzo spot più elevato alla scadenza. L’attuale backwardation di circa la metà delle curve dei futures sulle commodity riflette le pressioni, dal lato dell’offerta, in un’economia globale che si confronta con un aumento della domanda di materie prime nella fase di espansione post-pandemica. Una curva in backwardation implica che sono necessari prezzi spot più elevati per incentivare nuovi investimenti ed espandere l’offerta” spiega van der Welle.

 

L’obiettivo dell’Accordo di Parigi di azzerare le emissioni nette entro il 2050 è un altro fattore che depone a favore della domanda di materie prime utilizzate nella costruzione di infrastrutture verdi, in particolare rame, alluminio e litio - componente fondamentale delle batterie delle auto elettriche. Tuttavia, l’esperto evidenzia che la decarbonizzazione è una lama a doppio taglio, poiché anche il lato dell’offerta è interessato dalle ambizioni climatiche dell’Accordo di Parigi.

 

Un altro elemento macroeconomico che supporta la view positiva di Robeco sulle materie prime

è anche la posizione moderatamente ribassista sul dollaro statunitense. Come è noto i prezzi delle commodity sono storicamente inversamente correlati all’andamento del biglietto verde.

 

 Da ultimo, anche i timori di un aumento dell’inflazione potrebbero essere un ulteriore fattore d’impulso. Il rischio di inflazione è la prima delle preoccupazioni dei gestori di fondi, e le commodity continuano a ricevere afflussi, poiché in genere offrono una protezione abbastanza accurata contro la crescita dei prezzi.

 

Anche se i rischi per l’asset class sono nel complesso orientati al rialzo, l’esperto osserva che non mancano i rischi al ribasso. Il più importante di questi proviene dall’orientamento restrittivo della politica monetaria cinese, volto a imporre un deleveraging in alcuni settori surriscaldati, che potrebbe scoraggiare la domanda di commodity.

 

“Nel complesso” conclude l’esperto, “mentre i corsi azionari corrono un maggior rischio di perdere slancio nella seconda fase del ‘reflation trade’, dato che gran parte del potenziale di crescita futura degli utili è stato già scontato, i prezzi delle commodity si adeguano continuamente all’equilibrio di domanda e offerta. Ciò li rende forse ancora più adatti come indicatore della propensione al rischio per la seconda metà del 2021, viste le persistenti tensioni sui mercati fisici create dalla progressiva riapertura delle economie”.

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