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Criptovalute, vantaggi e rischi secondo i gestori

5/18/2021 | Daniele Riosa

Advisoronline ha raccolto i pareri di Mortier (Amundi), Swords (BNY Mellon), Gianti (Swissquote), Rozemuller (VanEck) e Guthrie di WisdomTree


“Le criptovalute potrebbero diventare una grande asset class”. Parola di Larry Fink. Sulla falsariga del ceo di Blackrock, anche Erik Swords, gestore BNY Mellon Blockchain Innovation Fund, con un commento in esclusiva per Advisoronline, parla della nascita di una nuova asset class.  

“Il mercato delle criptovalute - constata il manager - vale oltre 1.000 miliardi di dollari e sta crescendo molto rapidamente grazie a trend generazionali favorevoli e allo sviluppo di tecnologie in grado di risolvere problemi esistenti (in questo caso, la blockchain). Man mano che gli acquisti si spostano online, la fiducia tra le parti diventa una componente critica di ogni transazione e questo è un problema che la blockchain aiuta a risolvere. La sicurezza è un tema molto attuale, e per buone ragioni. Il fatto che la rete dei bitcoin non sia mai stata hackerata aiuta a convalidare il livello di sicurezza della tecnologia blockchain ad essa associata. Un altro aspetto importante di ogni meccanismo di transazione è quello di essere funzionale nel 100% delle occasioni. In parole semplici, deve permettere di fare una compravendita quando e ogni volta che lo si desidera. La maggior parte delle reti blockchain è decentralizzata, il che significa che non sono dipendenti da un singolo nodo. Al contrario, sono basate su una serie di componenti che contribuiscono alla rete e, in alcuni casi, sono ricompensati con vantaggi economici. La mia convinzione personale è che stiamo assistendo alla nascita di una nuova asset class. Gli attributi della tecnologia appena descritti e i modi in cui possono essere applicati alla società attuale e all’economia reale hanno creato un enorme trend di crescita”.

“I bitcoin e le altre criptovalute – conclude Swords - hanno un posto nel mercato ed esistono per diverse ragioni: fornire i mattoni di base perché il mercato possa evolversi verso la ‘tokenizzazione’ degli asset, vale a dire la messa in sicurezza delle informazioni suddivise in pacchetti (token) tramite la tecnologia blockchain”.

A Vincent Mortier di Amundi, Stefano Gianti di Swissquote, Martijn Rozemuller di VanEck e Jason Guthrie di WisdomTree, Advisoronline ha chiesto di rispondere a due domande sul mondo delle criporovalute: la prima riguarda gli appelli alla prudenza delle autorità nazionali ed europee ai risparmiatori che intendono investire in questa asset class. La seconda intende sviscerare quali sono i vantaggi e gli svantaggi nel detenere le criptovalute in portafoglio.

Vincent Mortier, deputy group chief investment officer di Amundi, sottolinea che “per le autorità, la mancanza di regolamentazione e l’anonimato facilitano il cybercrimine in tutte le sue forme. Per gli utenti, la perdita di dati, l’inaccessibilità dei dati se un server è fisicamente danneggiato, essere soggetti a cyber-attacchi o l’essere scollegati da Internet, la non convertibilità, irreversibilità delle transazioni e la volatilità. Infine, l’impatto ambientale è molto negativo. Lo sfruttamento delle criptovalute è a elevato dispendio energetico. Si stima che il bitcoin mining comporti un consumo di elettricità superiore a quello dell’intera economia belga. La sfida con la quale dovranno misurarsi i regolatori e le banche centrali nel prossimo futuro sarà quella di sfruttare i vantaggi dell’innovazione offerta dalle criptovalute controllandone al contempo gli eccessi. Solo quando il contesto regolamentare si sarà rafforzato, gli asset manager potranno raccomandare le attività digitali come veicoli d’investimenti sicuri”.

Sui vantaggi e gli svantaggi nel detenere le criptovalute in portafoglio Mortier risponde che “a differenza degli altri asset le criptovalute non hanno un’attività sottostante economica reale, quindi non esiste un modello di valutazione. Molto spesso la domanda e l’offerta non dipendono dai volumi scambiati di beni e servizi. Da un lato l’offerta è limitata e dall'altra gli elementi determinanti della domanda possono variare nel corso del tempo e tra gli acquirenti. La volatilità è molto più alta di quella delle valute tradizionali, la loro liquidità non è sempre assicurata e nemmeno la loro convertibilità. Infine, dietro la sigla ‘criptovaluta’ si nascondono realtà molto diverse, un vastissimo numero di prodotti estremamente eterogenei. Va detto che le criptovalute possono competere con l’oro in alcune delle sue funzioni. Da questo punto di vista, la diversificazione delle attività detenute in oro potrebbe conferire alle criptovalute un potenziale rialzista molto significativo. Ma a differenza dell’oro, le criptovalute non hanno ancora dato prova del loro valore. La loro correlazione con le altre asset class non è ancora nota e assegnare loro ex ante lo stesso status dell’oro quando si stima il loro potenziale di rialzo è perlomeno discutibile. In conclusione, gli investimenti nelle criptovalute possono essere promettenti, ma rimangono ancora speculativi in natura”.

Stefano Gianti, analista di Swissquote, sottolinea che “ogni criptovaluta, od ogni token, rappresenta un progetto, pertanto per alcuni versi un investimento di questo tipo può essere assimilabile all’investimento azionario. Bisogna prestare estrema attenzione a due criticità: la volatilità dello strumento. Ovviamente dipende dai periodi, ma per fare un esempio, recentemente il BTC è stato 5 volte più volatile dell’S&P500. Quindi, l’investitore accorto, dovrebbe semplicemente investire una porzione inferiore del proprio portafoglio, visto che la volatilità (ovvero il rischio) è più alto. La criticità maggiore: dove acquisti le tue criptovalute? Qual è il livello di sicurezza? Molti intermediari non sono regolamentati, quindi bisogna prestare massima cura a chi viene rivolta la propria fiducia come intermediario”.

Quali sono i vantaggi e gli svantaggi nel detenere le criptovalute in portafoglio? “I vantaggi - risponde Gianti - si possono vedere nella ‘potenzialità della performance’. Diverse criptovalute hanno ottenuto finora performance da capogiro, e l’interesse sarà elevato per diversi anni, quindi sono assets che presentato opportunità di crescita notevoli. Gli svantaggi e che sono di difficile analisi, non si possono analizzare le criptovalute come una società, quindi la propria capacità di previsione è dovuta più che altro a cercare di interpretare quanto il progetto che c’è dietro ad una criptovaluta, o token, avrà successo nel tempo”.

Martijn Rozemuller, head of Europe di VanEck, spiega che “le criptovalute continuano a fare notizia ormai tutti i giorni, anche quando Elon Musk non twitta. L'interesse degli investitori è molto alto: secondo un nostro sondaggio che abbiamo condotto tra 500 investitori italiani alla fine del 2020, il 27% degli investitori italiani ha acquistato criptovalute e il 15% pensa di farlo in futuro. Visti questi numeri, non è di certo una sorpresa la centralità della regolamentazione di questa nuova asset class, tema ormai in cima alle priorità dei regolatori, con l’obiettivo di proteggere gli investitori”.

Il gestore ricorda che “alcuni regolatori, come la FCA nel Regno Unito, hanno scelto di vietare completamente la vendita ai clienti retail di prodotti di investimento B che fanno riferimento ad asset cripto. Altri regolatori sembrano rendersi conto che gli investitori retail debbano essere protetti dal rischio legato soprattutto agli investimenti diretti in bitcoin e simili. Anche se non c'è una dichiarazione esplicita a questo proposito da parte delle autorità di regolamentazione, sembra che gli investimenti in asset cripto effettuati attraverso ETN siano da interpretare come una modalità accettabile per gli investitori retail di ottenere esposizione a quest’asset class. Questo potrebbe essere vero soprattutto se l'ETN prevedesse depositari regolamentati, un prospetto di vendita rispettoso della direttiva UE in materia per una società che rientra nella disciplina MiFiD. Almeno utilizzerebbe i tradizionali regolamenti e regimi dei servizi finanziari per proteggere gli investitori come avviene per qualsiasi altro tipo di investimento. Le criptovalute e altri asset digitali, come i Non Fungible Token (NFT) stanno emergendo come una nuova vera e propria asset class”.

“Aggiungendoli in portafoglio – continua Rozemuller - si aumenta la diversificazione e quindi si migliora sulla carta il profilo di rischio-ritorno aggiustato. Per le criptovalute c'è una tesi valida per quanto riguarda il loro potenziale di performance a lungo termine: rispondono alla necessità di una valuta che non viene controllata politicamente e sono strettamente legate al settore delle società blockchain che stanno diventando sempre più rilevanti. L'offerta limitata di Bitcoin e la base di Ethereum per altre criptovalute e applicazioni decentralizzate (DAPPs) sono particolarmente favorevoli alle loro prospettive di lungo termine. Tuttavia queste due criptovalute portano con sè molteplici rischi, come quello di natura normativa, tecnologica ed operativa. Per questo motivo, dal nostro punto di vista, l’allocazione verso asset digitali all’interno di un portafoglio diversificato non dovrebbe superare il 3-5%”. 

“Una ragione in più - conclude l’esperto di VanEck - per sviluppare ulteriormente il quadro normativo, al fine di proteggere i clienti e permettere loro di cogliere i potenziali benefici di quest’asset class sempre più importante”.

Jason Guthrie, head of capital Markets and digital Assets, WisdomTree, riferendosi agli appelli alla prudenza, rileva che “tutti gli investitori dovrebbero usare prudenza nell’approcciarsi ad una nuova asset class. Per qualsiasi aggiunta si stia pensando di fare al proprio portafoglio di investimenti, bisogna ponderare bene i rischi e la ratio stessa dell’investimento. Questa considerazione è ancora più vera nel caso di asset class nascenti e, conseguentemente, volatili. Ma rappresenta, allo stesso tempo, un’opportunità significativa. Quindi, è bene che gli investitori siano cauti. Ed essere cauti significa anche fare le proprie ricerche e allocare a seconda della propria propensione al rischio”.

Sugli vantaggi e gli svantaggi nel detenere le criptovalute in portafoglio, Guthrie, evidenzia che “gli investitori considerano le criptovalute per ricoprire uno di questi tre ruoli nel portafoglio: 1. Copertura dall'inflazione: l'offerta limitata di alcune criptovalute, tra cui il bitcoin, fa sì che molti guardino a questi asset per proteggersi dalla svalutazione delle valute fiat dovuta alla stampa di denaro su larga scala (quantitative easing) che ha avuto luogo nella maggior parte delle principali economie negli ultimi 10 anni. 2. Diversificazione: i portafogli ben diversificati offrono migliori rendimenti corretti per il rischio. La bassa correlazione delle criptovalute con le asset class tradizionali le rende un'aggiunta attraente per un portafoglio che cerca di migliorare tali metriche. 3. Investimento speculativo: infine, gli investitori guardano l'ascesa di una nuova asset class e la potenziale rottura che le criptovalute e la tecnologia blockchain sottostante rappresentano, e cercano di partecipare alla crescita come parte della loro allocazione speculativa”.

“Il rovescio della medaglia - conclude l’analista di WisdomTree - è che il futuro di qualsiasi criptovaluta è incerto. Ciò vale per qualsiasi asset, ma risulta particolarmente vero per le criptovalute, dato che sono nuove e il mercato sta cercando di capire come utilizzarle al meglio. Questo comporta una maggiore volatilità che deve essere presa in considerazione quando si fa un'allocazione”.

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