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Sycomore AM, le potenzialità nascoste dell’education

6/21/2021 | Marcella Persola

Tra i fattori di crescita anche edtech, ossia tutto ciò che ruota attorno agli strumenti digitali che rendono fruibile l’educazione.


ll settore dell’educazione è un mercato globale dal valore attuale di 6.000 miliardi di dollari e si calcola che raggiungerà i 10.000 miliardi di dollari entro il 2030. Giocherà inoltre un ruolo chiave nella lotta contro l’ineguaglianza e verso una crescita economica sostenibile. Tuttavia, è oggi fortemente sottostimato dagli investitori. Approfondiamo i trend e le opportunità del settore con Luca Fasan, co-manager del fondo Sycomore Global Education di Sycomore AM, parte della piattaforma multi-boutique di Generali Investments.

 

Che evoluzione conoscerà l’educazione nella ripresa futura?

Entro il 2030 il mercato dell’educazione dovrebbe crescere annualmente di circa il 5,5%. Eppure, a fronte di una spesa annuale nel settore di circa 6.000 miliardi di dollari, la capitalizzazione di mercato dei titoli che operano nell’educazione non supera i 300 miliardi di dollari, il 5% della spesa totale. Il mercato della sanità, per esempio, è molto simile in termini di grandezza (spesa totale di 8.000 miliardi di dollari all’anno), ma la capitalizzazione complessiva dei titoli ammonta a ben 5.000 miliardi di dollari. Si tratta in entrambi i casi di due settori cruciali con un forte impatto sociale. Ecco perché investire in educazione: i governi avranno sempre più bisogno del contributo del capitale privato per garantire un adeguato livello di istruzione.

 

Quali sono i fattori chiave che supportano la crescita del settore?

I principali driver di crescita sono tre. Innanzitutto, è necessario considerare l’intero ciclo di vita, dal livello primario all’età adulta. Digitalizzazione e transizione ecologica comporteranno una riqualificazione del personale attivo in settori potenzialmente a rischio, ed alcune aziende stanno già investendo per la riqualificazione in-house dei propri dipendenti. Grandi opportunità arrivano inoltre dalla crescita dei mercati emergenti, dove si sta formando una classe media che investirà sempre più in un’educazione di livello più alto per i propri figli. Infine il terzo fattore è l’edtech, ovvero tutto ciò che ha a che fare con gli strumenti digitali necessari per rendere l’educazione sempre più accessibile, anche in condizioni di difficoltà. Il mercato dell’edtech viaggia a un ritmo di crescita ancora più sostenuto di quello dell’educazione tradizionale: per quest’ultima stimiamo  un tasso di crescita del 5-6%, mentre l’edtech potrebbe crescere di tre volte tanto, intorno al 16% annuo da qui al 2030.

 

Come approcciate la sfera educativa e su quali settori vi concentrate?

Abbiamo individuato tre macro-gruppi. Il primo raccoglie gli “education providers”, che offrono servizi di educazione: scuole, università, ma anche aziende tecnologiche creatrici di contenuti, corsi per adulti e tutoring. Poi vi sono gli “education enablers”, imprese che aiutano a creare condizioni di apprendimento favorevoli. Possono essere per esempio attive nel settore immobiliare (campus o alloggi in affitto per gli studenti) o finanziario (come i prestiti per gli studenti). Infine i “lifelong education sponsors”, ovvero chi promuove progetti educativi interni alle aziende stesse (come programmi di aggiornamento per i dipendenti), o diretti a società che fanno parte del loro ecosistema o della catena del valore. Questo approccio consente di sviluppare un portafoglio realmente diversificato, trasversale a pressoché tutti i settori ed aree geografiche.

Che impatto ha la crisi Covid sull’educazione?

Il Covid ha provocato una forte accelerazione nell’edtech. Basta guardare alle novità a cui ci ha costretto: lezioni su Teams, riunioni su Zoom. La pandemia ha sfortunatamente creato diseguaglianze nell’apprendimento, i governi dovranno investire per permettere a questa generazione di studenti di avere simili opportunità. Ne è un esempio il maxi-piano di aiuti fiscali promosso da Joe Biden. In Europa ancora non abbiamo niente di così grande ma, insieme ai governi, abbiamo l’occasione di accorciare il gap grazie ai fondi in arrivo con il Recovery Plan.

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