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La carenza di materie prime rischia di frenare la ripresa

7/2/2021 | Daniele Riosa

Fromm (Franklin Templeton): “Alcuni segnali sono parsi indicare che le strozzature dell’offerta potrebbero condurre a sorprese sgradite in grado di destabilizzare il periodo post-pandemico”


“Il complesso globale delle materie prime ha continuato a ricevere un sostegno significativo da parte degli investitori nell’ultimo mese, durante il quale l’economia mondiale è entrata in un territorio sconosciuto”. Fred Fromm, portfolio manager e research analyst di Franklin Equity Group di Franklin Templeton, rileva “dopo più di un decennio di timori per l’inadeguatezza della domanda e del potere di spesa all’indomani della crisi finanziaria globale, nei mercati delle commodity e nelle filiere produttive iniziano a manifestarsi segnali di una carenza dell’offerta causata da un’impennata post-pandemica della domanda”.

“Tra i dati economici favorevoli - sottolinea il gestore - si registra una forte domanda di costruzioni e beni manifatturieri in tutto il mondo, sostenuta in parte dalle speranze suscitate dal ritmo delle vaccinazioni anti Covid-19 nei principali centri economici, che si traduce in una maggiore domanda di materie prime. La crescita della domanda è robusta, essendo iniziata a livelli relativamente bassi a causa della pandemia, che ha provocato anche una parziale riduzione della capacità; questo spiega le carenze di legname e di altri prodotti chiave osservate di recente dai consumatori. Inoltre, sia i materiali di consumo che quelli all’ingrosso risentono di sconvolgimenti delle filiere produttive in tutto il mondo”. 

Il manager osserva che “tutte le forme di trasporto, marittimo, aereo, su gomma e ferroviario, sono interessate da ritardi (alcune in modo intermittente). Questi fattori hanno provocato un rincaro delle materie prime, al punto che i prezzi di legname, minerale di ferro, acciaio, rame e palladio hanno toccato massimi storici in maggio, mentre quelli di granturco e soia si sono avvicinati ai livelli più elevati dal 2012.1 Le carenze dovute al rilascio della domanda repressa e alla stretta delle catene di produzione hanno riguardato anche la plastica, il cotone, l’olio di palma, il caffè, i suini, il pollame, i prodotti in carta, gli imballaggi, i prodotti chimici e altri articoli, con un moltiplicarsi degli ordini arretrati. Una recente analisi delle reti commerciali delle commodity ha rivelato che il mercato globale è in subbuglio anche per via dell’offerta carente di numerosi minerali rari essenziali per la fabbricazione di telefoni cellulari, articoli di elettronica e attrezzature mediche”.

Nonostante la disponibilità di materie prime a livello mondiale sia lontana dall’esaurirsi, l’economista rileva che “alcuni segnali sono parsi indicare che le strozzature dell’offerta potrebbero condurre a sorprese sgradite in grado di destabilizzare la ripresa post-pandemica, poiché il sistema logistico non è nelle condizioni di poter gestire un tale picco di domanda (precedentemente repressa) in un breve lasso di tempo. La carenza è si è dimostrata particolarmente acuta negli Stati Uniti, dove è in corso un boom: la spesa per consumi negli USA sta crescendo a un tasso di oltre il 10% su base annua, poiché le famiglie hanno deciso di mettere mano agli oltre 2.000 miliardi di dollari stimati di risparmi extra accumulati nel corso dell’ultimo anno, mentre si continuano ad attuare misure di stimolo”.

“Un ulteriore impulso al mercato – conclude Fromm - è giunto dall’aumento delle aspettative d’inflazione e dal conseguente rafforzamento della domanda di asset, come le commodity, in grado di fornire una copertura dalla crescita dei prezzi. Le previsioni di un’ulteriore espansione dell’economia globale e di una maggiore necessità di compensare il rischio d’inflazione, insieme all’eccesso di liquidità, ai tassi d’interesse reali storicamente bassi, allo stimolo fiscale e al deprezzamento del dollaro USA ponderato per l’interscambio, hanno sostenuto il rally delle materie prime fino ad oggi”.

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