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Sub-advisory, in Italia la crescita sarà forte

7/13/2021 | Marcella Persola

A sostenerlo è l'ultimo numero di The Cerulli Edge-Global Edition, nel quale si evidenzia che tale modello sembra destinato a continuare ad essere di appeal per asset manager e reti distributive


Il modello di subadvisory continua ad attirare l'attenzione di asset manager e reti distribuitive in Europa. Così emerge dall'ultimo numero di The Cerulli Edge-Global Edition, nel quale si evidenzia che tale modello sembra destinato a continuare ad essere di appeal, seppure il potere contrattuale sia più sbilanciato sul lato distributori.

La subadvisory ha guadagnato terreno nel Vecchio Continente negli ultimi anni e le prospettive rimangono per lo più positive a lungo termine. Tuttavia, il patrimonio dei fondi subadvisorati domiciliati in Europa è cresciuto dell'1,1% anno su anno nel 2020, un ritmo molto più lento rispetto agli anni precedenti, secondo i dati di Broadridge. Ciononostante, meno del 4% degli asset manager europei intervistati dalla società di consulenza non crede che gli asset subadvised cresceranno in Germania e Francia nei prossimi cinque anni.

Anche altrove in Europa le prospettive sono positive. Ad esempio, il 17,4% dei gestori che hanno risposto al sondaggio di Cerulli prevede che gli asset subadvisor italiani cresceranno rapidamente e il 61% ritiene che questi asset raggiungeranno una crescita moderata nei prossimi cinque anni. Nel Regno Unito, il 19% dei gestori intervistati prevede una rapida crescita degli asset subadvisorati e il 58,0% prevede una crescita moderata.

 

Fabrizio Zumbo, direttore associato di Cerulli, ha commentanto che sebbene la subadvisory abbia guadagnato terreno nella regione, non è un modello adatto a tutti i gestori perché richiede infrastrutture significative. Gli asset manager più grandi in genere ne risultano i maggiori beneficitari rispetto ai piccoli player.

 

Inoltre, sebbene gli sponsor si stiano concentrando sulla diversificazione delle loro strategie per i mandati sub-assistiti nel tentativo di costruire delle proposizioni eterogenee, molti preferiscono lavorare con un piccolo numero di sub-consulenti per limitare gli oneri amministrativi e per migliorare le efficienze operative.

Tuttavia, c'è spazio anche per gli asset manager che offrono competenze in una regione o in un settore specifico - per esempio, strategie alternative o investimenti ambientali, sociali e di governance, perché la parola d'ordine sembra essere: differenziazione.

 

 

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