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BCE, la speranza non è una strategia. I commenti dei gestori

7/22/2021 | Daniele Riosa

La Banca centrale europea lascia i tassi d'interesse fermi: quello principale rimane a zero, il tasso sui depositi a -0,50% e il tasso sui prestiti marginali a 0,25%


La Banca centrale europea, come nelle previsioni della vigilia, lascia i tassi d'interesse fermi: quello principale rimane a zero, il tasso sui depositi a -0,50% e il tasso sui prestiti marginali a 0,25%. Vediamo come i gestori commentano le decisioni prese nel corso del meeting di giovedì 22 luglio.

Felipe Villaroel, portfolio manager di TwentyFour Asset Management, spiega che “come previsto, la riunione della BCE non ha portato nessuna grande novità per i mercati. La decisione principale di estendere o modificare i programmi PEPP e/o APP sarà presa nei prossimi mesi, secondo noi. Il progresso del virus in Europa non è una buona notizia, ma è improbabile che avremo misure di lockdown rigorose. I progressi nei programmi di vaccinazione dovrebbero far sì che i tassi di ospedalizzazione e di mortalità non aumentino troppo”.

Per James Athey, gestore di Aberdeen Standard Investments, “non sorprende che la nuova ampia interpretazione del mandato della BCE assomigli in modo preoccupante a quella vecchia, ma abbellita da un grazioso fiocco. La dichiarazione è stata rielaborata in modo altamente semantico, ma la realtà è che la BCE continua a prevedere una mancanza di inflazione all'orizzonte della sua politica monetaria, eppure continua a proporre nuovi strumenti nel tentativo di chiudere questo gap. Il meglio che la BCE può fare è continuare ad acquistare obbligazioni in quantità sufficiente a reprimere qualsiasi aspirante vigilante, sperando che in qualche modo la realtà strutturale cambi. La speranza non è una grande strategia. La reazione iniziale del mercato è stata caratterizzata da un senso di confusione su come gestire tutti questi nuovi termini. Le obbligazioni e gli spread hanno beneficiato dalla mancanza di qualsiasi indicazione che gli acquisti di asset possano ridursi".

Martin Wolburg, senior economist di Generali Investments, mette in luce che “nella riunione odierna del consiglio direttivo la BCE ha per la prima volta messo in pratica la sua nuova strategia. La forward guidance è stata rafforzata. L'aumento dei tassi richiede ora il raggiungimento dell'obiettivo di inflazione ‘ben prima’ della fine dell'orizzonte di previsione e ‘durevolmente per il resto dell'orizzonte di proiezione’, mentre l'inflazione sottostante deve essere coerente con l'inflazione di medio termine al 2%. È consentito un moderato superamento transitorio. Come previsto, non è stato annunciato alcun cambiamento circa gli acquisti trimestrali nell’ambito del PEPP”.

Il gestore non si attende che “le condizioni per un aumento dei tassi siano raggiunte a breve. Ciò lascia alla BCE ampio margine di manovra per sostenere le condizioni di finanziamento e quindi indirettamente anche i titoli governativi. Proiettandoci più avanti, ci sembra molto probabile un rafforzamento dell'APP dopo la fine del PEPP”.

Nicolas Forest, global head of fixed income di Candriam, rileva che "la BCE assegna lo stesso peso alle deviazioni dell'inflazione sopra e sotto l’obiettivo del 2%, introducendo una maggiore tolleranza per il superamento dell'inflazione. Negli ultimi 10 anni, i dati dell'inflazione nell'Eurozona hanno fatto registrare livelli molto al di sotto dell'obiettivo della Banca centrale europea. Con questo nuovo obiettivo, la BCE vorrebbe rafforzare nuovamente la propria credibilità. Oggi siamo lontani dalla soglia del 2%, dato che l’Eurotower prevede un tasso d'inflazione che tornerà all'1,5% nel 2022 e all'1,4% nel 2023. Inoltre la pandemia costituisce ancora una minaccia per le prospettive di crescita e di inflazione. In tale contesto la banca centrale continuerà a sostenere la ripresa anche dopo la scadenza del programma PEPP a marzo. L'esito del meeting di oggi, pertanto, non costituisce un cambiamento significativo nella politica della Banca Centrale, ma solo un messaggio dovish in un contesto di incertezza".

Per Andrew Mulliner, head of global aggregate strategies di Janus Henderson Investors, “il messaggio principale di questa riunione è stato il cambiamento della forward guidance, che scongiura un aumento dei tassi fino a quando l’inflazione non convergerà al 2%, attestandosi su tale livello per diverso tempo e sempre rispettando l'orizzonte di proiezione stabilito; una dichiarazione più netta sulla posizione accomodante della Banca Centrale, ma allo stesso tempo non esattamente una soluzione chiara su come l'istituto di credito intenda raggiungere i propri target di inflazione, aspetto che sfugge ormai da quasi un decennio. Non aiuta il fatto che sia mancato un supporto unanime alla forward guidance da parte dei membri del Consiglio Direttivo, nonostante la Presidente Lagarde abbia sottolineato invece l'unanimità nel sostegno alla Strategy Review. Nel complesso, non ci sono state decisioni eclatanti, un marchio di fabbrica della BCE. Le aspettative riguardo all'orientamento sugli acquisti di asset erano già state mitigate prima di questa riunione, nonostante non si sia ancora discusso su cosa accadrà alla conclusione del PEPP e su come la BCE intenda evitare un tapering 'passivo' in assenza di stravolgimenti. La decisione più importante sarà stabilire come preservare le 'condizioni di finanziamento favorevoli', ma ci aspettiamo dettagli ulteriori a settembre. Non ci sono grosse conclusioni da trarre relativamente alle implicazioni per gli investitori, fatta salva la volontà della BCE di non aumentare i tassi per diverso tempo, una notizia già risaputa”.

Ad avviso di Peter Allen Goves, fixed income research Analyst di MFS Investment Management, “la necessità della BCE di evitare un inasprimento prematuro e il rafforzamento della guidance saranno a supporto dei tassi core. La forte correlazione tra quest’ultima e le prospettive d'inflazione probabilmente avrà un'influenza positiva anche sulle proiezioni. Nel complesso, la nuova guidance consolida l'impegno della BCE nel mantenere una politica accomodante per raggiungere il suo obiettivo di stabilità dei prezzi. Dato che le proiezioni rimangono al di sotto del target, la normalizzazione della politica monetaria sarà probabilmente lenta e graduale per consentire un sostegno continuo. I tassi core sembrano destinati a rimanere bassi nel prossimo futuro. Il Quantitave Easing continua ad un ritmo elevato e sarà di supporto anche agli spread dei Bond Governativi Europei nei prossimi mesi”.

Secondo il macro & strategy team di Mirabaud AM, “diversi punti meritano di essere evidenziati a proposito dell’ultima riunione della BCE. Una prima, principale, questione riguarda il nuovo obiettivo simmetrico di inflazione del 2%. Esso è stato annunciato dopo la revisione strategica, con cui la BCE ha alzato l’obiettivo di inflazione al 2%, dal precedente "inferiore ma vicino al 2%". Per quanto riguarda la forward guidance, la BCE si aspetta ora che i tassi di politica restino fermi o inferiore fino a quando l'inflazione non avrà raggiunto il 2%, ben prima della fine del suo orizzonte di previsione. Ma non annunciando alcuna azione forte per raggiungere questo obiettivo, rimane da capire come la BCE voglia raggiungere questo nuovo obiettivo. In particolare, non è ancora chiaro come, in pratica, gli strumenti attuali saranno sufficienti per raggiungere questo nuovo e più alto obiettivo di inflazione. In effetti, le previsioni interne della BCE sull'inflazione mostrano un'inflazione futura inferiore al previsto. In secondo luogo, sebbene l’Eurotower abbia sottolineato che il PEPP sarà condotto a un ‘ritmo significativamente più elevato’ rispetto ai primi mesi dell'anno, non sono stati fatti cambiamenti significativi riguardo alla sua possibile fine nel marzo 2022”.

Patrice Gautry, chief economist di UBP, evidenzia come "l'inflazione non spaventi più la BCE, che terrà una linea 'aggressivamente' accomodante. La BCE ha adottato un obiettivo simmetrico di inflazione intorno al 2% a medio termine e nella riunione il board si è concentrato sulla ridefinizione della traiettoria dei suoi tassi d'interesse, senza affrontare il tema del PEPP e più in generale degli acquisti della Banca. La BCE è chiaramente schierata fra le 'colombe' rispetto alle altre banche centrali, e in particolare rispetto alla Fed che ha iniziato a discutere le modalità future di una stretta della policy".

Inoltre la banca centrale europea "sta esaminando nel dettaglio l'andamento attuale e previsto dell'inflazione (2022 e 2023) nell'area euro e, sulla base di questi criteri, si posiziona, più nettamente che in passato, a favore di una politica monetaria che dovrebbe rimanere pervicacemente accomodante. È comprensibile che questa relativa 'aggressività' non possa generare consenso tra i governatori, poiché alcuni sono a favore di un approccio più misurato, dato che l'inflazione continuerà a salire nei prossimi mesi e il bilancio della Banca centrale è in forte espansione sin dall'inizio della pandemia".

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