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Debito emergente, la probabilità di una crisi è bassa

8/4/2021 | Daniele Riosa

Anisha Goodly (TCW): “I saldi nelle bilance dei pagamenti di questi Paesi sono notevolmente più sani della maggior parte delle altre volte nell'era post-crisi finanziaria globale”


“Dopo un inizio d'anno impegnativo, il debito dei mercati emergenti è rimbalzato nel secondo trimestre, spinto dalla continua ripresa della crescita, dall'aumento dei prezzi delle materie prime e dagli sforzi in corso per vaccinare la popolazione”. Come ricorda Anisha Goodly, emerging markets portfolio specialist di TCW, sottolnea che “tra aprile e giugno, il debito sovrano emergente denominato in dollari ha reso il 4,06%, quello societario emergente il 2,1% e quello in valuta locale il 3,54%. Pertanto, gli afflussi verso il debito emergente sono stati sostenuti sia in valuta forte che in valuta locale, con l’inversione di tutti i deflussi dovuti al Covid-19”.

La manager prevede “un tasso del 6,0% per la crescita globale nel 2021 e del 6,4% per le economie emergenti. Le previsioni di crescita riflettono un rallentamento nella seconda metà del 2021, in particolare perché la Cina si allontana dal picco di crescita e negli Stati Uniti svanisce l'effetto degli stimoli fiscali. Anche l'aumento dei prezzi delle materie prime dovrebbe essere di supporto all'asset class e, cosa importante, la domanda è diversificata e diffusa (con la transizione verso il net zero) piuttosto che guidata solo dalla Cina”.

Inoltre “la propensione da falco della Fed e l'incertezza sul tapering hanno iniziato a pesare sull'asset class dalla seconda metà di giugno. Tuttavia, nonostante il deterioramento dei bilanci fiscali dei Paesi emergenti nel 2020 a causa del Covid-19, la probabilità di una crisi del debito emergente a breve termine è bassa. I saldi nelle bilance dei pagamenti degli emergenti sono notevolmente più sani della maggior parte delle altre volte nell'era post-crisi finanziaria globale e, di conseguenza, il debito sovrano emergente è meno dipendente dal finanziamento estero del debito, un fattore chiave della loro resilienza. Inoltre, nel 2013 i cosiddetti ‘Fragile Five’ (Brasile, India, Indonesia, Sudafrica e Turchia) si dovevano confrontare con deficit del 2-6%, e tutti da allora hanno dimostrato un miglioramento. Infine, le riserve sovrane e la liquidità del settore privato sono entrambe aumentate: una protezione contro un calo temporaneo degli afflussi di capitale”.

Secondo la manager è importante ricordare che “le banche centrali dei Paesi emergenti stanno alzando i tassi in modo aggressivo e preventivamente per rispondere alle pressioni inflazionistiche e all’inasprimento della Fed. Ad esempio, ad oggi, Brasile e Russia hanno aumentato i tassi rispettivamente di 225 e 125 punti base, e anche Ungheria, Messico e Repubblica Ceca hanno iniziato nuovi cicli di rialzo. Prevediamo che altre banche centrali emergenti seguiranno questo esempio, poiché è probabile che le pressioni inflazionistiche persistano nel breve termine, dato che la domanda di materie prime e materiali supera l'offerta. A nostro avviso, l'inflazione sarà probabilmente di natura transitoria e si normalizzerà una volta che le economie riapriranno completamente e le carenze dell'offerta si saranno ridotte”.

Per quanto riguarda le valutazioni, “il nostro outlook per il debito emergente in valuta forte rimane costruttivo. A nostro avviso, gli emergenti appaiono ancora attraenti rispetto alla loro storia e ad altre asset class obbligazionarie. In più, il credito emergente scambia all'estremità più ampia del range rispetto a quello dei mercati sviluppati, che si è ristretto in modo più aggressivo. In un contesto di bassi rendimenti, un carry di circa il 5% ci sembra interessante rispetto ai mercati sviluppati. Inoltre, gli argomenti di diversificazione continuano a favorire l’esposizione al debito emergente in un portafoglio globale”.

“Infine – conclude Anisha Goodly - pur rimanendo costruttivi sull'asset class, guidati dalla nostra visione di un contesto di crescita favorevole, inflazione che raggiungerà il picco e valutazioni interessanti, siamo consapevoli che la diversificazione è fondamentale in un universo di oltre 70 Paesi, in particolare alla luce della linea da falco della Fed, delle preoccupazioni per la variante Delta e di vari sviluppi idiosincratici nei singoli mercati. Prevediamo un'ampia dispersione tra i titoli sovrani, dovuta a sviluppi politici, dinamiche fiscali, implementazione dei piani vaccinali e/o sensibilità alle materie prime”.

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