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La variante Delta non segnerà la fine del rialzo azionario

8/25/2021 | Redazione Advisor

Mark Haefele (UBS AG): “La crescita economica può aver superato il picco, ma resterà robusta”


I mercati azionari globali e statunitensi hanno reagito negativamente al verbale della riunione del FOMC pubblicato settimana scorsa, da cui è emerso che la Federal Reserve (Fed) potrebbe cominciare a ridurre gli acquisti di titoli entro la fine di quest’anno anziché all’inizio dell’anno prossimo come si pensava. Tuttavia, come rileva Mark Haefele, chief investment officer global wealth management di UBS AG, “dall’incontro della banca centrale americana del 27-28 luglio ad oggi sono cambiate molte cose”.

Ad esempio “la media mobile a sette giorni dei nuovi casi di Covid-19 è più che raddoppiata negli Stati Uniti e secondo alcuni dati ad alta frequenza ha avuto ricadute negative sull’economia, compreso un calo della fiducia dei consumatori. Il Presidente della Fed Jerome Powell ha sottolineato questo sviluppo la scorsa settimana, dichiarando che la pandemia è ‘ancora con noi’ e continua a frenare l’attività economica. È inoltre improbabile che i dati sull’inflazione inducano la Fed a intervenire in anticipo, dato che i principali prodotti alla base degli aumenti dei prezzi, tra cui auto usate e biglietti aerei, hanno cominciato a normalizzarsi a luglio. L’inflazione potrebbe rallentare ulteriormente se le forniture bloccate dalla pandemia inondassero di colpo il mercato, causando il cosiddetto ‘effetto ketchup’. Continuiamo quindi a credere che il tapering non avrà inizio prima del 2022. Non ci aspettiamo il ritiro prematuro degli stimoli monetari negli Stati Uniti. Resterà quindi difficile generare rendimenti, ma le opportunità non mancano, anche tra le azioni che distribuiscono dividendi elevati. La variante Delta potrebbe far rallentare la ripresa, senza però arrestarla”.

“La scorsa settimana – ricorda il gestore - la volatilità dei listini è stata alimentata dalla continua diffusione della variante Delta del Coronavirus, di pari passo con la reintroduzione di misure restrittive in diversi Paesi. A livello globale i contagi sono in aumento da nove settimane consecutive, secondo i dati della Johns Hopkins University. Ma, con l’avanzare dei programmi vaccinali, crediamo che la variante Delta non basterà a fermare la ripresa mondiale. Negli Stati Uniti le vaccinazioni procedono al ritmo più alto da fine maggio trainate da diversi stati del Sud, che registrano i peggiori focolai. Le campagne vaccinali hanno registrato un’accelerazione ancora più marcata in Asia, dove le dosi giornaliere somministrate da maggio sono salite di 13 volte in Giappone, 22 volte in Malaysia e 24 volte nelle Filippine. I Paesi asiatici dove le vaccinazioni procedono a un ritmo rapido hanno potuto allentare le misure restrittive. Tra questi c’è la Malaysia, dove oltre il 57% della popolazione ha ricevuto almeno una dose”.

Fa eccezione “la Cina, che pur avendo un tasso di vaccinazione del 60% ha introdotto restrizioni ai viaggi sul territorio nazionale e ha chiuso vari siti turistici nonché un terminal del porto di Zhoushan, il terzo più grande del mondo per traffico. Tuttavia, la pronta reazione cinese alla ripresa dei contagi dovrebbe favorire una riapertura in tempi brevi, senza causare danni di lunga durata alle filiere produttive che farebbero salire l’inflazione globale. La pandemia resta tuttora un fattore di rischio per l’economia mondiale e consigliamo agli investitori di dotare i portafogli di protezione contro i ribassi. Non crediamo però che la variante Delta segnerà la fine del rialzo azionario”.

Per l’economista “la crescita economica può aver superato il picco, ma resterà robusta. Anche i dati inferiori alle attese hanno preoccupato gli investitori, agitando lo spettro di un rallentamento della ripresa. In particolare, il calo dell’1,1% delle vendite al dettaglio statunitensi di giugno, contro le previsioni di consenso di una flessione dello 0,3%, indica che l’impatto positivo degli assegni di stimolo si sta esaurendo. Inoltre, in Cina sia la produzione industriale che le vendite al dettaglio hanno deluso le attese. Ma anche se l’accelerazione economica potrebbe aver segnato il picco nel secondo trimestre, i fondamentali della crescita del PIL e degli utili aziendali si confermano robusti. Primo, nonostante il rallentamento dei consumi negli Stati Uniti, le principali catene di negozi statunitensi sono apparse più ottimiste: la scorsa settimana Walmart, Target e Lowe hanno alzato le stime sulle vendite dopo aver registrato dati superiori alle attese nel secondo trimestre. I risparmi accumulati durante la pandemia e l’aumento dei redditi delle famiglie nel quadro della ripresa del mercato del lavoro sosterranno la spesa al consumo, mentre migliorano i dati sui contagi”.

In Cina, “l’economia ha registrato un raffreddamento, ma le autorità hanno reagito tempestivamente. Dopo la riduzione di 50 punti base (pb) del coefficiente di riserva obbligatoria applicato il mese scorso a tutte le banche, ci aspettiamo ulteriori interventi mirati nonché un’accelerazione delle emissioni di obbligazioni degli enti locali. Nel nostro scenario di riferimento il PIL cinese dovrebbe registrare un’espansione dell’8,2% nel 2021 e del 5,8% nel 2022, di poco inferiore alle nostre stime precedenti. Gli utili aziendali si sono ripresi ancora più in fretta e su scala globale ci aspettiamo che mettano a segno una crescita del 42% quest’anno e del 9% il prossimo”.

“Crediamo – conclude Haefele - che la ripresa economica sia destinata a proseguire, anche se a un ritmo più lento. Consigliamo di prepararsi per la riapertura e la ripresa”.

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