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La ricetta per andare a caccia di rendimenti

8/27/2021 | Redazione Advisor

Mark Haefele di UBS GWM fa il punto sul posizionamento degli investimenti in vista della ripresa economica


“Privilegiamo i settori e le regioni maggiormente in grado di beneficiare della robusta crescita economica”. Mark Haefele, chief investment officer global wealth management di UBS GWM, fa il punto sul posizionamento degli investimenti in vista della ripresa”.

“Le azioni dell’energia – prevede il manager - dovrebbero essere favorite da un ulteriore incremento delle quotazioni petrolifere nella seconda metà dell’anno. I titoli finanziari saranno sostenuti dall’aumento dei rendimenti dei Treasury a 10 anni. I materiali verranno trainati dalle revisioni degli utili nette su base relativa, grazie all’aumento dei prezzi delle materie prime, e dalle valutazioni contenute rispetto al mercato nel suo complesso. Confermiamo la nostra preferenza per il Giappone. Negli ultimi tempi il mercato nipponico ha risentito della proroga delle misure anti-Covid imposte nell’ambito dello stato di emergenza, ma ci aspettiamo che metta a segno un recupero nei prossimi mesi. Infatti, le azioni giapponesi dovrebbero beneficiare della crescita dell’economia mondiale, dato che le società incluse nell’MSCI Japan generano oltre il 40% dei ricavi all’estero. Il Giappone presenta anche la leva operativa più elevata tra le regioni principali e ciò significa che i profitti aziendali sono altamente sensibili all’espansione dei ricavi. Prevediamo una crescita degli utili del 42% nell’esercizio fiscale che ter- mina a marzo 2022. Infine, il 50% della popolazione dovrebbe aver completato il ciclo vaccinale entro fine settembre, in linea con le nostre attese, e questo fattore sosterrà la crescita interna e la fiducia degli investitori”.

Il manager spiega che “riportiamo a neutralità il sovrappeso sulle azioni dei mercati emergenti. Il complesso emergente rimane esposto alla crescita mondiale e all’aumento dei prezzi delle mate- rie prime e presenta valutazioni convenienti, dato che l’MSCI EM quota con uno sconto del 30% rispetto all’MSCI All Country World in base al rapporto prezzo/utili (P/E) prospettici, contro una media a 15 anni del 18%. Tuttavia, a nostro avviso le piazze emergenti faticheranno a sovraperformare le borse globali. In vista dell’ormai imminente riduzione degli acquisti di obbligazioni da parte della Fed, per il 2022 ci aspettiamo una risalita dei rendimenti dei Treasury a 10 anni e un rafforzamento del dollaro, due andamenti che storicamente penalizzano i mercati azionari emergenti. Inoltre, un ulteriore inasprimento normativo in Cina potrebbe danneggiare il clima di fiducia con ricadute sulla performance del mercato, considerato che le azioni cinesi rappresentano il 35% dell’MSCI EM”.

Inoltre “portiamo il settore industriale a meno preferito. Il comparto tende a registrare gli andamenti più brillanti in presenza di un’espansione economica solida e in accelerazione. Pur aspettandoci che la crescita prosegua a un ritmo robusto, gli indicatori anticipatori dei Paesi avanzati hanno probabilmente superato il picco e la dinamica della Cina sta perdendo slancio. Le valutazioni sono elevate con un P/E prospettico a 12 mesi di 21,2x, che corrisponde a un premio del 34% rispetto alla media a 15 anni e dell’11% nei confronti dell’MSCI All Country World”. “Una delle sfide principali per gli investitori – rileva l’analista - rimane la generazione di redditi, a fronte della diminuzione dei rendimenti di riferimento e del calo degli spread di credito quasi ai minimi storici. Per motivi sia valutativi che tecnici, riportiamo a neutralità le obbligazioni high yield statunitensi su cui detenevamo un sovrappeso per potenziare la generazione di redditi in portafoglio. In questo momento la percentuale di titoli high yield americani con quotazioni superiori ai prezzi di rimborso anticipato si attesta su livelli record, pari al 75% del mercato; le aziende sono così incentivate a emettere nuove obbligazioni corporate e il potenziale di ulteriori rialzi dei prezzi si riduce. In base ai precedenti storici, quando si verifica questa circostanza il mercato tende a produrre performance modeste nei sei mesi successivi. Fino a giugno 2022 ci aspettiamo un rendimento totale di appena l’1,5% per l’ICE BofA US High Yield. Dato che non tutte le obbligazioni high yield quotano a prezzi superiori a quelli di rimborso anticipato, per generare extra rendimenti consigliamo di concentrarsi sulla selezione dei titoli bottom-up. Continuiamo anche a puntare sui prestiti senior statunitensi come potenziale fonte di reddito”.

“Nei portafogli asiatici - continua il gestore - riportiamo a neutralità i titoli di Stato cinesi (CGB), che hanno ormai esaurito il loro potenziale. Avevamo aperto la posizione lo scorso ottobre per diversi motivi, tra cui il carry favorevole dei CGB rispetto ai governativi statunitensi (all’epoca 3,2% contro 0,7% nel segmento a 10 anni), l’attesa di un calo dei rendi- menti dei Treasury nel contesto della normalizzazione della politica monetaria e il potenziale di apprezzamento dello yuan rispetto al dollaro. La posizione ha dato buoni frutti, poiché in questi mesi l’indice dei CGB è salito di oltre il 9% (in USD), mentre quello dei Treasury a 10 anni è sceso del 2%. A questo punto ci aspettiamo però un deprezzamento del CNY rispetto all’USD nei mesi a venire, dato che gli Stati Uniti si avviano verso il tapering e le autorità cinesi assumono un orientamento meno restrit- tivo a fronte del rallentamento dell’economia cinese rispetto ai Paesi sviluppati. Riportiamo quindi a neutralità la posizione sui CGB, malgrado il carry ancora interessante”.

L’high yield asiatico “ci sembra invece offrire ancora buone opportunità. Negli ultimi mesi sul comparto hanno pesato l’inasprimento delle politiche immobiliari del governo cinese, le continue notizie negative su un’importante impresa edile alta- mente indebitata e l’incertezza del quadro normativo cinese. Il clima di fiducia rimane fragile a breve termine, ma a nostro avviso il rapporto rischio/rendimento resta favorevole in un orizzonte di sei mesi e le attuali valutazioni rappresentano un cuscinetto contro eventuali ulteriori ribassi. Preferiamo i titoli con rating BB, le emissioni immobiliari cinesi di alta qualità a più breve scadenza e le obbligazioni nei settori delle materie prime e dell’industria. Gli investitori con una certa tolleranza al rischio possono anche prendere in considerazione fonti alternative di generazione di reddito come i mercati del private credit, fare ricorso al debito con prudenza per potenziare i rendimenti e vendere volatilità mediante prodotti strutturati. Sui mercati dei cambi, dato che il ritmo del ritorno alla normalità e delle riaperture varia a seconda dei Paesi, riteniamo che alcune valute (come la GBP) possano beneficiare della virata restrittiva delle rispettive banche centrali”.

Mark Haefele sottolinea che “in vista di un atterraggio morbido dell’economia statunitense pilotato dalla Fed e della continua incertezza legata alla pandemia, consigliamo di sfruttare le opportunità di diversificare l’esposizione ai mercati quotati, anche investendo in strumenti alternativi, o di aumentare le posizioni in alcuni settori con beta più basso. Aggiungiamo la sanità globale ai nostri settori preferiti in quanto offre un buon potenziale di crescita a lungo termine, un’elevata redditività per gli azionisti e un pro- filo di qualità/difensivo. In base agli utili prospettici a 12 mesi, l’MSCI AC Health Care quota con un P/E di 19,5x, che equivale a un premio del 7% rispetto all’MSCI AC World (18,3x), in linea con la media storica, e a un notevole sconto rispetto ad altri settori di qualità/difensivi, come i beni di consumo primari. La crescita degli utili per azione (EPS) delle aziende della sanità nel 2022 è stimata al 7% a/a, contro l’8% del mercato, ma le revisioni degli utili nette stanno migliorando rispetto al benchmark e storicamente questa dinamica sostiene la performance del comparto su base relativa. Rispetto ad altri settori difensivi, numerose società della sanità offrono margini lordi elevati e stabili nel tempo, caratteristica che deriva dal potere di determinazione dei prezzi. Inoltre, la flessibilità sul fronte dei costi variabili consente di proteggere i margini nell’eventualità che l’inflazione resti elevata. I rischi ai quali è esposto il settore a breve termine sono legati principalmente alla riforma della sanità negli Stati Uniti e a una sostanziale revisione delle politiche sui prezzi dei farmaci”.  

“Tuttavia, riteniamo improbabile che vengano effettuati interventi drastici: ci sembra più plausibile che i Repubblicani e i Democratici di centro concordino una serie di riduzioni dei prezzi a livelli gestibili e leggermente migliori di quelli attesi dal mercato”, conclude il chief investment officer global wealth management di UBS GWM.

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